Superate le tensioni nella maggioranza che hanno a lungo ritardato il via libera e le divergenze con Bruxelles, il Governo ha finalmente varato il Piano nazionale di ripresa e resilienza per la spesa dei 191,5 miliardi di fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. Si tratta di un piano che Palazzo Chigi definisce "epocale", che in cinque anni cambierà l'Italia e aumenterà del 3,6% la crescita, con una riduzione sensibile dello storico divario tra Nord e Sud del Paese e un impatto di sedici punti di Pil al 2026 (fino a 24 per il Mezzogiorno). Tutto ciò a patto di riuscire a spenderli, i fondi: le regole del Recovery parlano chiaro, lo stanziamento delle risorse è monitorato ogni sei mesi e legato all'effettivo raggiungimento degli obiettivi.
Il Recovery plan "si organizza lungo sei missioni". La prima, "Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura", stanzia complessivamente 49,2 miliardi e si propone di:
La seconda missione, "Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica", stanzia complessivamente 68,6 miliardi e intende:
Previsti investimenti e riforme per l'economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile. Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l'acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. Previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l'efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l'anno. Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore. Si sostiene la filiera dell'idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l'uso locale nell'industria e nel trasporto. Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l'obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l'acqua potabile del 15% e nella riduzione del dissesto idrogeologico.
La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile', stanzia complessivamente 31,4 miliardi e punta allo sviluppo razionale di un'infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità. Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e nel potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica.
La quarta missione, "Istruzione e Ricerca", stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro per rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l'infanzia. Crea 152mila posti per i bambini fino a 3 anni e 76mila per i bambini tra i 3 e i 6 anni. Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l'obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.
La quinta missione, "Inclusione e Coesione", stanzia complessivamente 22,4 miliardi con l’obiettivo di:
Il Governo investe nello sviluppo dei centri per l'impiego e nell'imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna. Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità. Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città' metropolitane.
La sesta missione, "Salute", stanzia complessivamente 18,5 miliardi, per:
Il Piano investe nell'assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità. Si potenzia l'assistenza domiciliare per raggiungere il 10% della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l'assistenza remota, con l'attivazione di 602 centrali operative territoriali.
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