• Home 
  • Attualità 

INVERTIRE LA ROTTA PER FAR TORNARE I NEGOZI SOTTO CASA

Una recente ricerca Istituto Tagliacarne - Il Sole 24 Ore evidenzia, anche a Vicenza, la lontananza dal modello di “città dei 15 minuti”. L’analisi di Confcommercio Vicenza

mercoledì 10 luglio 2024
INVERTIRE LA ROTTA PER FAR TORNARE I NEGOZI SOTTO CASA INVERTIRE LA ROTTA PER FAR TORNARE I NEGOZI SOTTO CASA

Fare la spesa alimentare sotto casa, ovvero spostandosi a piedi in un raggio massimo di 15 minuti, non è comune nel Belpaese. Nonostante il commercio sia storicamente l’anima dei centri storici e dei quartieri, negli anni i negozi si sono sempre più allontanati dalle zone residenziali e il risultato è che oggi, in Italia, solo il 39% dei cittadini ha a portata di… “passeggiata” un punto vendita del settore alimentare. Ad approfondire questo aspetto, una recente ricerca effettuata nell’ambito del progetto Urban Pulse 15 del Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, in collaborazione con Il Sole 24 Ore. L’obiettivo era quello di capire quanto è diffusa sul territorio la “città dei 15 minuti”, un modello di pianificazione urbanistica al quale si ispirano molte città europee e che si sta diffondendo, almeno negli intenti, anche in Italia.

L’obiettivo è fare in modo che i cittadini non debbano usare l’auto per accedere a tutta una serie di servizi, a tutto vantaggio della qualità di vita. Ma in Italia, come si diceva, siamo ancora distanti. E lo siamo anche nel Vicentino. La ricerca fa un focus su tutte le province italiane e Vicenza non ne esce benissimo, considerato che siamo sotto la media nazionale: solo il 30,7% della popolazione vicentina ha un negozio alimentare a 15 minuti a piedi dalla propria abitazione, collocando il nostro territorio all’85° posto nella classifica nazionale (in tutta Italuia la media è al 39% della popolazione). Ampliando lo sguardo al Veneto, meglio di noi fanno Venezia (al 46° posto) e Verona (76° posto), mentre vanno peggio tutte le altre province: a Padova solo il 27,8% della popolazione è vicina ad un alimentari (97° posto in classifica), a Rovigo il 26,9% (101° posto), a Treviso il 24,6% (104° posto) e fanalino di coda è Belluno, dove ha un negozio di alimentari raggiungibile a 15 minuti a piedi solo il 21,7% della popolazione.

Tornando ai dati vicentini, il Capoluogo va meglio del resto della provincia. A Vicenza città il 55,2% della popolazione ha un supermercato vicino e comunque il 45,5% ha a 15 minuti almeno un piccolo negozio di alimentari. Negli altri comuni, invece, si scende al 32,7% per la vicinanza di supermercati e al 22.7% per il piccolo dettaglio.

Quale lettura dare a questi dati? Lo fa Confcommercio Vicenza, da tempo impegnata sui temi della connessione tra commercio e pianificazione urbanistica, in una nota che è stata inviata alla stampa una volta emersi i dati della ricerca.

Il Vicentino presenta un territorio vasto, policentrico, caratterizzato da ampie zone collinari e montane e dunque non può certo meravigliare che non si raggiungano percentuali eccelse sul fronte della “città dei 15 minuti”, se guardiamo ai dati provinciali. D’altro canto, però, dobbiamo evidenziare quanto i risultati non siano ottimali nemmeno per il Capoluogo e questo è sintomatico di quanto ribadiamo da anni come Confcommercio Vicenza, ovvero che la poca attenzione prestata in passato da tanti Comuni, non solo Vicenza ovviamente, sulla programmazione urbanistica commerciale abbia contribuito a depauperare un patrimonio importante proprio sul fronte del commercio di vicinato, impoverendo i centri storici, così come i quartieri, di quei negozi essenziali per garantire un servizio accurato e di prossimità ai cittadini.

