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DL AFFITTI BREVI, UNA DELUSIONE. CONFCOMMERCIO VICENZA: “SERVE MOLTO DI PIÙ”

Il commento del presidente provinciale Nicola Piccolo e del presidente degli albergatori Oscar Zago. E intanto il turismo vicentino inizia bene il 2023

mercoledì 31 maggio 2023
DL AFFITTI BREVI, UNA DELUSIONE. CONFCOMMERCIO VICENZA: “SERVE MOLTO DI PIÙ” DL AFFITTI BREVI, UNA DELUSIONE. CONFCOMMERCIO VICENZA: “SERVE MOLTO DI PIÙ”

Bene l’attenzione rivolta al problema dell’exploit di locazioni turistiche in appartamenti privati, ma per arginare il fenomeno serve molto di più”. È questo il giudizio unanime che Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenza e Oscar Zago, presidente della categoria albergatori in seno all’Associazione, esprimono sulla bozza del “DL Santanchè” che pone dei limiti ai così detti “affitti brevi”, la cui espansione incontrollata sta generando non poche problematiche nelle città e nel settore turistico.

C’è delusione, dunque, per il contenuto della proposta di legge, che non viene sentita dagli operatori professionali come “capace di incidere concretamente sul problema della concorrenza sleale e dell’abusivismo che inquinano il mercato”, osserva il presidente degli albergatori Zago.

Va detto che in provincia di Vicenza, secondo una rilevazione di Federalberghi, a fine 2022 erano 1.210 gli annunci di locazioni brevi di appartamenti privati presenti su Airbnb - il portale più attivo in questo business - di cui 328 nel Capoluogo. E il 58,3% erano annunci pubblicati da host che gestiscono più alloggi, a sfatare il “falso mito” di un fenomeno fatto di singoli proprietari che “arrotondano” affittando stanze, o una loro proprietà.

“Si tratta chiaramente di un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti – prosegue il presidente degli albergatori vicentini -, che di fatto, da un punto di vista burocratico e fiscale, sfugge a molte delle regole imposte ad esempio ad un hotel”.

“Senza contare – rincara il presidente provinciale di Confcommercio Nicola Piccolo – che la crescita di questo fenomeno preoccupa, perché toglie dal mercato delle locazioni alloggi che potrebbero rispondere all’emergenza abitativa sia dei residenti, sia della popolazione universitaria. Non dimentichiamo inoltre – prosegue Piccolo - che la destinazione di immobili ad uso residenziale per finalità turistiche comporta fatalmente un depauperamento delle nostre città, in termini di minori servizi e attività del commercio di vicinato, che vedono restringersi il proprio bacino di potenziali clienti. Ciò incide negativamente a livello di vivibilità della città, anche sotto il profilo della sicurezza. Bisogna mettere un freno a tutto questo”.

E a porre un limite doveva pensarci proprio il disegno di legge della ministra del Turismo Daniela Santanchè, annunciato a metà maggio proprio all’assemblea nazionale di Federalberghi, associazione da anni impegnata in una battaglia per garantire il principio “stesso mercato, stesse regole” tra locazioni brevi e strutture ricettive tradizionali. “L’unico aspetto positivo è che finalmente le nostre richieste sono state prese in carico dalla politica – questa l’analisi del presidente provinciale degli albergatori Oscar Zago –, ma alla luce dei fatti, il DL non è certo risolutivo e il lavoro da fare resta ancora tanto. Non convince, in particolare, il cosiddetto “minimum stay”, ossia l’obbligo di locazione per un minimo di due notti. E non convince nemmeno il fatto che la norma si possa applicare solo a città metropolitane e ai comuni ad alto flusso turistico, con il rischio di creare aree di serie A e di serie  B”.

Sarebbe stato più utile, insomma, stabilire anche un limite massimo di notti all’anno per ogni appartamento in locazione breve, oltre che l’obbligo di partita Iva per chi svolge questa attività, che oggi vale solo per chi gestisce più di quattro appartamenti.

Nulla cambia sul fronte del codice identificativo dell’appartamento che il DL Santanché introdurrebbe, in quanto in Veneto già esiste dal 2019 e verrebbe semplicemente sostituito da quello nazionale.

Qualcosa in meglio sta cambiando, invece, sul fronte degli arrivi turistici: per la provincia di Vicenza il 2023 è partito molto bene, basti pensare che secondo gli ultimi dati regionali, tra gennaio e febbraio sono stati registrati 114.010 arrivi contro i 75.119 dello stesso periodo del 2022, con una crescita del 51,8%. Ed è stato addirittura superato il pre-pandemia, visto che nel 2019 gli arrivi nei primi due mesi dell’anno erano stati 104.211 e questo fa ben sperare per il futuro. “Se vogliamo però che questa crescita crei ricchezza e lavoro sul territorio – è il commento del presidente provinciale Confcommercio Nicola Piccolo - dobbiamo canalizzarla verso le attività riconosciute e classificate del settore alberghiero e complementare, dove si fanno investimenti e si crea occupazione, come dimostra una recente ricerca nazionale secondo la quale l’economia generata dalle presenze ufficiali copre un valore complessivo che riesce a finanziare oltre un milione di occupati”

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