Ventisei aree interessate, quasi 8 milioni di euro assegnati in cofinanziamento, migliaia di imprese coinvolte. Obiettivo: rilanciare il centro delle città venete attraverso il commercio di vicinato, con una regia unitaria (enti locali, istituzioni, enti culturali, forze economiche e produttive) che ne accresca l’attrattività, la fruibilità, la visibilità, la qualità della vita in un’ottica di area sovra comunale. È questa l’ambiziosa meta di “politica attiva per lo sviluppo del commercio” che Regione, Comuni e Associazioni di categoria si sono poste in forza dell’art. 8 della legge regionale 28 dicembre 2012 n.50.
Stanno prendendo corpo le prime 26 aree interessate (singoli comuni o loro aggregazioni) che hanno partecipato al Bando regionale (DGR n. 1912 del 14 ottobre 2014) e muovendo i primi passi i relativi progetti sperimentali.
Regione, amministratori e funzionari comunali, manager di distretto e responsabili locali di Confcommercio si sono confrontati, lunedì 25 gennaio, al Novotel di Mestre, in un convegno, evidenziando le criticità dell’avvio dei progetti, ma anche le grandi prospettive di crescita di tali aree che potranno essere prese ad esempio da altre realtà territoriali. Fra i relatori, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico ed Energia Roberto Marcato.
L’idea strategica e innovativa dei Distretti del commercio è l’individuazione di un ambito territoriale nel quale cittadini, imprese, realtà sociali liberamente aggregati e collaboranti siano in grado di fare del commercio e dei servizi, il fattore di integrazione e valorizzazione di tutte le risorse.
Gli interventi possibili assunti in una logica unitaria e condivisa da tutti gli attori in campo variano dalla comunicazione al marketing, alla promozione e all’animazione, dagli interventi strutturali di qualificazione urbana, all’accessibilità e alla mobilità, alla sicurezza e alla gestione di servizi in comune, ma anche a interventi di fiscalità di vantaggio a favore delle imprese che vi operano o che intendono operare al fine di contenere il fenomeno dei locali sfitti e di offrire agli operatori delle condizioni potenzialmente concorrenziali rispetto agli insediamenti nei grandi complessi commerciali extraurbani.
Il nuovo commercio nei centri città vorrà essere slow (“slow shopping”), per aiutare i clienti ad uscire dal caos quotidiano, a lasciarsi alle spalle lo stress e a farsi coccolare. Favorirà la riflessione dei consumatori e lo sviluppo di esperienze non solo commerciali ma anche culturali, di apprendimento e di intrattenimento.
Tra i progetti in fase più avanzata, ci sono ad esempio quelli dei distretti di Treviso, Belluno e Occhiobello (Rovigo). Da quest’ultimo provengono grandi aspettative e buoni riscontri. L’area interessata è quella che comprende Occhiobello e Stienta, con circa 80 imprese coinvolte. Si sta puntando sulla formazione delle imprese del commercio legata al marketing, all’informatica mentre è allo studio un’immagine coordinata del territorio e stanno per cominciare i lavori urbanistici con una nuova illuminazione, nuovi attraversamenti perdonali sulla via Eridania e una serie di eventi legati al territorio.
Nel Bellunese, l’iniziativa del distretto copre tutta la vallata compresa tra Ponte nelle Alpi Belluno e Feltre. Il progetto si pone in continuità con il precedente tavolo strategico del commercio, che aveva visto tra le iniziative una mostra fotografica sulle Dolomiti con le vetrine dei negozi sfitti a fare da ‘sede espositiva’. Nel Vicentino sono due i progetti in lista: quello di Schio, che ha ottenuto 255mila euro su 731mila euro di spesa e quello del Comune di Asiago, prevede investimenti per 935mila euro, con un contributo regionale di 280mila.
Treviso ha inserito tra gli obiettivi la calmierazione degli affitti per favorire l’apertura di nuove attività. In provincia di Treviso, gli altri distretti che hanno già avviato il progetto di rivitalizzazione urbana sono Montebelluna e Conegliano.
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