“Al nostro settore sono chiesti impegno e sacrificio straordinari per rispondere all’emergenza: molti devono sostanzialmente sospendere o quanto meno svolgere un servizio in forma estremamente ridotta; alcuni sono chiamati a garantire ai cittadini la possibilità di rifornirsi di generi alimentari e beni di prima necessità, nonché, alle imprese, l’accesso alle forniture di beni e componenti. Una cosa è, comunque, certa: commercio, turismo e servizi faranno fino in fondo la loro parte, perché le nostre imprese sono il cuore della vita sociale della città, dei quartieri e dei paesi e questo ruolo porta con sé un forte senso di responsabilità dei nostri imprenditori nei confronti della popolazione”. Così il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca a commento delle misure disposte ieri dal Governo che limitano lo svolgimento delle attività del terziario per fronteggiare l’emergenza sanitaria da coronavirus.
Attività che, secondo il presidente Rebecca, devono però ricevere anche un forte segnale di attenzione da parte delle Istituzioni: “Chi chiude deve essere messo nelle condizioni di riaprire passata l’emergenza e per farlo bisogna intervenire fin da subito, dalle prossime ore, con misure eccezionali che sostengano la liquidità delle imprese, rassicurino sul ristoro dei danni economici subiti, diano garanzie occupazionali. All’assunzione di responsabilità degli imprenditori deve corrispondere un ampio e concreto sostegno dello Stato”.
Il decreto emesso nella tarda serata di ieri, nel frattempo, ha avuto come immediata conseguenza non solo la chiusura di molte attività, ma anche l’emergere di dubbi legati soprattutto alla corretta interpretazione delle merceologie effettivamente esentate. Telefoni “bollenti” nelle sedi di Confcommercio Vicenza per rispondere ai quesiti delle imprese: “Molti negozi e pubblici esercizi, con grande senso civico, avevano già deciso di chiudere nella giornata di ieri – spiega il direttore Ernesto Boschiero -, ma per chi garantisce beni di prima necessità non tutto è chiaro, in particolare nel caso di punti vendita che raggruppano più merceologie. Nella sede provinciale abbiamo creato un task force di funzionari impegnati proprio a dare risposte ai casi particolari; una squadra che è anche costantemente in videoconferenza con i colleghi presenti sul territorio, nei nostri mandamenti. Per le casistiche generali – continua Boschiero – è a disposizione una pagina ad hoc costantemente aggiornata sui nostri siti associativi, mentre i centralini funzionano a pieno ritmo per ogni ulteriore richiesta. L’auspicio è che con il passare delle ore si chiariscano alcuni aspetti applicativi, grazie ai quesiti che giriamo prontamente alle Autorità preposte”.
Un altro capitolo molto importante, in queste ore, è quello legato alla gestione del personale delle attività che hanno chiuso per ottemperare al Decreto. Per queste aziende, infatti, si apre anche un altro fronte: abbassare le saracinesche non vuole dire “azzerare i costi”, a cominciare da quelli, ad esempio, per il canone di locazioni, ma anche e soprattutto per il personale. Da qui l’invito del direttore di Confcommercio Vicenza alle imprese: “I nostri uffici sono a disposizione per valutare l’attivazione di ammortizzatori sociali per i dipendenti, così da alleviare i costi aziendali, evitando di perdere importanti professionalità. Gli strumenti ci sono e valgono per tutti: le medie e grandi aziende, ma anche le micro imprese fino a 5 dipendenti”.
Per queste ultime, ad esempio, che rappresentano un’importante fetta del mondo del commercio e turismo vicentino, c’è la Cassa Integrazione in Deroga, che dopo la firma dell’accordo avvenuta nei giorni scorsi in Regione Veneto, a breve sarà pienamente operativa: “Siamo in attesa della procedura semplificata, ma dovrebbe essere questione di poco – spiega il Direttore Ernesto Boschiero –, poi anche le imprese con meno di 5 dipendenti, finora escluse dagli ammortizzatori ordinari, potranno ottenere una copertura per un massimo di 30 giornate lavorative dei loro dipendenti. Ci sono dei paletti comunque da considerare, come la necessità che il personale in Cassa Integrazione finisca tutte le ferie residue del 2019, e per questo l’invito è di contattare telefonicamente i nostri uffici per valutare l’attivazione di questo intervento”.
Per tutte le altre imprese sono invece disponibili gli ammortizzatori sociali ordinari: le aziende del settore commercio e turismo con più di 5 dipendenti e fino a 15 hanno accesso al FIS (Fondo integrazione salariale) che eroga un assegno di solidarietà (“uno strumento che vorremmo fosse trasformato in assegno ordinario per una maggiore praticità di fruizione”, afferma Ernesto Boschiero, ricordando una delle richieste avanzate al Governo per fronteggiare l’attuale emergenza economica). Oltre ai 15 dipendenti il FIS eroga anche un assegno ordinario, mentre per le aziende del commercio con oltre 50 dipendenti esiste la CIGS, la Cassa integrazione straordinaria.
Nell’attesa di misure speciali per il settore, che sostengano non solo l’occupazione, ma anche la sopravvivenza delle imprese, c’è dunque la possibilità di attivarsi e attenuare quanto meno gli oneri legati al pagamento delle retribuzioni.
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