Il caro energia sta colpendo pesantemente le imprese vicentine del commercio, della ristorazione, della ricettività e dei trasporti. Le bollette arrivate negli ultimi giorni a bar, ristoranti, pasticcerie, panifici, alberghi, ma anche ai negozi (soprattutto quelli del settore alimentare più “energivori”) e impianti di carburante hanno mandato in fibrillazione gli imprenditori, che si ritrovano a far fronte ad una situazione di autentica emergenza nel far quadrare i conti aziendali, soprattutto in questo periodo di consumi ancora influenzati dall’emergenza Covid.
Ogni impresa è un caso a sé, perché l’impatto dei rincari varia molto in base al tipo di contratto che l’azienda aveva nel 2021, ad esempio se a tariffa fissa o variabile, ma anche a seconda delle dimensioni aziendali e del fornitore. Ma per farsi un’idea degli aumenti con cui le imprese si trovano a fare i conti basta leggere i dati di una recente proiezione nazionale realizzata da Nomisma Energia per Confcommercio, che stima i costi di energia per singolo settore nel 2022.
Per un bar si stima che la bolletta elettrica passerà in media da 4 mila a 7 mila euro, per salire, con il costo del gas, da 5 mila a 10 mila euro in totale. Un ristorante registrerà una maggiore spesa elettrica, con la bolletta che passerà da 7 mila a 12 mila euro e che, con il gas, farà segnare un maggiore costo totale, che da 11 mila euro salirà fino a 19 mila euro. Altro esempio riguarda un negozio alimentare, che usa molto l’elettricità per la refrigerazione degli alimenti: qui, secondo le stime, la bolletta elettrica passerà da 15 mila a 24 mila euro, mentre i costi del gas, usato per lo più per il riscaldamento dei locali, passeranno da 1.300 a 2.300 euro, con il totale che salirà così da 16 mila a 26 mila euro. Più contenuti gli aumenti per un negozio non alimentari, la categoria più numerosa, che avrà una bolletta energetica, fra gas ed elettricità, che passerà da 5 mila a 7 mila euro, con l’incremento maggiore dovuto all’elettricità. Anche per gli impianti di carburante il “caro bolletta” pesa, perché, i consumi energetici costituiscono ordinariamente una quota rilevante dei costi di gestione di un impianto: nell’ordine medio del 20-25%. E poi c’è il settore dei trasporti: l’impatto degli aumenti del prezzo dei carburanti per un autotrasportatore che in un anno percorre 100 mila chilometri e consuma circa 33 mila litri di gasolio è di una maggiore spesa di circa 10 mila euro all’anno.
“Sono esempi di “attività tipo” che fanno ben capire l’entità dei rincari che stanno colpendo le nostre imprese – è il commento di Ernesto Boschiero, direttore di Confcommercio Vicenza -. È chiaro che serve una risposta urgente da parte del Governo, che pure fino ad ora ha messo sul piatto risorse importanti con provvedimenti andati nella giusta direzione. Ma non basta, servono anche, e subito, sostegni per le imprese più colpite, anche perché ci troviamo di fronte ad una situazione strutturale che penalizza la competitività del Sistema Paese”. Infatti, un’altra proiezione effettuata recentemente da Confcommercio nazionale con Nomisma Energia, rileva che “per l’elettricità, alberghi, bar, ristoranti e negozi pagheranno quest’anno una bolletta quasi doppia rispetto alla Francia e tra il 15 e il 20% in più della Germania”.
E le imprese cosa possono fare di fronte a questa situazione? “Risposte immediate possono essere solo legate a misure governative sia emergenziali che strutturali– spiega Ernesto Boschiero -. Ma bisogna guardare anche al futuro e per questo il consiglio è quello di informarsi bene e fare delle scelte ragionate sul fronte delle forniture di energia. Da molti anni Confcommercio Vicenza segue il libero mercato ed in Associazione è attivo un “gruppo d’acquisto” al quale hanno aderito centinaia di aziende socie che fanno “massa critica” e riescono così ad avvalersi delle condizioni di favore che riusciamo a “spuntare” contrattando con i fornitori. Nel corso del 2021 – continua il direttore di Confcommercio Vicenza - queste imprese hanno potuto usufruire di prezzi di assoluto vantaggio, che hanno permesso loro di essere al riparo da qualsiasi aumento nel corso dell’anno, con costi sostenuti per la materia prima energia elettrica e gas metano che si sono dimostrati estremamente bassi. Senza dimenticare il nostro Sportello Energia, che si occupa anche, tra le altre cose, della valutazione delle bollette di energia e gas. Un aiuto importante per valutare le condizioni che vengono applicate”.
