mercoledì 06 settembre 2023
La Commissione ha adottato nelle scorse settimane gli Standard Europei di Rendicontazione sulla Sostenibilità (ESRS), che devono essere utilizzati da tutte le società soggette alla direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese. Ciò segna un altro passo avanti nella transizione verso un'economia dell'UE sostenibile. Gli standard coprono l'intera gamma di questioni ambientali, sociali e di governance, compresi i cambiamenti climatici, la biodiversità e i diritti umani. Forniscono informazioni agli investitori per comprendere l'impatto sulla sostenibilità delle società in cui investono. Tengono inoltre conto delle discussioni con l'International Sustainability Standards Board (ISSB) e la Global Reporting Initiative (GRI) al fine di garantire un grado molto elevato di interoperabilità tra gli standard dell'UE e quelli globali e di evitare inutili doppie segnalazioni da parte delle imprese.
Gli obblighi di segnalazione verranno introdotti gradualmente nel tempo per le diverse società.
Chi è soggetto a questi nuovi standard?
Il diritto dell'UE impone a tutte le grandi imprese e a tutte le società quotate (ad eccezione delle microimprese quotate) di divulgare informazioni su quelli che considerano i rischi e le opportunità derivanti da questioni sociali e ambientali e sull'impatto delle loro attività sulle persone e sull'ambiente. Questo aiuta gli investitori, le organizzazioni della società civile, i consumatori e altre parti interessate a valutare le prestazioni di sostenibilità delle aziende, come parte del Green Deal europeo.
Oggi questo documento è obbligatorio solo per gli enti di interesse pubblico (grandi società quotate), ma dal 2024, la redazione del bilancio di sostenibilità diventerà obbligatoria per tutte le aziende con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e un bilancio annuo di almeno 43 milioni.
Tuttavia, vi sono ampie prove che le informazioni sulla sostenibilità che le aziende attualmente riportano non sono sufficienti. Spesso omettono informazioni che gli investitori e le altre parti interessate ritengono importanti. Le informazioni riportate possono essere difficili da confrontare da azienda a azienda e gli utenti delle informazioni, come gli investitori, spesso non sono sicuri di potersi fidare.
I problemi nella qualità del reporting di sostenibilità hanno effetti a catena. Significa che gli investitori non dispongono di una panoramica affidabile dei rischi legati alla sostenibilità a cui sono esposte le aziende. Invece, secondo l’Ue, gli investitori dovrebbero essere sempre più consapevoli dell'impatto delle aziende sulle persone e sull'ambiente e sui loro piani per ridurre tali impatti in futuro.
Ecco perché, in linea con la direttiva sulla rendicontazione aziendale sulla sostenibilità, che delinea l'obbligo per le aziende di utilizzare gli standard per adempiere ai loro obblighi legali di rendicontazione sulla sostenibilità, la Commissione ha deciso di adottare standard comuni che aiuteranno le aziende a comunicare e gestire le loro prestazioni di sostenibilità in modo più efficiente e quindi avere un migliore accesso a finanziamenti sostenibili.
Cosa prevedono gli standard
Gli standard adottati dalla Commissione si basano sui pareri tecnici dell'EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), un organo consultivo indipendente e multilaterale, finanziato in maggioranza dall'UE, i cui progetti di standard sono sviluppati con lo stretto coinvolgimento di investitori, aziende, revisori, società civile, sindacati, accademici e normatori nazionali.
Nella sostanza, cosa dovranno segnalare le aziende? Le imprese dovranno rendicontare sia i loro impatti sulle persone e sull'ambiente, sia su come le questioni sociali e ambientali possono creare rischi e opportunità finanziarie per l'azienda. Tutto questo rispettando uno schema costituito da 12 standard che coprono l'intera gamma di questioni di sostenibilità: dall’impatto sul clima all’inquinamento, dalla biodiversità all’utilizzo delle acque fino all’economia circolare. E poi per il sociale: si dovrà rendicontare sulle proprie politiche aziendali relative ai dipendenti, ma anche a quelli coinvolti nella catena del valore, le comunità, i consumatori/utenti finali e infine le proprie condotte commerciali.
Va detto che la Commissione europea, in fase di adozione, ha apportato una serie di modifiche ai progetti di standard che assicura maggiore proporzionalità, senza pregiudicare il conseguimento degli obiettivi strategici. Le modifiche rientrano in tre categorie principali: introduzione graduale di alcuni obblighi di comunicazione; dare alle aziende maggiore flessibilità per decidere esattamente quali informazioni sono rilevanti da comunicare nelle loro circostanze; rendere volontari alcuni dei requisiti proposti.
Il ruolo delle Pmi
E le PMI? La direttiva contabile, non impone nuovi obblighi di comunicazione alle PMI, ad eccezione delle PMI quotate.
Per le PMI quotate, la direttiva contabile prevede comunque un regime di rendicontazione proporzionato. Ad esempio, le PMI quotate non sono tenute a comunicare informazioni sulla sostenibilità fino all'anno finanziario 2026, con la possibilità di un ulteriore slittamento di due anni dopo. Inoltre, le PMI quotate possono riferire in base a standard separati e proporzionati che saranno meno rigorosi rispetto alla serie completa di ESRS che la Commissione ha appena adottato. In questo senso l'EFRAG sta attualmente sviluppando le bozze degli standard proporzionati per le PMI quotate.
Alcune PMI non quotate, che non sono soggette ad alcun obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità ai sensi della direttiva contabile, possono tuttavia ricevere richieste di informazioni sulla sostenibilità da clienti, banche, investitori o altre parti interessate. Si stanno quindi anche sviluppando norme volontarie più semplici per l'uso da parte delle PMI non quotate. Tali norme volontarie dovrebbero consentire alle PMI non quotate di rispondere alla richiesta di informazioni sulla sostenibilità in modo efficiente e proporzionato, facilitando così la loro partecipazione alla transizione verso un'economia sostenibile.Va detto a questo proposito che saranno limitate legalmente le informazioni che le grandi imprese potranno richiedere alle PMI coinvolte nelle loro catene del valore.
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