In occasione dell’audizione alla Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputati avvenuta martedì 17 novembre, Confcommercio nazionale ha elaborato un documento contenente una serie di richieste per il rilancio del commercio alla luce della crisi causata dall'emergenza epidemiologica.
Il documento si apre con un’analisi della situazione del settore prima della pandemia, dal quale risulta come le imprese del comparto già fossero alle prese con una pesante “stagnazione strutturale” dell’economia. Un trend, questo, acuito, accelerato ed enfatizzato dalla situazione di emergenza sanitaria da Covid-19. “Si tratta – spiega il documento - di avere consapevolezza del fatto che nel corso del 2020 verranno meno oltre 115 miliardi di euro di consumi – il 10,3% della spesa reale sul territorio – e di questi circa il 23% (cioè 26 miliardi) riguardano importanti e specifici ambiti della distribuzione, in particolare abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici ed elettronica di consumo. La sopravvivenza di molte imprese, non solo e non necessariamente piccole e piccolissime, è fortemente in discussione”.
Misure urgenti per contenere le conseguenze della pandemia
Di fronte a questo scenario, aggiunge il documento, “adeguatezza e tempestività di indennizzi, ristori a fondo perduto e misure di supporto in genere sono particolarmente rilevanti per una quota importante di tessuto produttivo vitale ed ancora in equilibrio economico-finanziario prima della pandemia e delle conseguenti restrizioni alle attività d’impresa”.
Da qui, dunque la richiesta di una serie di misure urgenti delle quali Confcommercio si fa portavoce davanti alla Commissione parlamentare.
Vediamone da vicino e in estrema sintesi, le principali.
Servono, per Confcommercio, ristori a fondo perduto con dotazioni e rimborsi rafforzati, decisamente più inclusivi e fondati sulle diminuzioni di fatturato registrate, piuttosto che su criteri di zonizzazione territoriale e su codici Ateco.
Servono indennità per i lavoratori autonomi ed i professionisti, nonché la prosecuzione del credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda.
La Confederazione chiede poi un credito di imposta a favore del commercio per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore del tessile, della moda e degli accessori.
Tra le misure richieste anche moratorie fiscali più ampie ed inclusive e moratorie creditizie anche andare oltre il giugno 2021
Va affrontato poi, per la Confederazione, il nodo della riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. E serve la continuità degli ammortizzatori sociali insieme alla consapevolezza della necessità della loro riforma.
Pagamenti digitali da rivedere
Un capitolo particolarmente importante è quello che riguarda la moneta elettronica. "In considerazione dell’obbligo di legge di accettazione di pagamenti tramite carta, il sistema cashless dovrebbe far proprio il principio della gratuità effettiva dell’uso e dell’accettazione degli strumenti elettronici di pagamento", è stato ribadito nel corso dell’audizione parlamentare. Per la Confederazione, occorre escludere penalizzazioni sul ricorso al contante e promuovere una sempre maggiore trasparenza su costi e commissioni legati all’utilizzo della moneta elettronica, "stimolando una reale concorrenza fra i diversi sistemi in grado di minimizzare l’impatto economico su consumatori ed esercenti". Inoltre, “va istituita una sede di monitoraggio della diffusione dei pagamenti digitali e dei loro costi e si rendono necessari, intanto, sia il potenziamento del credito d’imposta a valere sulle commissioni a carico degli esercenti per le accettazioni degli strumenti di moneta elettronica sia il rinvio della 'lotteria degli scontrini' per ritardi e costi di adeguamento dei registratori telematici”
Intervenire sulla concorrenza dell’e-commerce
Quanto all'e-commerce, per Confcommercio l’innovazione digitale deve essere accompagnata “da eque regole di trattamento fiscale”. Il riferimento è alla web-tax “volta ad evitare che sorgano aree deregolamentate e, dunque, defiscalizzate, in cui vengano prodotti redditi che riescono a sfuggire a qualsiasi forma di tassazione". Se è pur vero che l’e-commerce rappresenta un cambiamento epocale nei consumi, questo “va ben regolato, affinché possa offrire opportunità interessanti alla più ampia platea di imprese. Va, dunque, garantita una corretta concorrenza e va contrastato il dumping fiscale tra Stati”. Non possono poi essere sottovalutati, secondo la Confederazione, gli impatti negativi – economici ma anche sociali – dello sviluppo del canale del commercio elettronico sul tessuto dei servizi urbani, ed è dunque essenziale “progettare il futuro di centri storici, distretti e strade del commercio nell’era digitale, investendo sulla funzione di negozi e servizi di prossimità e così rilanciando i luoghi dove le persone vivono”. Questo approccio dovrebbe, per Confcommercio, orientare anche l’utilizzo del Recovery Fund europeo, da dedicare al “rafforzamento e allo sviluppo delle attività economiche urbane e delle loro aggregazioni” sulla scorta del “riconoscimento del valore della tutela di interessi generali quali la salute, l’ambiente e l’ambiente urbano, i beni culturali”.
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