Per quanto riguarda, invece, le misure attese a livello nazionale, le richieste che Confcommercio sta portando sul tavolo del Governo sono chiare da tempo: a cominciare dagli interventi sulla fiscalità energetica a favore delle imprese del terziario di mercato, come la riduzione dal 22% al 10% dell’aliquota IVA sulle bollette elettriche - allineandola così a quella già prevista per gli altri settori produttivi e per le famiglie - oltre che un azzeramento dell’imposta erariale. E per i carburanti una riduzione del peso di accise ed IVA. Sul fronte delle misure strutturali la richiesta è la riduzione della dipendenza dalle forniture estere e la riforma della struttura della bolletta elettrica, anche affrontando il nodo degli oneri generali di sistema.
Proprio sulle misure per contrastare il caro energia, il 18 febbraio è previsto un Consiglio dei Ministri che dovrebbe approvare alcune misure strutturali e emergenziali per far fronte alla situazione. Vedremo cosa il Governo riuscirà a mettere in campo in termini di risorse e piani di intervento.
Le ragioni degli aumenti
La crisi che ha investito i mercati dell’elettricità e del gas in Europa non ha paragoni con il recente passato. L'attenuazione delle misure di contenimento della pandemia e il miglioramento delle prospettive economiche nel primo e secondo semestre del 2021 hanno, infatti, alimentato una spinta rialzista nei mercati delle materie prime energetiche che si è via via rafforzata con la ripresa della domanda.
Numerosi fattori hanno portato ai considerevoli aumenti del PUN (Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica): dagli alti prezzi dei permessi di emissione di CO2 ai fattori congiunturali legati ai forti consumi di energia e gas dovuti alla ripresa economica; dalle riduzioni negli approvvigionamenti di alcune materie prime energetiche alla mancata messa in servizio del gasdotto Nord Stream 2; dalla riduzione degli stoccaggi di gas metano e l’interruzione di alcune forniture all’assorbimento da parte della Cina di buona parte delle forniture di GNL (Gas Naturale Liquefatto). Parimenti anche gli indici del mercato all’ingrosso del gas (PSV, TTF, Pfor) sono cresciuti in modo molto sostenuto.
Il trend rialzista dei prezzi del gas e dell'elettricità colpisce la maggior parte degli Stati europei, anche se in modo diverso per intensità e tempi
Il rincaro dei prezzi internazionali dell’energia ha, infatti, determinato un sensibile incremento della spesa complessiva dell’elettricità per il settore terziario, con andamento al rialzo assai più pronunciato per le forniture a prezzo variabile, sebbene anche le offerte a prezzo fisso abbiano registrato sensibili aumenti: analoghe considerazioni per il gas metano il cui prezzo internazionale trascina tanto gli oneri di riscaldamento quanto quelli per i consumi elettrici, attraverso il suo impiego quale combustibile da produzione elettrica.
Le misure sino ad oggi adottate dal Governo per contrastare gli effetti degli aumenti dei prezzi del settore elettrico e del gas naturale (si è in attesa delle ulteriori decisioni del Cdm del 18 febbraio 2022) si sostanziano, in via prioritaria, in una diminuzione compensativa degli oneri di sistema in favore di imprese e famiglie, con una stanziamento di oltre 11 miliardi. Anche se tutte le misure sino ad oggi adottate si muovono certamente nella giusta direzione, la risposta risulta ancora, nel suo complesso, largamente insufficiente rispetto alla gravità ed alla pervasività della crisi che stiamo vivendo.
Resta, infatti, ancora confermata la necessità di un piano d’azione più ampio e strutturale, che vada oltre la logica dell’emergenza e che sappia affrontare e risolvere il tema della dipendenza dalle forniture estere, che rende l’Italia intrinsecamente più vulnerabile e soggetta a forti oscillazioni dei prezzi delle commodities ed in tal senso Confcommercio, come si diceva, è presente nei tavoli di confronto con il Governo per individuare le soluzioni da adottare nel brevissimo e medio termine.
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