L’imprevedibilità del presidente americano Trump, la Russia di Putin che potrebbe tornare a “sedersi” nel tavolo dei grandi della Terra, un’Europa che rischia, invece, di rimanere esclusa e di sfaldarsi, mentre la Cina deve decidere come combattere un’impensabile, fino a poco tempo fa, “bassa crescita”. È lo scenario con il quale ci troviamo a fare i conti in questo momento storico e che pone dubbi da parte del mondo delle imprese. Interrogativi, però, che sono comuni anche agli analisti di geopolitica più esperti e che il prof. Paolo Magri, presidente del Comitato scientifico del prestigioso istituto per gli studi di politica internazionale Ispi, riassume con una battuta: “È un mondo così impazzito che non ci capisce nulla nessuno”. In verità di chiarezza ne è stata fatta molta durante l’incontro: “Il Mondo nel 2025: l’ora della verità”, organizzato da Confcommercio Vicenza lo scorso 26 febbraio e moderato dal vice caposervizio del Giornale di Vicenza Marco Scorzato (curatore anche delle pagine “La Bussola Europea” del quotidiano).
Gli esperti dell’ISPI Paolo Magri, che è anche docente di Relazioni internazionali all’Università Bocconi; Antonio Villafranca, vice presidente per la ricerca dell’Istituto e Filippo Fasulo, co-head dell’Osservatorio di geoeconomia, hanno infatti disegnato un quadro prezioso per orientarsi nell’attuale situazione di grande incertezza. Le preoccupazioni delle imprese sono state riassunte, in apertura, dal vice presidente vicario di Confcommercio Vicenza Enrico Res: “Da un lato – ha detto - c’è chi si trova in difficoltà nell’affrontare questo repentino mutamento dello scenario internazionale, perchè coinvolto in qualche modo nelle filiere dell’export interessate dai possibili dazi di Trump. Dall’altro c’è il rischio che, in generale, i consumi si fermino come avviene in tutte le situazioni nelle quali l’incertezza consiglia di non spendere e non investire per vedere cosa accadrà. E questo ha una forte ripercussione su tutti i settori, anche in chiave locale”.
Trump, il presidente più imprevedibile
Nelle ultime settimane siamo entrati, dunque, “in un altro mondo”, come ha sottolineato il prof. Magri nel suo intervento, ma con il 2025 si arriverà alla prova dei fatti: vedremo, ha rimarcato, se l’Europa saprà trovare unità e realizzare i piani Draghi sulla competitività e Letta (sul completamento del mercato interno), se la Cina saprà far ripartire la sua crescita economica, se il presidente Trump saprà passare dai toni da campagna elettorale, nei quali sembra ancora imprigionato, a una vera linea di governo. E proprio Trump è, in questo momento, al centro dell’attenzione di tutti gli analisti: “È il presidente più imprevedibile e meno ideologico della storia americana” ha affermato il prof. Magri e il problema è “che non sappiamo esattamente cosa vuole, né se riuscirà davvero a fare ciò che dice”. I suoi “ordini esecutivi”, con i quali sta governando oggi, hanno infatti scatenato una valanga di ricorsi dei giudici statunitensi che potrebbero rallentare enormemente la loro applicazione. Ogni decisione del presidente americano va allora letta, secondo il prof. Magri, cercando di interpretare quali sono le sue vere intenzioni: ovvero se crede veramente in quello che annuncia; se invece sta facendo tattica, oppure se sta mettendo in campo una vera e propria strategia. Ad esempio, sulla guerra in Ucraina, si può pensare che il suo cambio di rotta sia strategico, “per dividere la Russia dalla Cina, indebolendo contemporaneamente l’Europa, per poi fare uno scambio con Putin e farlo sedere al tavolo dei grandi in cambio di accordi favorevoli sull’energia e sullo sfruttamento delle terre rare”, è l’analisi di Magri.
Negli Usa una nuova età dell’oro
Però una cosa è certa, Trump ha promesso per l’America una grande età dell’oro: già nel primo mandato aveva ridotto le tasse alle imprese e ora ha annunciato altri 4 trilioni di dollari di tagli; ha poi promesso di aumentare i dazi, proteggendo le produzioni americane e con Musk sta tagliando i dipendenti pubblici, così da avviare una grande deregulation per mancanza di controllori statali. “Può essere una grande golden age – è l’analisi di Magri – purché non esageri, perché l’aumento dei dazi e il piano di rimpatrio di decine di migliaia di lavoratori irregolari rischia di creare inflazione e mettere in difficoltà l’industria”.
