Intesa raggiunta al vertice europeo sul Recovery Fund dopo cinque giorni di intense trattative. All'Italia l'accordo porta una dote di 209 miliardi, di cui 82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti. Il Consiglio europeo ha quindi varato il piano straordinario da 750 miliardi per i paesi più colpiti dal Covid-19, denominato “Next Generation Eu” e il bilancio comune 2021-2027.
I fondi saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond: sarà la Commissione Europea a emettere debito comune garantito dal bilancio UE, segnando una svolta storica nelle politiche economiche dell’Unione europea.
L’accordo, arrivato dopo un confronto intenso tra i paesi nordici definiti “frugali” e i paesi dell’Europa meridionale, mantiene il valore complessivo di 750 miliardi, difeso dall’asse Merkel-Macron e auspicato dall’Italia. L’Olanda e gli altri paesi del Nord ottengono in cambio la modifica del rapporto tra trasferimenti e prestiti, a favore di questi ultimi: i trasferimenti (sovvenzioni da non rimborsare) sono quindi scesi da 500 a 390 miliardi e i prestiti sono saliti da 250 a 360 miliardi. I “frugali” hanno ottenuto anche un aumento dei loro rebates, gli sconti ai versamenti al Bilancio comune 2021-2027, che è fissato a 1.074,3 miliardi.
All’Italia – primo paese beneficiario davanti alla Spagna – spetteranno 208,8 miliardi: 81,4 di trasferimenti (- 3,8 miliardi rispetto alla proposta iniziale) e 127,4 di prestiti (+38 miliardi rispetto a quanto inizialmente pronosticato). In cambio, il governo proporrà il prossimo autunno un Piano nazionale di riforme, precondizione per accedere al Recovery Fund, che sarà valutato dalla Commissione europea entro due mesi. Le riforme riguarderanno pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità.
La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l'attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef). In base all’accordo, gli esborsi saranno condizionati alla verifica degli obiettivi intermedi del Piano di riforme nazionale. Un singolo paese potrà infatti chiedere l’intervento del Consiglio per bloccarli se riterrà che ci sia un allontanamento nell’attuazione delle riforme. Il Consiglio europeo sarà quindi coinvolto nel procedimento, ma su richiesta del premier Conte l’accordo prevede che discuterà della questione in modo “esaustivo” ma non “decisivo” come inizialmente indicato. Ad esprimersi sarà il Cef, ovvero i ministeri delle Finanze della zona euro “per consenso”.
I fondi inizieranno ad arrivare nel secondo trimestre del 2021, ma potranno essere usati retroattivamente anche per coprire le misure prese dal febbraio 2020, purché compatibili con gli obiettivi del Recovery Fund.
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