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IL VENETO PRIMA REGIONE D'ITALIA PER CONSUMO DI SUOLO

Se ne è parlato in un webinar di Confcommercio Veneto sullo sviluppo sostenibile: secondo i dati Ispra la nostra regione, nel 2019, è quella che ha consumato più suolo

mercoledì 30 settembre 2020

Nonostante la legge regionale che intenderebbe limitare il consumo di suolo, dati alla mano si scopre che in Veneto la situazione è esattamente contraria. È quanto emerso nel corso del webinar promosso il 29 settembre da Confcommercio Veneto sul tema Consumo di suolo, cambiamento climatico ed economia circolare: sfide e opportunità per le imprese, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile, insieme ad Asvess, Associazione veneta per lo sviluppo sostenibile (declinazione regionale di Asvis – Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), e in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Sono intervenuti: Giorgio Santini, portavoce di Asvess; Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano; Chiara Mio, professoressa del Dipartimento di Management dell’Ateneo veneziano; Eugenio Gattolin, segretario generale di Confcommercio Veneto, moderati da Matteo Mascia di Asvess stessa.

Lo sviluppo sostenibile, è stato ricordato, ha per bussola l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite a cui hanno aderito oltre 170 Paesi nel mondo: 17 gli obiettivi da raggiungere che, ha detto Santini nell’introdurre il confronto, “sono una sfida per tutti: istituzioni, categorie economiche, associazioni e corpi intermedi, singoli cittadini. La pandemia da Covid ha ridisegnato la prospettiva. Abbiamo a disposizione la grande opportunità della Next Generation Eu, fondi straordinari per la resilienza e la ripartenza da investire nei piani nazionali”.

Bisogna però accelerare le transizioni ambientali, digitale ed economico-sociale – ha aggiunto Santini – E’ un punto fondamentale. C’è bisogno di misurarsi con questa nuova realtà, con una rinnovata programmazione per mettere in campo un sistema diverso. La sostenibilità è conveniente non solo economicamente, ma anche dal punto di vista umano in senso lato. Auspichiamo che la Regione si dia una strategia per affrontare le criticità esistenti: i cambiamenti climatici che si manifestano con i fenomeni che tutti conosciamo e il consumo di suolo che purtroppo ci vede primeggiare in Italia”.

Di consumo di suolo, in particolare, ha parlato il prof. Pileri, spiegando che in Italia ogni anno vengono consumati 5.750 ettari, pari a 16 ettari al giorno e 2 metri quadrati al secondo. “Il suolo consumato è consumato per sempre – ha affermato - Purtroppo il consumo aumenta inesorabilmente, nonostante la crisi demografica si trascini da tempo e suggerirebbe di agire nel verso opposto. Dobbiamo aggiustare le basi culturali, altrimenti quando arriveranno le risorse comunitarie ci faremo trovare in ritardo. È necessario puntare sulla formazione di chi ha responsabilità di decidere. La rigenerazione urbana senza consumo di suolo è la sfida determinante del presente e del futuro”, ha sottolineato.

“Il consumo di suolo va finire tutto in nuovi edifici, che si sommano a quelli esistenti, i quali avrebbero piuttosto bisogno di essere riqualificati" ha continuato Pileri. In questo senso sono significativi i dati dell'ultimo rapporto Ispra (Istituto nazionale per la Protezione dell'Ambiente), dal quale risulta che il Veneto, con +785 ettari, è la regione che nel 2019 ha consumato più suolo (anche se meno del 2017 e del 2018), seguita da Lombardia (+642 ettari), Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia-Romagna (+404).

Sul cambiamento climatico si è soffermata la prof.ssa Chiara Mio la quale ha lanciato un appello alla politica: “Nel mondo non ci salva da soli. L’economia ha bisogno di una politica che corregga i cortocircuiti che si generano sul mercato. E le aziende hanno capito che ha valore anche ciò che non ha prezzo sul mercato”.

“Dobbiamo avere dei luoghi e delle aziende dove è bello stare bene - ha proseguito Chiara Mio, arrivando a toccare il tema della fuga dei cervelli, anche dal Veneto -. Gli spazi di grande concentrazione, i capannoni di vecchia costruzione o in disuso, andranno rivisti, ce lo ha insegnato l’emergenza sanitaria. C’è senza dubbio una correlazione tra il brutto e la difficoltà di trattenere i nostri laureati. Senza un contesto piacevole dove stare diventa difficile evitare che se ne vadano e, viceversa, attrarre nel nostro territorio i giovani talenti. Su questo aspetto, la politica ha accumulato ritardo e deve saper cambiare passo. Le stesse aziende faticano, ma vanno aiutate a cogliere questi nuovi modelli di riconversione che si traducono in economia circolare. Lo Stato le sostenga con dei contributi ma non all’infinito, bensì con dei tempi certi, scaduti i quali varrà la regola della concorrenza nel libero mercato”.

Al segretario generale di Confcommercio Veneto, Eugenio Gattolin, sono spettate le conclusioni: "D’ora in avanti - ha detto - servono azioni concrete nell’ambito dei protocolli sottoscritti con Asvis e Regione Veneto e in una logica di lungo periodo. I tempi sono stretti, è una partita che coinvolge anche noi, le associazioni di categoria. Da un lato è opportuno stimolare la politica per quanto di sua competenza, dall’altro le aziende mettano in campo il coraggio d’investire con convinzione in queste nuove direzioni”.

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