Oramai è assodato che il progressivo indebolimento della rete del piccolo commercio al dettaglio, ossia dei servizi vicini alla cittadinanza, è stato causato principalmente dal proliferare delle strutture della media e grande distribuzione come centri commerciali e medio-grandi strutture di vendita collocati in periferia e raggiungibili principalmente attraverso l’auto, con tutto ciò che questo ha comportato in termini di traffico e inquinamento. E poi, più di recente anche se con minori impatti sull’alimentare, anche l’e-commerce ha cambiato profondamente le abitudini dei consumatori, penalizzando il commercio tradizionale.

Ora si tratta, per quanto possibile, di invertire la rotta di un fenomeno che ha comportato una perdita di funzioni nelle città e nei paesi e il conseguente peggioramento della qualità di vita: è indubbio, infatti, e lo abbiamo riscoperto quando abbiamo vissuto il terribile periodo del Covid, quanto sia importante la vicinanza delle attività commerciali, in particolare di prima necessità come l’alimentare e quanto queste attività si dimostrino presidi indispensabili per il benessere collettivo.

Ma si tratta di sistemi estremamente fragili che ora dobbiamo preservare e ricostruire in modo nuovo, coscienti che il commercio è il settore economico più integrato nel tessuto urbano, contribuendo alla vitalità delle città, dei quartieri e dei paesi. E coscienti anche che ci stiamo indirizzando verso una società dove la vicinanza fisica dei negozi diventa ancor più importante per l’aumento dell’età della popolazione.
Diventa dunque importante sviluppare, sin da ora, una visione e una strategia di governance del territorio, sul medio-lungo termine, che sia realmente capace di dare risposte concrete all’economia reale e alla vita quotidiana dei cittadini e degli operatori economici e di valorizzare i vari aspetti di una nuova dimensione di “prossimità urbana” nei diversi contesti: Vicenza e i suoi quartieri, i centri urbani minori e il territorio diffusamente urbanizzato.

Lo dobbiamo fare con progetti concreti di rigenerazione, in grado di ripristinare uno stile di vita fondato sui quartieri e considerando il commercio tradizionale svolto dagli esercizi di vicinato all’interno della città e dei paesi un importante “capitale urbano”.

Chiaro che la grande distribuzione organizzata e l’e-commerce sono oramai entrati nelle abitudini dei consumatori, ma queste modalità di consumo devono conciliarsi con la rete dei negozi di vicinato e questo richiede che le istituzioni, i Comuni in primis, orientino i loro strumenti regolatori dell’urbanistica, tenendo conto della sostenibilità sociale, territoriale e ambientale degli insediamenti commerciali. Non si tratta certo di tornare “all’antico villaggio” ma di studiare nuove traiettorie di sviluppo del territorio che valorizzino il commercio di vicinato inserendolo in uno scenario futuro fatto di innovazione tecnologica e sociale.

Proprio con queste finalità, Confcommercio Vicenza ha presentato ufficialmente, poco prima delle ultime elezioni amministrative, un programma di incontri sull’urbanistica rivolto ai sindaci, agli assessori e ai tecnici dei Comuni, che si concretizza in tre appuntamenti, tenuti da alcuni esperti del nostro Comitato Scientifico istituito sul tema. E tra settembre e ottobre daremo avvio agli incontri, con i quali realizzeremo, prima una ricognizione approfondita del quadro normativo esistente in tema di rigenerazione urbana, poi su come strutturare una efficace pianificazione per fare del commercio un fattore di miglioramento dell’ambiente urbano. E infine sulla “libertà di manovra” che le Amministrazioni Comunali hanno in tema di commercio e governo del territorio, per assumere decisioni mirate alla prosperità delle imprese, al benessere dei cittadini nella tutela degli interessi generali. Va da sé che tra queste decisioni deve rientrare anche l’obiettivo di costruire, se non una “città dei 15 minuti”, quanto meno una “città di prossimità”.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

NEWS IMPRESE