Non è più tempo di minuetti
E per l’Europa? Il rischio, lo riassume in una battuta il prof. Magri “è di tornare all’età del bronzo”. Per il Vecchio Continente “la domanda oggi è esistenziale – chiarisce – essere o non essere. Ovvero capire se Trump unirà o dividerà i Paesi dell’Unione”. Qui le previsioni vanno dal positivo al catastrofico, ma l’impressione è che il prof. Magri tenda più sul primo versante: “L’Europa è sempre cresciuta nei decenni grazie alle minacce esterne”, ha affermato, dimostrando, ad esempio con l’emergenza Covid, di essere in grado di muoversi con velocità e lungimiranza. All’Europa serve però una leadership forte e adesso potrebbe essere il momento giusto per Ursula von der Leyen di prendere questo ruolo, considerato anche la mancanza di altri forti leader europei. Ma saprà farlo? E soprattutto, gli altri Paesi resisteranno alla strategia di Trump di cercare singoli accordi, facendo leva sui dazi? Di certo, come ha sottolineato il prof. Magri, per l’Europa “non è più tempo dei minuetti formali, né di fare vertici improvvisati. Non c’è più tempo per protagonismi individuali. È tempo di tacere e di fare, agendo con la tonicità simile di chi ci minaccia”. E tra le cose da fare, c’è da dare concretezza, come già accennato, ai piani Draghi e Letta e lavorare sul bilancio comune, senza farsi “distrarre” da temi monopolizzanti come quelli della difesa europea. Questo obiettivo, tra l’altro, richiederebbe investimenti enormi e un percorso di integrazione degli eserciti complesso e di certo non immediato.
In questo scenario l’Italia può giocare un ruolo importante e la sfida per la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “è riuscire contemporaneamente ad avere un rapporto privilegiato con Trump senza creare crepe nell’Unione Europea. Dobbiamo fare il tifo per un Governo che sappia muoversi tra questi due scenari, rimarcando il ruolo del nostro Paese”, ha sottolineato Magri.
Europa, la sfida delle riforme
L’Europa ha comunque in mano il suo destino o almeno questo è quanto emerso dalle parole del secondo esperto Ispi intervenuto all’incontro: Antonio Villafranca. “L’Europa vale il 18% del Pil globale ed è il più grande mercato unico al mondo. Siamo 27 Paesi, ma possiamo negoziare come un unico soggetto, l’importante è non cadere nella trappola di Trump di muoversi singolarmente” ha ribadito. E poi servono riforme, in particolare “far funzionare meglio il commercio, facendo cadere molte delle barriere europee nella circolazione dei beni, che sono 3 volte superiori a quelle degli Usa. E completare il mercato comune dei capitali, dove i vincoli sono 7 volte di più che in America, costringendo le imprese a rivolgersi alle banche, anziché ai mercati finanziari per i propri investimenti”; inoltre, per Villafranca sarà necessario cambiare la normativa sulla transizione green e far funzionare meglio la regolamentazione.
La Cina in bilico tra consumi interni e rischi dell’export
L’altra grande incognita sullo scenario internazionale è la Cina, al centro dell’analisi di Filippo Fasulo: un Paese che si trova a vivere contemporaneamente una situazione di debolezza interna - con i consumi che non sostengono l’economia - e di forza esterna, grazie ad un export fortemente sussidiato, che ha portato alla sovrapproduzione manifatturiera. “In molti settori oggi la Cina è ai vertici mondiali per capacità di innovazione e questo è il risultato dei forti investimenti messi sul piatto 10 anni fa”, è l’analisi di Fasulo, che evidenzia però anche i pericoli di questa situazione: “una Cina che cresce soprattutto nell’export è esposta alle decisioni di Trump e della Ue” e per correre ai ripari, dunque, l’unica soluzione appare far leva sul mercato interno. “La Cina, però, da anni vuole puntare sui propri consumi per ovviare a queste variabili internazionali ma non ci riesce, nonostante le misure messe in campo anche recentemente”. E questa spinta della sovrapproduzione, senza che siano i cinesi stessi a consumare, non può durare a lungo, tanto che l’economia sta rallentando. “Vedremo dunque se i leader cinesi sapranno fare le riforme necessarie per far partire i consumi interni, aspetto che potrebbe avvantaggiare anche le nostre imprese, perché si aprirebbero opportunità su quel grande mercato”, è l’analisi di Fasulo.
Anche su questo fronte, dunque, regna l’incertezza, che però il prof. Magri ha cercato di esorcizzare, durante l’incontro, con una battuta: “È meglio vivere nell’incertezza che avere la certezza di una catastrofe”. Del resto, come osservava Zygmunt Bauman, "L’incertezza è l’habitat naturale della condizione umana", e forse, più che eliminarla, dovremmo imparare ad abitarla.
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