I locali da ballo rimarranno chiusi fino al 7 ottobre: così è stabilito nel Dpcm del 7 settembre scorso per limitare i contagi da Covid-19. Imprevedibile sapere cosa sarà dopo per queste imprese, alcune chiuse da ben 7 mesi. Di sicuro, questo settore, che in Veneto raggiunge le 200 unità di cui una trentina in provincia di Vicenza, sta pagando un prezzo altissimo in termini di mancati introiti conseguenti alla sospensione dell’attività. Discoteche e sale da ballo, in genere, risultano chiuse dal 23 febbraio e solo le attività con possibilità di spazi all’aperto a giugno in poi hanno potuto lavorare, ma il 16 agosto scorso hanno dovuto di nuovo chiudere i battenti per effetto del provvedimento del Governo emanato a seguito dell’incremento dei contagi.
“Il periodo di Ferragosto, momento clou per i contagi da rientro, ha spinto il governo a trovare nelle discoteche l’obiettivo più facile per alzare l’allerta sulla sicurezza sanitaria, facendo chiudere tutte le attività del settore - afferma Fabio Facchini, rappresentante provinciale del sindacato dei locali da ballo – FIPE Confcommercio, che nel suo ruolo di consigliere nazionale del SILB la scorsa settimana ha portato il grido di allarme delle imprese di intrattenimento e ballo in audizione al Senato -. Sarebbe stato più giusto, invece, punire direttamente i comportamenti degli irresponsabili, senza far cadere la scure sull’intera categoria. La conseguenza è che molte imprese stanno pagando un prezzo altissimo, anche quelle che hanno rispettato, e hanno fatto rispettare le misure anti-Covid, dotando i loro locali di sistemi di sicurezza e di controllo adeguati”.
Controlli sul personale, misurazione della temperatura all’ingresso della discoteca, locali ridisegnati nella disposizione per favorire il più possibile il distanziamento non sono bastati a garantire l’attività dei locali da ballo, come invece è possibile per altre categorie. “Il punto è che siamo considerati un comparto di cui si può fare a meno – afferma Facchini –, come se tutto ciò che è divertimento, intrattenimento, ballo, spettacolo fosse superfluo. Ma non è questo l’atteggiamento verso una categoria di imprenditori che, al di là del proprio ruolo nel settore, potrebbe davvero collaborare a realizzare, ad esempio, uno screening capillare della popolazione giovanile, attraverso test volontari all’ingresso dei locali. Chiediamo, soprattutto, di non essere dimenticati, mettendoci in prima linea per trovare soluzione allo stallo. La sopravvivenza di tante imprese e lavoratori del settore merita la giusta attenzione, ma vediamo purtroppo che le promesse di aiuto e sostegno che ci arrivano a parole dalla politica rimangano nel vento”.
La realtà è che, invece, affitti, personale dipendente e imposte, nonostante gli incassi a zero, devono comunque essere pagati. Finora, gli imprenditori del settore hanno ricevuto solo il contributo a fondo perduto previsto dall’art.25 del “Decreto Rilancio”, mentre non hanno visto ancora un euro dei fondi di sostegno promessi alla categoria. Si tratta di quei 5 milioni di euro stanziati dallo Stato per il settore ricreativo, dell'intrattenimento e dell'organizzazione di feste e cerimonie, per i quali manca ancora il decreto attuativo di assegnazione delle risorse. “E che dire dei soldi “annunciati” dal ministro Gualtieri dopo la decisione di vietare l'attività del ballo dopo Ferragosto? Nulla, non si sa nulla – rincara il rappresentante dei locali da ballo della provincia di Vicenza -. Nemmeno sappiamo se, quando e come potremo riaprire le nostre attività”.
Per favorire lo sblocco della situazione ed evitare la condanna “a morte” di molti locali da ballo, Silb-Fipe Confcommercio sta collaborando attivamente con il governo, sollecitando misure specifiche, poderose e immediate. Le richieste avanzate si possono così riassumere: contributi a fondo perduto; applicazione dell’IVA ridotta del 10% sugli ingressi (anziché 22%); esenzione IMU per i settori del turismo e dello spettacolo; prolungamento credito d’imposta per locazioni commerciali ed affitti d’azienda anche per i mesi luglio-dicembre 2020; abolizione dell’ISI (Imposta sugli Intrattenimenti). “Non siamo a chiedere “solo moneta sonante” – conclude Fabio Facchini – ma misure che possano favorire la ripartenza e garantire un futuro alle nostre imprese”.
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