Fiva-Confcommercio Vicenza scrive ai sindaci delle vallate dell’Agno e del Chiampo per esprimere il forte malumore degli operatori del commercio ambulante, a seguito delle ordinanze che sospendono i mercati nei comuni di Arzignano, Valdagno, Chiampo, Recoaro Terme, Trissino, Cornedo Vicentino, Castelgomberto e Brogliano.
La missiva, firmata dal presidente provinciale Martino Forte, sottolinea come la decisione colpisca imprenditori “già fortemente penalizzati - in questi difficilissimi mesi di emergenza sanitaria - da fatturati in vertiginosa diminuzione tali da prefigurare, per molti, lo spettro della chiusura, con conseguente perdita del lavoro da parte dei relativi dipendenti”.
Per questo l’Associazione, che rappresenta la maggioranza degli operatori presenti nei mercati sospesi, chiede un immediato e urgente incontro con i Sindaci, il cui obiettivo è di modificare le ordinanze emesse “eliminando le disposizioni inerenti i mercati settimanali che in tutta la provincia si stanno regolarmente svolgendo” e per avviare un confronto che permetta di “individuare ogni possibile soluzione alternativa” (gli incontri sono in svolgimento al momento in cui scriviamo).
Gli operatori su aree pubbliche, scrive l’associazione degli ambulanti di Confcommercio “svolgono la loro attività da mesi, nel rispetto delle indicazioni fornite dalle Linee Guida Regionali, sostenendo anche i relativi costi organizzativi ed economici”. Ma a quanto pare questo non basta ai sindaci delle vallate dell’Agno e del Chiampo, che ritenendo impossibile adottare misure adeguate di contingentamento degli accessi hanno chiuso i mercati. “Non è così – afferma il presidente Martino Forte – se le amministrazioni volevano essere ancor più stringenti rispetto alle prescrizioni messe in campo dagli operatori, bastava interpellarci: avremmo certamente suggerito soluzioni, come quelle messe in atto nei mercati rionali del Comune di Vicenza nei mesi scorsi, in grado di contemperare le esigenze sanitarie con quelle economiche. Invece ci siamo trovati di fronte ad una ordinanza unilaterale e in assenza di qualsiasi dialogo”.
Da qui, dunque, la richiesta di un incontro che permetta di modificare misure ritenute, così scrive Fiva-Confcommercio nella lettera inviata ai sindaci “sproporzionate”, considerato che non c’è correlazione “tra la diffusione del virus e la presenza dei clienti ad un mercato, ancor più quando il modus operandi (all’aperto) è da sempre stato indicato quale situazione da preferire in qualsiasi attività commerciale”
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