Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza, si rivolge al Prefetto del capoluogo Pietro Signoriello, con la richiesta di farsi portavoce presso il Governo dei danni patiti dalle imprese del commercio del turismo e dei servizi, affinchè possano essere assunte misure tempestive ed efficaci per superare l’emergenza economica derivante dalla pandemia. La richiesta è stata inviata giovedì scorso, con una lettera congiunta firmata da tutti i presidenti delle sette province venete, dai presidenti regionali di Confcommercio Patrizio Bertin e Confturismo Marco Michielli, recapitata ai rappresentanti del Governo di Vicenza, Verona, Padova, Venezia, Treviso, Belluno e Rovigo. Un estratto dell’accorato appello lanciato dal sistema regionale è stato poi pubblicato come “Lettera Aperta al Governo” nelle principali testate del territorio.
Le associazioni venete del terziario, che rappresentano complessivamente oltre 50 mila imprese, evidenziano ai Prefetti i rischi rilevanti “di tenuta economica e sociale” del territorio, e le criticità dell’ultimo Dpcm a firma del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che esclude la possibilità di riattivazione a breve ad una molteplicità di imprese.
In particolare, per quanto riguarda il dettaglio, la lettera firmata dal presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca rileva come “sia arduo, riconoscere maggiori criticità nel flusso di accesso, ad esempio, ad un esercizio di vendita al dettaglio di mobili per la casa, escluso dalla riattivazione, rispetto a quello che interessa un ipermercato alimentare da sempre legittimato all’apertura. Oppure, sempre a titolo esemplificativo, il maggior rischio di contagio in un esercizio di vendita al dettaglio di casalinghi o di strumenti musicali (esclusi dalla riattivazione) rispetto a un autosalone, legittimato alla riapertura dal 4 maggio”.
La lettera inviata al Prefetto Signoriello fa appello anche alla funzione sociale delle reti del commercio al dettaglio. “Esse, infatti – si legge nella missiva - assumono anche un ruolo di presidio territoriale e contribuiscono al rafforzamento del senso di sicurezza; con il servizio di prossimità, suppliscono alle difficoltà di spostamento delle fasce più fragili; con la capacità di contribuire alla vitalità ed alla riconoscibilità di un luogo, di un paese, di un quartiere, concorrono alla costruzione dell’identità delle nostre città”.
Al momento la realtà più preoccupante è l’aggravamento delle condizioni economiche delle imprese del commercio al dettaglio, che restano sospese in una situazione tale da mettere in discussione la loro ripartenza, così come la prosecuzione d’attività, fra l’altro in un contesto che si preannuncia comunque difficilissimo.
Le lettera al Prefetto evidenzia anche la situazione in cui versano le attività di ristorazione, che, stando alla tempistica ad oggi nota, non potranno tornare ad operare prima di giugno. Molte di queste imprese non hanno le risorse a garantire la loro sopravvivenza, né “hanno alcuna garanzia di poter riprendere adeguati flussi di entrata in tempi brevi, anche dopo la riapertura”, scrivono i presidenti delle Confcommercio del Veneto. Già da settimane, prosegue la comunicazione ai Prefetti, “una delle principali criticità è proprio la crisi di liquidità”. Per non parlare di tutto il comparto del turismo, “che vede flussi sostanzialmente azzerati, ma costi di gestione di fatto inalterati, L’assenza di un calendario relativo al progressivo alleggerimento dei vincoli agli “spostamenti” influisce pesantemente sulle potenziali future prenotazioni della clientela”.
Nella lettera al Prefetto, siglata dal Presidente Rebecca si elencano quindi le misure più urgenti e necessarie per tutto il Terziario di mercato: innanzitutto, ampliare da subito l’ambito delle riaperture delle attività economiche rispetto a quanto stabilito nel DPCM 26 aprile 2020, nel rispetto delle misure di anti contagio; poi, garantire non solo maggiore liquidità, ma anche reali sostegni economici alle imprese, soprattutto a quelle che hanno dovuto rispettare la sospensione dell’attività. In particolare, la richiesta è che si attivino al più presto contributi a “fondo perduto” poiché i soli “prestiti” non sono considerati da soli misura adeguata. Necessario anche un più significativo ricorso allo strumento del credito d’imposta, che deve ricomprendere anche i costi vivi di riapertura, il costo per le derrate alimentari deperite o scadute a seguito del rallentamento forzato delle attività, i costi di fornitura per prodotti del settore moda abbigliamento calzature, prodotti acquistati e rimasti invenduti.
E ancora: la temporanea abolizione di imposte comunali e regionali; un alleggerimento dei canoni d’affitto; l’eliminazione dell’inutile burocrazia che, in particolare in questa fase di “tensione”, appare soffocante.
Tutte le Confcommercio del Veneto lanciano quindi anche ai Prefetti un ulteriore grido d’allarme delle imprese, del commercio del turismo e dei servizi, che stanno pagando un altissimo prezzo il lockdown prolungato. Ora si aspettano le necessarie e urgenti risposte del Governo.
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