In vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio, il Consiglio Generale di Confcommercio, riunito in seduta permanente e formato da circa 70 presidenti in rappresentanza delle oltre 650 mila imprese associate, dei territori e delle federazioni del sistema confederale, incontra in questi giorni (mercoledì 8 e giovedì 9 maggio) i leader dei principali partiti con l'obiettivo di proseguire e rafforzare il dialogo con le forze politiche e ascoltare le proposte, i programmi, le idee dei partiti che si candidano a formare il nuovo Parlamento europeo.
In occasione di questi incontri, Confcommercio ha elaborato un documento dal titolo "Quale Europa vogliamo, per quale Europa lavoriamo", con le richieste e le proposte per rispondere alla crisi dell'Europa e sostenere la crescita delle imprese (testo integrale su www.confcommercio.it).
I leader che hanno risposto all'invito di Confcommercio sono stati, al momento in cui scriviamo, sono stati (cliccando sul nome, la sintesi dell'intervento, se disponibile): Emma Bonino (+Europa), Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), Antonio Tajani (Forza Italia), Claudio Durigon (Lega), Nicola Zingaretti (PD)
Sangalli: "Le nostre proposte per l'Europa"
In una nota della Confederazione, il presidente nazionale Carlo Sangalli illustra i nodi focali delle richieste di Confcommercio.
"Il nuovo Parlamento europeo dovrà affrontare questioni complesse, che condizionano pesantemente la vita quotidiana dei cittadini e delle imprese. L'Europa, infatti, ha realizzato uno straordinario spazio di libertà e di pace tra i popoli, ed un grande e libero mercato per le imprese. Ma non ha trovato le misure adeguate per affrontare la crisi economica. Ed è cresciuta nell'opinione pubblica una valutazione negativa sul lavoro delle istituzioni europee con una diffusa sensazione di astrattezza e complessità. L'Europa ha dunque bisogno di cambiamenti profondi. Perché questo riconoscimento non resti tuttavia opinione tanto diffusa, quanto inefficace, occorre un approccio schiettamente "eurorealista": né euroscettico, dunque, né astrattamente federalista. Alla elaborazione di questo approccio, Confcommercio-Imprese per l'Italia prova a dare un contributo, segnalando alcune sfide ed alcune risposte politiche prioritarie.
Sfide e risposte di tipo istituzionale: perché il miglioramento del processo decisionale europeo non può non affrontare i nodi della valorizzazione tanto del metodo di voto a maggioranza qualificata da parte del Consiglio, quanto dell'iniziativa legislativa di competenza del Parlamento europeo. Ma, al contempo, un'Unione che sappia decidere ed esercitare politiche "alte" (da una politica comune per i flussi migratori agli investimenti in formazione ed infrastrutture sociali) dovrà impegnarsi per una compiuta declinazione del principio di sussidiarietà da parte dei diversi livelli di governo e nel rapporto con le parti sociali.
Sfide e risposte di tipo economico: perché l'obiettivo del Trattato europeo di far dell'economia europea "un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione ed al progresso sociale" richiede tanto compiutezza d'integrazione economica (e non solo monetaria) a partire dall'integrazione fiscale e finanziaria, quanto impulso alle riforme strutturali ed alla domanda aggregata dell'eurozona.
Tre proposte, allora, nella direzione dell'integrazione che serve.
La prima è l'esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit rilevante ai fini dei patti di finanza pubblica europea. Se ne gioverebbe, infatti, la capacità complessiva dell'Europa di investire sul suo futuro: a partire dalle reti infrastrutturali e dagli investimenti in innovazione e capitale umano. Ma anche in riferimento ai temi dell'agenda urbana ed ai processi di rigenerazione urbana come parte integrante di un modello di crescita europeo più sostenibile: ambientalmente, economicamente e socialmente.
La seconda proposta è il completamento dell'Unione bancaria, attraverso il pilastro dello schema unificato di garanzia dei depositi, agevolando così la circolazione dei capitali ed attenuando squilibri di credito e di investimenti.
La terza proposta è la messa in campo di un'efficace web tax europea. Perché la competitività europea sul digitale va perseguita, ma un'equa tassazione delle multinazionali del web è davvero una regola di base per il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi e per il giusto finanziamento dello stesso bilancio europeo.
Sono proposte che, con realismo e determinazione, guardano al futuro: dei giovani, anzitutto, che considerano l'Europa come la dimensione naturale della loro cittadinanza. Perché i ragazzi dell'euro, nati a cavallo del nuovo millennio, valgono più di quello che dell'Europa non funziona. Questi ragazzi sono il valore aggiunto dell'Europa. Ed è nostra la responsabilità di rendere sempre più grande il loro orizzonte e sempre più forte il loro futuro."
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