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AUMENTANO I COSTI AZIENDALI, MA IL TERZIARIO VICENTINO RIMANE IN BUONA SALUTE

Lo rilevano i dati provinciali del questionario economico-occupazionale di Confcommercio Veneto. Il presidente Piccolo: “Le nostre imprese sono prudenti, ma fiduciose”

martedì 01 agosto 2023
AUMENTANO I COSTI AZIENDALI, MA IL TERZIARIO  VICENTINO RIMANE IN BUONA SALUTE AUMENTANO I COSTI AZIENDALI, MA IL TERZIARIO VICENTINO RIMANE IN BUONA SALUTE

Lo stato di salute delle aziende vicentine del Terziario è sostanzialmente buono, ma preoccupa l’aumento dei costi e rimane forte, soprattutto nel comparto turistico, il problema della difficoltà a reperire personale. Lo evidenziano i dati, riferiti alla provincia di Vicenza, della rilevazione economico-occupazionale del primo semestre 2023, che è stata  condotta sulla base di un questionario diffuso da Confcommercio Veneto e compilato da più di 900 imprese del territorio regionale.

Nel Vicentino, alla specifica domanda su come valuta lo “stato di salute” della propria azienda, gli imprenditori del campione (che comprendeva tutti i settori, dall’ingrosso alla ristorazione, al dettaglio, fino all’ospitalità e ai servizi) lo hanno definito “discreto” per il 44%, buono per il 37%, ottimo per il 6%; e poi non buono per il 10% e pessimo solo per il 2%. Il clima di fiducia sull’evoluzione futura (da luglio a dicembre 2023) indica prospettive di stabilità per il 67%, di miglioramento per il 18% e di peggioramento per il 15%. Un campanello d’allarme si accende però quando si passa alla rilevazione dei costi aziendali: per l’85% del campione, nel primo semestre questi sono aumentati e la media delle variazioni si attesta su un +11,6%. Una crescita che è non stata del tutto trasferita sui prezzi ai clienti, considerato che il 32% delle imprese interpellate ha dichiarato di aver comunque mantenuto invariati i listini, mentre chi li ha aumentati (il 65% del campione) lo ha fatto mediamente del 5,5%; il 45% del campione non prevede aumenti dei prezzi per il prossimo semestre.

La ricerca ha anche sondato l’andamento occupazionale del settore e per quanto riguarda il Vicentino il 42% delle aziende con dipendenti intervistate ha dichiarato di aver effettuato assunzioni nel primo semestre 2023. Sono più le imprese (sempre con dipendenti) che affermano di aver aumentato il personale (22%) che quelle che dicono di averlo diminuito (14%), mentre il 63% non ha modificato l’organico. Risulta poi che il 28% sta attualmente cercando personale (o lo cercherà nel prossimo semestre). Le figure nel “mirino” sono principalmente camerieri, personale di cucina, commessi e cassieri, magazzinieri, baristi e impiegati commerciali. Difficile però trovarli: l’84% delle aziende che hanno cercato personale nei primi sei mesi dell’anno ha riscontrato difficoltà di reperimento, sia perché non si trovavano figure disponibili, sia perché, anche quelle che si sono eventualmente proposte, non hanno i requisiti richiesti. Ampio il ventaglio di modalità con le quali si cerca il personale, anche se quasi sempre la prima scelta è il “passaparola”; ma è significativo che il campione (sondato attraverso una risposta multipla su più canali di ricerca possibili) abbia utilizzato più i social network (il 57% ha dichiarato di aver fatto anche uso di questo mezzo) che i canali istituzionali come Agenzie per il lavoro e Centri per l’impiego (in questo caso è il 50% ad aver dichiarato di essersi rivolto anche a queste modalità).

