Degli oltre diciassette milioni di occupati regolari registrati a giugno 2022, sono più di undici milioni quelli attivi nel terziario di mercato, per una quota pari al 64,5%. Parte da questo dato “Terziario e lavoro”, l’osservatorio sul terziario di mercato realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio e presentato in occasione della conferenza stampa che ha aperto i lavori della ventiduesima edizione del Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”, tenutosi il 17 e 18 aprile per il secondo anno consecutivo nello scenario di Villa Miami a Roma. E se rispetto a due anni prima la crescita dell’occupazione assoluta è stata di quasi due milioni di unità, più dei tre quarti (il 76,4% per la precisione) appartiene allo stesso terziario di mercato. Il rovescio della medaglia viene dal confronto con i risultati del 2019: se l’occupazione totale non ha completamente recuperato i livelli pre pandemici (in termini di unità di lavoro a tempo pieno siamo a quasi 23 milioni e 900mila lavoratori rispetto a poco più 24 milioni e 100mila), il deficit è attribuibile in esclusiva proprio al terziario di mercato (-2,8%). In più, la pandemia ha colpito pesantemente le piccole unità produttive e il lavoro autonomo: a fronte della crescita di quasi 1,4 milioni dei lavoratori dipendenti nel terziario di mercato tra il 2020 e il 2022, il numero di lavoratori indipendenti nelle attività terziarie è infatti risultato inferiore di quasi 27mila unità, un calo che si registra in particolare nelle professioni e nei trasporti.
Passando al numero di dipendenti per impresa, il rapporto dell’Ufficio Studi evidenzia che nel terziario è pari a 8,8 (era 8,2 nel 2020, +7,5%) contro gli 11,4 del resto dell’economia. In fondo alla “classifica” troviamo il piccolo commercio alimentare con 3,3 dipendenti per impresa, in testa l’aggregato “Altri trasporti e logistica” con 30,4. Al netto delle attività stagionali, si scopre poi che nel 2022 il 70,2% degli occupati nel terziario di mercato aveva un contratto a tempo indeterminato contro il 73,7% del complesso dell’economia. Un numero che “restituisce, contro diffusi pregiudizi, la dimensione della qualità del lavoro nei servizi, a prescindere dalla remunerazione”. Basti pensare che nelle attività stagionali caratterizzate da fermo produttivo per diversi mesi l’anno, il 44% dei contratti è, comunque, a tempo indeterminato.
Se il terziario è stato il principale traino del recupero dell’occupazione dopo la pandemia, va sottolineato poi che il 53%% di questo aumento si deve alle donne, nove su dieci delle quali assunte tra il 2020 e il 2022 lavora nei servizi. Non è un caso che la quota di occupazione dipendente femminile nel terziario di mercato sia pari al 50,8% mentre nelle altre attività economiche sia ferma al 27%.
Un problema impellente è invece la mancanza di manodopera, soprattutto nei settori legati al turismo. Se nel 2023 si osservasse una crescita delle presenze del 15,3% rispetto al 2019, l’Ufficio Studi stima che occorrerebbero 280mila nuovi lavoratori nei soli settori dell’alloggio e ristorazione rispetto allo scorso anno.
Infine, le stime macroeconomiche annunciate dal direttore Mariano Bella indicano per quest’anno un aumento del Pil dello 0,9% e dell’1,2% nel 2024, mentre i consumi dei residenti sono visti in aumento dello 0,5% nel 2023 e dello 0,7% l’anno prossimo.
Il presidente nazionale Carlo Sangalli: “Lavorare per una nuova e più forte fase di sviluppo”
L’inflazione, “ancora elevata”, che “riduce il potere d’acquisto dei redditi e il valore reale dei risparmi”, con la relativa questione energetica, che “ha messo a dura prova il nostro sistema economico e sociale, creando danni a famiglie e imprese” e che costringerà le imprese del terziario di mercato a una spesa energetica complessiva di circa 38 miliardi nel 2023, molto al di sopra dei 13 miliardi del 2021. È partito da qui il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo intervento alla conferenza stampa che ha aperto la due giorni di Confcommercio a Villa Miani per il ventiduesimo Forum, dipingendo poi la situazione ancora fragile dell’economia del Paese, nonostante abbia mostrato, nel biennio 2021-2022, “una capacità di reazione eccezionale e inattesa, con una crescita superiore anche a quella dei nostri principali partner internazionali”.
Restano, però, i problemi strutturali del Paese, a cominciare dalla debolezza dei consumi, nel 2022 “sotto di quasi venti miliardi di euro rispetto al 2019”. Per questo il presidente di Confcommercio ha invitato a “lavorare per costruire una nuova e più forte fase di sviluppo per evitare di ripiombare nell’incubo degli ‘zero virgola’”. Cominciando con l’evitare “a tutti i costi di sprecare l’occasione di fare le riforme che da troppo tempo l’Italia chiede e merita”. “Al Governo abbiamo chiesto buone regole, buoni investimenti, buone politiche a sostegno del terziario di mercato, per il commercio, per i servizi, per il turismo, per i trasporti e per il lavoro autonomo”, ha proseguito il presidente di Confcommercio. Terziario di mercato che, non a caso, “rappresenta il settore che può dare il maggiore impulso alla nuova occupazione, soprattutto femminile, e irrobustire la crescita del nostro Paese”, ma che è scosso da “una vera e propria emergenza rappresentata dalla carenza di personale”.
Come se ne esce? Per Sangalli “servono, prima di tutto, più crescita e più produttività” e, naturalmente, “la costruzione di un compiuto sistema di politiche attive, utile per favorire l’incontro tra domanda e offerta”. In questo senso, la riforma delle politiche per il lavoro delineata dal PNRR “sembrerebbe tracciare un importante cambio di prospettiva”.
Un’altra fondamentale riforma da attuare è quella fiscale: se la legge delega di riforma del fisco “va nella giusta direzione, almeno rispetto all’impianto generale e agli obiettivi”, “ci sono alcuni aspetti che vanno valutati attentamente”, a partire dalla definizione di “un chiaro sistema di detrazioni e deduzioni per conciliare principio di progressività e transizione verso l’aliquota impositiva unica”. E, in ogni caso, serve “un confronto continuo e strutturato con le parti sociali”.
Il Pnrr, infine: “bisogna fare presto e bene perché è un’opportunità irripetibile per rendere l’Italia più moderna, efficiente, inclusiva, aperta all’innovazione e al merito”. E la sua necessaria rivisitazione è anche “l’occasione per mettere in campo interventi per rilanciare il settore del turismo e, in generale, il terziario di mercato”. “Occorre fare di tutto – ha concluso Sangalli - per ridurre i ritardi politici, amministrativi ed operativi e realizzare gli interventi strategici e capaci di produrre effetti positivi durevoli, in particolare nel Mezzogiorno, per costruire una crescita più robusta e duratura”.
Per tutti gli approfondimenti e gli interventi al Forum, visitare il sito www.confcommercio.it.
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