I primi due giorni di applicazione nei bar, pizzerie e ristoranti vicentini, del Dpcm 13 ottobre hanno purtroppo confermato le peggiori previsioni: si temeva che le norme contenute nel Decreto, per nulla chiare nella loro formulazione, avrebbero creato confusione dando spazio ad una ridda di ipotesi e interpretazioni. Così è stato, tanto che i telefoni di Confcommercio Vicenza sono stati ieri e oggi bollenti, “scaldati” dalle chiamate di tanti operatori del settore che chiedevano lumi, mentre i cellulari registravano fitti scambi di messaggi tra colleghi per capire come comportarsi.
“Siamo alle solite – conferma Gianluca Baratto, presidente della Fipe Confcommercio di Vicenza, l’associazione che riunisce le imprese della ristorazione, bar e catering -: provvedimenti certamente mossi dalle buone intenzioni, vale a dire risolvere il problema dell’aumento dei contagi da Covid-19, in verità ne pongono molti altri, a causa della poca chiarezza con cui sono scritti e della conseguente confusione generata. Il tutto in un momento in cui le imprese, già duramente colpite dal lockdown dei mesi scorsi e ancora in difficoltà per la lenta ripresa dei consumi, stavano cercando di rialzare la testa. Non voglio contestare le ragioni che hanno portato il Governo a sancire una stretta sulla socialità, ma ancora una volta lo si è fatto con misure che aggiungono incertezza alle già forti preoccupazioni e che rischiano di paralizzare un settore importante per la nostra economia”.
Ieri, per fare qualche esempio, ci sono stati ristoranti che hanno rifiutato prenotazioni oltre i 6 posti per tavolo, gruppi di amici che hanno annullato pranzi e cene, ristoratori e clienti che non sapevano come comportarsi con alcuni eventi conviviali, come i compleanni. E poi ci sono le attività di catering che dall’oggi al domani si ritrovano con matrimoni annullati, pur avendo organizzato l’evento con gli stessi standard di sicurezza di un ristorante. La questione sta, soprattutto (ma non solo), nella parte del Dpcm che vieta le feste al chiuso ed all'aperto e contingenta quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose a 30 persone.
“Secondo il nostro punto di vista – spiega il presidente di Fipe Confcommercio Vicenza - la festa non può essere equiparata al momento in cui si va al ristorante a mangiare, ma sottintende altre attività collaterali di intrattenimento. Se passasse il concetto che ogni occasione in cui ci si ritrova in un pubblico esercizio è una festa, allora le nostre attività possono anche chiudere oggi stesso, non si lavorerebbe più”. Diversamente, secondo l’interpretazione dell’associazione, il Dpcm non introdurrebbe nessun limite, né sul numero di commensali, né sulle motivazioni per le quali, ad esempio, si intende passare la serata in un bar o ristorante, dove tra l’altro sono garantite tutte le prescrizioni igieniche e di distanziamento che evitano il contagio.
“Il legislatore deve però fare chiarezza – ribadisce Gianluca Baratto - perché quella che noi riteniamo essere la vera ratio della norma non è detto sia condivisa da chi è preposto ai controlli. Già ieri, Confcommercio Veneto ha inviato una nota al presidente Luca Zaia, affinché intervenga sollecitando precise indicazioni alle nostre attività”. Richiesta, cui si accompagna anche quella, formulata nei giorni scorsi al Governo da Fipe nazionale, di prevedere aiuti concreti a sostegno del settore che certamente patirà i riflessi di queste ulteriori prescrizioni: “Gli operatori del settore stanno agendo con grande senso di responsabilità, applicano con metodo e rigore le norme, richiamano i clienti a tenere sempre comportamenti che evitino qualsiasi rischio, si preoccupano immediatamente di adeguarsi alle nuove disposizioni come dimostra la valanga di chiamate che hanno investito gli uffici di Confcommercio Vicenza in queste ore – conclude il presidente Fipe-Confcommercio provinciale Gianluca Baratto -: il Governo sia altrettanto responsabile dimostrando che queste imprese non sono abbandonate a loro stesse: oggi, per fare un esempio, stiamo ancora attendendo le modalità operative per usufruire dei contributi destinati alla filiera agroalimentare sanciti col Decreto di Agosto: aiuti che sono sulla carta e nulla più. Dove sta l’equità?”.
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