“Le nostre imprese sono prudenti, ma fiduciose nel futuro – è l’analisi del presidente provinciale di Confcommercio Vicenza Nicola Piccolo - e soprattutto sono solide, come dimostra la rilevazione sul loro stato di salute. Certo, le preoccupazioni non mancano e tra queste va segnalata la dinamica inflazionistica, ma il fatto che ci sia più di un quarto delle aziende alla ricerca di personale e che siano davvero poche le imprese che pensano di diminuire il numero di occupati ci fa capire che si guarda al futuro con una buona dose di ottimismo. Un ottimismo che va però aiutato dal Governo, dal quale ci attendiamo interventi utili al rilancio dei consumi interni a fronte un aumento del costo della vita che si fa sentire nelle tasche dei consumatori, a cominciare dalle così dette spese obbligate, come quelle per i mutui casa, che incidono pesantemente sui bilanci familiari”.

I dati veneti

Come si diceva i dati provinciali raccolti rientrano in un’indagine territoriale più ampia che riguarda tutto il Veneto. Vediamo allora qual è la situazione regionale “fotografata” in un comunicato diffuso da Confcommercio Veneto.

Migliora lo stato di salute delle imprese venete e aumenta del 5% rispetto a un anno fa la fiducia nell’immediato futuro, ma cresce altresì, da parte degli imprenditori, il senso di insicurezza rilevato nella zona di attività e la percezione che la propria clientela abbia difficoltà economiche. Sono alcune delle osservazioni emerse dal questionario economico-occupazionale del primo semestre 2023 pubblicato da Confcommercio Veneto, un’indagine che ha coinvolto nelle scorse settimane circa un migliaio di imprese associate operanti nel commercio, turismo e servizi. Cala leggermente l’inflazione e la metà delle imprese venete non intende alzare i prezzi nel corso del prossimo semestre; cresce inoltre la percentuale di aziende che ha cercato personale nei primi mesi dell’anno (+6%) faticando però non poco a trovarlo (82% del totale).

Imprese venete: fatturato, liquidità e rapporti con le banche.

Si registra nel complesso il consolidamento della ripresa dopo la fase travagliata contraddistinta dalla pandemia prima, e dalla crisi energetica poi. Nel dettaglio ben l’86% delle aziende venete coinvolte nel sondaggio giudica positivamente il proprio stato di salute, specificando fra chi lo definisce ottimo (7%), buono (38%) e discreto (41%). Se da un lato migliorano le previsioni per il futuro (+5% rispetto a giugno 2022), diminuisce la percentuale di chi dichiara il proprio fatturato aumentato (37% un anno fa a fronte del 31% attuale); calano fortunatamente le imprese che sottolineano di avere talvolta dei problemi nel pagamento dei fornitori (-3%) e aumentano di poco gli imprenditori che si rivolgono agli istituti bancari per richiedere un prestito, sia questo a sostegno della liquidità o per effettuare investimenti (+3%). Cresce leggermente il livello di liquidità che se al 30 giugno 2022 era sufficiente anche in una previsione di medio-lungo periodo per il 48% delle imprese, ora tale percentuale si attesta al 53%; un’azienda su tre dichiara poi il proprio livello di liquidità più adeguato nel breve periodo.

Prezzi e rapporto con la clientela

Nonostante permanga una certa preoccupazione per l’effetto dell’inflazione sui costi aziendali e sul comportamento dei clienti per un’azienda su quattro, sembra che il peggio sia passato: il 49% del campione non intende aggiornare i prezzi al rialzo nel prossimo semestre, un dato che, se confrontato con l’indagine dello scorso anno, registra un +19%. Ad oggi quattro aziende su dieci prevedono dei leggeri aumenti, non superiori in ogni caso al 5%. Tutto questo nonostante commercianti e imprenditori del settore Terziario si rendano conto delle difficoltà economiche dei propri clienti: il 57% degli intervistati la definisce leggera e il 24% marcata, rispettivamente +2% e - 5% rispetto allo scorso anno. Meno del 20% ritiene di non aver notato negli ultimi mesi problemi economici dovuti alla perdita di potere d’acquisto da parte della clientela.

