giovedì 01 ottobre 2015
La presentazione alla stampa dei principali contenuti del nuovo piano industriale che interesserà la Banca Popolare di Vicenza è l’occasione per tornare finalmente a parlare del futuro di questo importante attore economico del territorio.
Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza, interviene per esprimere il proprio apprezzamento alla direzione presa dal nuovo corso guidato da Francesco Iorio, ma anche per evidenziare alcune preoccupazioni.
“Tra i piccoli azionisti dell’istituto di credito ci sono tanti imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi che sono correntisti e che hanno investito i loro risparmi nelle azioni della Bpvi, perché credevano fortemente nel valore aggiunto di una banca del territorio – afferma il presidente Rebecca–. E’ auspicabile che le strategie future della banca tengano conto del fondamentale sostegno che è arrivato in passato da questi soci, tutelandoli il più possibile dal punto di vista economico. Altrettanto indispensabile è che venga mantenuto il legame con il tessuto economico-finanziario locale per garantire i massimi livelli di attenzione e sensibilità alle Pmi beriche”.
Anche se i particolari del piano industriale non sono ancora noti, sembra infatti che i vertici dell’istituto di credito puntino a dare il via ad un aumento del capitale sociale prima della quotazione in borsa e ciò senza che sia anticipatamente fissato il prezzo delle nuove azioni. Questo, giocoforza, apre lo scenario per una Banca Popolare di Vicenza “single” in quanto non parrebbero più realizzabili le ipotesi di fusione, a suo tempo ventilate, con Veneto Banca, Banco Popolare, UBI.
Con quali conseguenze? “Se, come probabile, dopo la quotazione in Borsa il valore dell’azione della Banca Popolare di Vicenza scendesse – è l’analisi del presidente di Confcommercio Vicenza - la banca diventerebbe facilmente “scalabile” da soggetti finanziari forti, con il conseguente rischio che le “leve di comando” si spostino altrove, soprattutto fuori dal Veneto”.
Per dire che Fondi Comuni, SGR e Sicav potrebbero a questo punto acquisire la Bpvi ad un prezzo “di favore”, mentre i vecchi soci sopporterebbero perdite e resterebbero privi di peso specifico nella loro banca di riferimento.
Per scongiurare questo pericolo, secondo il presidente Sergio Rebecca sarebbe “auspicabile un impegno nel ricercare un “nocciolo duro” di azionisti vicentini e veneti, magari capeggiati dalla Fondazione Cariverona, disponibili ad acquistare le azioni”.
La nuova dirigenza, in questo momento preme sui vecchi soci chiedendo di avere ancora fiducia e di sottoscrivere il nuovo aumento del capitale sociale. “Richiesta più che legittima – afferma il presidente Rebecca –, che dovrebbe però essere accompagnata da un segnale di attenzione forte della Banca nei confronti dei vecchi azionisti, prevedendo un sistema agevolativo tale da mitigare la situazione critica di coloro che hanno supportato per anni la Banca Popolare di Vicenza”.
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