L’attività di vendita di auto nuove e usate è praticamente ferma dal 12 marzo, dal varo cioè della sospensione generalizzata delle attività economiche e delle restrizioni alla mobilità delle persone, che il Governo ha stabilito per limitare la diffusione dei contagi da Covid-19. Il mese di marzo ha registrato inevitabilmente la caduta vertiginosa delle immatricolazioni di autoveicoli nuovi così come per l’usato. I 25 concessionari ufficiali d’auto della provincia, con in tutto circa 1.500 dipendenti, e un fatturato complessivo annuo di circa 1,2 miliardi di euro, stanno affrontando una situazione che nel mercato automobilistico non ha precedenti. I dati parlano chiaro: a Vicenza nel mese di marzo 2020 le immatricolazioni registrate sono state 438 a fronte delle 3.034 dello stesso mese del 2019 (-85,6%). Nel trimestre gennaio/marzo 2020 rispetto allo stesso trimestre del 2019 la variazione è stata invece del – 37,33% (8.669 del 2019 contro le 5.433 del 2020). “Siamo chiusi al pubblico da ormai un mese – dice Bruno Oliviero presidente dell’Associazione provinciale concessionari ufficiali d’auto di Confcommercio Vicenza – anche se alcuni concessionari hanno mantenuto attivo il servizio assistenza e fornitura dei ricambi per coloro che devono usare l’auto durante l’emergenza: medici, infermieri, forze dell’ordine, addetti ai supermercati e alimentaristi che consegnano a domicilio, ecc. La maggior parte poi si è organizzata con un servizio on line per informazioni e per l’assistenza sulle auto con consegna programmata in questo periodo, sui noleggi e contratti di leasing in corso, e anche per soddisfare la curiosità di chi vuole anticipazioni sui nuovi modelli. Diciamo che l’attività on line, in smart working, è solo una piccola parte di ciò che facevamo in tempi normali e, dato che si sta rivelando valida, credo che molti concessionari, anche dopo l’emergenza, continueranno a mantenere attiva e ad implementare questa modalità di contatto con i clienti”.
In tempi di Covid 19, la determinazione di tanti imprenditori, a difesa delle loro attività, resta altissima, così come le più realistiche preoccupazioni: “Stando alle condizioni attuali si prevede in Italia una flessione delle immatricolazioni del 40% per l'anno 2020, ma già a gennaio e febbraio il mercato non era stato brillante – spiega Oliviero – con affari in diminuzione di circa il 4% rispetto all’anno precedente, per i minori acquisti d’auto da parte dei privati, non compensati del tutto con l’aumento dei noleggi. Ad aprile c’è concretamente da aspettarsi una debacle se dovessimo continuare a rimanere chiusi, e per maggio uguale. Francamente – continua il presidente dei concessionari d’auto della provincia - nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare uno scenario del genere, ma oltre a imparare a pensare in modo diverso, supportando le nostre aziende e i nostri dipendenti, dobbiamo sperare nella rapida riapertura dell’attività di vendita al pubblico, ovviamente con tutte le necessarie misure anticontagio. Ancora si può guardare avanti e recuperare, ma la ripresa sarà molto lenta. Ed è logico che sia così perché noi vendiamo beni durevoli e molte famiglie dovranno fare i conti con una disponibilità di soldi diversa rispetto a prima dell’emergenza. Le misure messe in campo finora dal Governo è chiaro che non bastano. Al momento – sostiene Oliviero - dobbiamo solo pensare a come resistere fino alla riapertura, auspicando si stanzino incentivi adeguati per far ripartire il mercato”.
Per il settore auto è evidente che negli ultimi anni le agevolazioni varate dallo Stato e da alcune Regioni si siano focalizzate sui modelli elettrici, con l’obiettivo di abbattere il CO2 e contribuire a un maggiore rispetto per l’ambiente. Secondo il presidente Oliviero questa modalità di incentivi ai consumatori va rivista. “Pur essendo assolutamente condivisibili queste finalità, tutto ciò non è però sufficiente, né per l’ambiente né per il mercato dell’auto. Nonostante i cospicui incentivi governativi e regionali, si pensi che in Lombardia si arriva a 14.000 euro per auto, il volume di vetture elettriche sul totale delle vendite nel primo trimestre 2020 è stato solo l’1,5%. Inoltre, questa tipologia di veicoli è stata acquistata per lo più da chi già aveva altre auto, per un uso prevalente in città, potendosi permettere una spesa di almeno 40 mila euro, cioè il costo medio oggi di un’auto elettrica. Quindi, al di là dell’ecobonus, crediamo sia essenziale introdurre un incentivo che davvero porti alla rottamazione della maggioranza delle auto che circolano in Italia, cioè le Euro 0, 1, 2, 3 e 4, dando la possibilità di sostituirle non solo con vetture di nuova generazione, ma anche con gli usati Euro 6 che hanno emissioni bassissime”.
Svecchiare il parco macchine esistente, dando un forte vantaggio all’ambiente e un aiuto consistente alla ripresa del mercato dell’auto pare, quindi, la ricetta più adeguata per la ripresa del settore post coronavirus. Oliviero conferma, però aggiunge: “Bisogna pensare per l’automobile anche ad una fiscalità diversa, intervenendo sulla detraibilità dell’Iva, ad esempio, e sull’ammortamento per le partite IVA. In pratica - conclude -, serve mettere in piedi un piano serio anche a favore delle imprese, incentivando il rinnovo delle vetture aziendali, dei veicoli commerciali e industriali”.
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