Mercato del lavoro e ricerca del personale

Il mercato del lavoro registra una lieve risalita rispetto allo stesso periodo di un anno fa: aumentano di poco il numero di aziende senza dipendenti (+2%), la percentuale di lavoratrici donne (+2%), il numero dei contratti a chiamata job on call (ancora +2%) e crescono del 4% i contratti a tempo determinato. È assunto con questa formula almeno un/a dipendente in azienda (45% del campione) e si registra attualmente una sostanziale parità fra chi nel primo semestre ha optato per il rinnovo dei contratti (51%) e chi invece li ha portati a scadenza non rinnovandoli (49%). Il dato è però in aumento se confrontato con il 2022: +5% di contratti a termine rinnovati. Notizie positive anche sul fronte delle nuove assunzioni che salgono dell’8% rispetto al primo semestre 2022: le principali figure ricercate dagli imprenditori appartengono, ancora una volta, al mondo della ristorazione e del commercio (camerieri, commessi, cassieri, baristi e altri tipi di figure). Al contempo sono cresciute nel 2023 le cessazioni di rapporti di lavoro (27% del totale, +7%): nella metà dei casi le ragioni dell’interruzione sono da ricercarsi nelle dimissioni volontarie del dipendente. E a questo proposito – sottolineano i dati – nel corso del primo semestre 2023 sono aumentate del 6% le aziende che hanno cercato personale: ben l’88% della platea coinvolta nel sondaggio dichiara però di aver fatto molta fatica, di non aver trovato la figura richiesta e/o di averla trovata non all’altezza dei requisiti richiesti. Molto interessante è lo sguardo rivolto ai canali di ricerca: crollano i Centri per l’Impiego (-5%) e le Agenzie per il lavoro (-9%) mentre si preferisce affidarsi ai più “tradizionali” passaparola e alle conoscenze personali (37%). Molto gettonati inoltre i social network, utilizzati per la propria ricerca da tre imprenditori su dieci. Se da una parte non si registrano significative previsioni di assunzione nei prossimi mesi (solo il 27% delle aziende interpellate si muoverà in tal senso) non vi è nemmeno l’intenzione di licenziare, ribadendo come il mercato del lavoro sia attualmente in una fase di stabilità o di leggera variazione. Uno sguardo positivo, infine, all’utilizzo degli ammortizzatori sociali: aumentano del 12% rispetto a un anno fa le aziende che non prevedono di ricorrere a strumenti come la cassa integrazione durante il secondo semestre 2023.

Investimenti e formazione

Rispetto al precedente report elaborato un anno fa, le imprese dichiarano di aver investito maggiormente in formazione specialmente quella obbligatoria: mentre nel 2022 il dato si fermava al 39%, nel primo semestre 2023 almeno la metà delle aziende venete del Terziario e dei Servizi ha coinvolto i propri dipendenti in un percorso di formazione. Una voce, questa, indispensabile per migliorare e valorizzare il capitale umano a disposizione e che si colloca al terzo posto nella classifica degli investimenti futuri: al primo posto troviamo l’acquisto di attrezzature, macchinari e veicoli, seguito dalle attività rivolte alla promozione, marketing e internazionalizzazione dell’azienda.Se da una parte si profilano segnali leggermente più incoraggianti rispetto allo stesso periodo di un anno fa, a preoccupare le imprese è ancora l’effetto dell’inflazione sui consumi che rischia di mettere a rischio la sopravvivenza del 24% delle aziende. Entra inoltre in classifica la percezione di insicurezza fra i commercianti e il timore che la propria attività sia presa di mira da ladri o malintenzionati (35%): una sensazione che coinvolge, ovviamente, anche la clientela che può arrivare ad avere paura nell’uscire di casa la sera o a non recarsi in negozi o locali. Nel complesso, dalla lettura dei dati, emerge come le aziende stiano vivendo una fase di relativa stabilizzazione che precede una trasformazione.

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