Le imprese del Terziario speravano in un 2021 di ripartenza, ma il percorso è ancora in salita e si avvertono i timori per possibili nuove insidie. È quanto emerge, in sintesi, dall’Osservatorio Economico di Confcommercio Vicenza, che ha elaborato le risposte di oltre 600 imprese ad uno specifico questionario inviato nei primi giorni di luglio. L’analisi fa riferimento al 1° semestre 2021 e ha per obiettivo rilevare e descrivere come stanno reagendo le aziende del Terziario alla crisi innescata dalla pandemia, con le conseguenti restrizioni e i cambiamenti di scenario.
Un dato allarmante è che il 64% delle imprese intervistate teme nuovi lockdown in autunno, con punte del 75% se si considera il comparto del turismo e della ristorazione. Se così fosse, il 17% dichiara che non sopravvivrà a nuove chiusure forzate, e tra queste figurano principalmente le attività di abbigliamento e calzature e di prodotti per la persona.
“L’incertezza sull’evoluzione della pandemia – spiega Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza – sta creando altri danni che si aggiungono a quelli già subiti non solo sul fronte dell’ospitalità turistica, dove le disdette non mancano, ma in generale su tutti quei comparti già duramente colpiti dai continui “stop&go” nelle varie restrizioni. E anche com’è evoluta la questione Green Pass nei giorni scorsi, tra fughe in avanti e marce indietro, non ha certo aiutato. In queste condizioni è difficile per un’impresa fare programmazione e investimenti, che sono la benzina necessaria per far girare il motore”.
Se il 2021 ha tradito le aspettative di una pronta uscita dall’emergenza, è pur vero che qualche segnale positivo lo ha riservato. Guardando allo “stato di salute” al 30 giugno 2021, il 24 % delle aziende intervistate ha dichiarato di trovarsi in situazione “non buona o pessima” (una su quattro), un dato comunque in miglioramento rispetto a quanto osservato nel corso del 2020, quando questo indicatore era salito al 43%. E il 30% delle imprese intervistate dichiarano, invece, di essere in uno stato di salute buono o ottimo. La situazione, su questo aspetto, è sovrapponibile ai livelli ante-Covid, anche se ciò non vale per tutti i settori. Ristorazione e attività del turismo, dopo il drastico peggioramento del 2020, presentano nel primo semestre 2021 uno “stato di salute” che continua a essere critico: 37% (settore ristorazione) e 44% (attività del turismo) in condizione cioè “non buona”. L'Ingrosso, invece, parrebbe aver osservato una ripresa nei primi 6 mesi del 2021 tale da riportare lo stato di salute percepito su valori del 2019.
Il Dettaglio di prodotti alimentari e di prodotti per la casa, che non avevano fatto registrare nel corso del 2020 lo stesso trend negativo degli altri settori, semmai un lieve miglioramento, nel primo semestre 2021 assestano il loro stato di salute su livelli non critici.
È una fotografia in chiaro-scuro, dunque, quella che emerge del Terziario di mercato vicentino, confermata anche dall’andamento dei fatturati. Secondo quanto dichiarato dalle 600 imprese interpellate, chi ha ricominciato a vedere il segno più e chi ha registrato valori in calo, si equivalgono nel confronto tra i due semestri (1° semestre 2021 nel confronto con 1° semestre 2020): si attestano entrambi al 32%. Fatturati stabili per il 36% delle imprese. Ma questo equilibrio è frutto di una media. Se ci focalizziamo sui singoli settori la “musica” cambia: nel turismo e nella ristorazione sono più le aziende con fatturati in calo nel confronto tra i due semestri, che in aumento: così i pochi segni più e i tanti segni meno portano ad una stima complessiva di un – 20% di fatturato per l’ospitalità e un -14% per la ristorazione. Discorso a parte per il comparto alimentare, che nel 2020 non aveva subito chiusure e lockdown recuperando anche quote di mercato solitamente destinato ai consumi fuori casa: nel primo semestre del 2021, sempre confrontando lo stesso periodo dell’anno scorso, perde il vantaggio acquisito con un -10% di fatturato nella media delle variazioni dichiarate. Bene l’Ingrosso con un +12% di aumento di fatturato (sempre facendo una media delle variazioni), anche se qualche incertezza sul futuro c’è, legata all’aumento del costo delle materie prime. In leggera crescita il Dettaglio prodotti per la casa (+2%), mentre rimangono praticamente stabili il comparto Dettaglio prodotti per la persona (+0,1%) e quello dei Servizi (+1%).
“Questi dati ci dicono che la ripresa stenta a ripartire – commenta il presidente Rebecca -, ma soprattutto che tante attività non sono riuscite ad innescare un trend di recupero di quanto perso nel 2020. È un segnale preoccupante, soprattutto perché i consumi avanzano a scartamento ridotto e all’orizzonte c’è un autunno che ancora non riusciamo a decifrare. Il Governo non può e non deve abbassare la guardia sui sostegni alle categorie più colpite perché i livelli pre-Covid per molti sono ancora un miraggio”.
Nonostante tutto però le imprese vicentine del Terziario analizzate nell’Osservatorio non vogliono “gettare la spugna”. La liquidità c’è ancora (viene considerata sufficiente dall’85% degli intervistati), i livelli occupazionali resistono (solo il 19% ha dichiarato di aver ridotto il personale rispetto al 2020) e anzi c’è chi nel secondo semestre prevede di assumere ancora (circa il 30% del campione). Dopo le cadute, quindi, c’è ancora la forza per rialzarsi.
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