lunedì 03 luglio 2023
I vicentini sentono il peso dell’inflazione sul costo della vita, ma non rinunciano ad una cena o un pranzo fuori casa, ai viaggi e al benessere e soprattutto a rinnovare il proprio guardaroba, anche approfittando dei saldi.
È quanto emerge dalla “Indagine sulla previsione dei consumi estivi 2023 in Veneto” elaborata dalla Confcommercio regionale e da Unioncamere Veneto, che contiene anche un focus sulle singole province relativamente al periodo giugno-agosto (l’indagine è stata realizzata nella prima settimana di giugno su un campione di 600 residenti in Veneto).
La ricerca si focalizza sugli orientamenti al consumo per specifiche categorie. Guardando ai dati della provincia di Vicenza, ne emerge che nei mesi da giugno ad agosto l’82,5% degli intervistati prevede di andare al ristorante o comunque a qualche evento enogastronomico, spendendo mediamente in questo segmento, un budget di 211 euro; segue l’abbigliamento (principalmente in saldo, visto il periodo di riferimento) con il 70,2% del campione intenzionato ad effettuare acquisti con una spesa media tra abbigliamento, calzature e accessori stimata sui 210 euro; poi il benessere e la cura della persona (spenderanno anche qui il 69% dei rispondenti), segmento per il quale l’importo medio stimato è di quasi 165 euro. Non mancheranno i libri, indicati come categoria di acquisto dal 55,5% degli intervistati, per un budget medio di 95,7 euro. Ovviamente, visto il periodo, anche viaggi e vacanze rappresentano un’altra importante voce di spesa: il 68,3% del campione vicentino non rinuncerà a un periodo di riposo lontano da casa, con un budget medio di 876,9 euro e sceglierà, per il 65,5%, preferibilmente l’Italia (il 23,5 rimarrà in Veneto), anche se è significativo il numero di chi andrà all’estero (34,6% del campione).
La ricerca evidenzia anche l’impatto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita sui cittadini: l’84,7% del campione di intervistati vicentini ritiene che stia condizionando le proprie spese estive, ma l’analisi del presidente provinciale di Confcommercio Nicola Piccolo rimane comunque positiva: “Se pensiamo alla situazione che abbiamo attraversato, tra covid e crisi energetica, questi dati non possono che essere letti con ottimismo, perché denotano una sostanziale tenuta dei consumi interni. I vicentini e i veneti in generale – continua - sono certamente più accorti nelle loro spese, ma non intendono rinunciare alla qualità e soprattutto dimostrano di privilegiare il negozio fisico rispetto all’on line, anche tra i più giovani. Un bel segnale per il dettaglio che tiene vivo le nostre città e i nostri paesi – rimarca il presidente di Confcommercio Vicenza - e anche un segnale positivo per la ristorazione, per la quale si prevedono buone performance a dimostrazione che il consumatore non vuole rinunciare al piacere della convivialità. Insomma questa ricerca conferma che lo sguardo va oltre le difficoltà e che c’è la voglia di dedicare tempo e risorse per stare bene con sé stessi e con gli altri, un sentiment che va interpretato con fiducia”.
Il focus regionale
In una nota stampa inviata da Confcommercio veneto lo sguardo si amplia ai dati regionali: la maggioranza degli intervistati orienterà la propria spesa, tra le categorie oggetto di indagine, “soprattutto in ristorazione (78,9%), abbigliamento e calzature (75,1%), ma anche per servizi e beni non essenziali quali il benessere e la cura della persona (69%), viaggi e vacanze (65,6%), libri (57,3%). La spesa media stimata per categoria oscilla tra un minimo di 100 euro per i libri e un massimo di 877 euro per i viaggi e le vacanze. Al contrario, solo una persona su cinque comunica di voler spendere in computer, smartphone ed elettronica in generale, anche se la spesa media di questa voce non è propriamente bassa a 414 euro”.
Nel confronto con lo stesso periodo del 2022, secondo Confcommercio e Unioncamere regionali, “i veneti spendono di più per viaggi e vacanze (19%), ristorazione (12,8%), abbigliamento e calzature (11,2%); di meno, invece, per articoli di lusso (39,8%), computer, smartphone, elettronica in generale (39,2%) e utilità casa (33,6%)”.
Sui luoghi dell’acquisto, l’indagine registra poi il consolidarsi di uninversione di tendenza in atto già da qualche anno: più di 7 persone su 10 (72%) spiegano di voler comprare nei negozi della città, sia del centro storico (33%) che della periferia (67%); solo il 28%, neanche uno su tre, si affida allo shopping on-line. Anche tra i più giovani, 18-29 anni, è prevalente la scelta del negozio fisico rispetto a internet, che non risulta maggioritario in nessuna classe d’età. Per quanto riguarda il criterio di scelta dei beni da acquistare, il 60% punta sulla qualità, mentre il 40% ha riguardo al prezzo contenuto.
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