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SPESA DELLE FAMIGLIE: LA RIVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA

Negli ultimi 30 anni questa voce è cresciuta in modo esponenziale. Il 2023 è l’anno del ritorno dei consumi ai livelli pre-pandemia, ma solo grazie al turismo

martedì 22 agosto 2023
SPESA DELLE FAMIGLIE: LA RIVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA SPESA DELLE FAMIGLIE: LA RIVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA

È la tecnologia, con i Pc e i prodotti audiovisivi e multimediali, ma soprattutto i telefoni, a segnare un vero e proprio boom nei consumi degli italiani negli ultimi 30 anni: i primi, con un aumento della spesa pro capite in termini reali del 786%, i secondi con un incremento addirittura del 5.339%; in forte crescita, all’interno del comparto del tempo libero, anche i servizi ricreativi e culturali (+93%); in calo i pasti in casa (-11,2%), mobili ed elettrodomestici (-5,1%) e il consumo di elettricità e gas (-12,2%), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico.

Per quanto riguarda i consumi complessivi, nel 2022 – con 20.810 euro pro capite – la spesa delle famiglie è ancora inferiore ai livelli del 2019 (20.914 euro) e nel 2024 non saranno recuperati i livelli di picco del 2007 (21.365 euro contro i 21.569 euro); il 2023, tuttavia, si può definire come l’anno del ritorno alla normalità grazie soprattutto al consistente contributo della filiera turistica che, rispetto all’anno scorso, registra aumenti consistenti per viaggi, vacanze e alberghi (+23,6%), servizi ricreativi e culturali (+9,7%), bar e ristoranti (+8%).

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui consumi delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2023.

Un andamento, quello dei consumi, che si può però definire deludente, conseguenza - e causa, al contempo - della scarsa crescita aggregata sperimentata dall’Italia negli ultimi trent’anni. La speranza di invertire la tendenza con le riforme e gli investimenti del PNRR è flebile.

Analizzando i consumi per grandi funzioni spesa nel medio-lungo termine si valutano facilmente i grandi attrattori delle preferenze dei consumatori, fenomeno che resta, talvolta sotto traccia, anche durante e dopo la pandemia.

Come si diceva, rispetto al 1995 la spesa per l’equipaggiamento telefonico in termini reali, cioè al netto della variazione dei prezzi, è cresciuta in modo stratosferico: per ogni euro speso in questa categoria nel 1995 oggi se ne spendono oltre 54, a parità di potere d’acquisto.

Cresce tutto ciò che è tecnologia, come gli elettrodomestici cosiddetti bruni e i personal computer che fanno parte della multimedialità e dell’audiovisivo, dove contribuiscono alla creazione dei palinsesti per lo svago fruito in casa (nel 2023 nove volte la dimensione del 1995 e quasi il triplo rispetto al 2007). Prova ne sia che l’acquisto di servizi ricreativi e culturali prodotti altrove è cresciuto  del 93% nello stesso periodo.

Al di là della tecnologia, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi, resta poco altro in termini di crescite spettacolari. E non potrebbe essere diversamente, vista la complessiva stagnazione dei consumi nel lungo periodo di cui siamo ben consapevoli. Fenomeno, questo, testimoniato, per esempio, dalla dinamica di vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani e oggi ancora ai livelli di quasi trent’anni fa.

Ed è altrettanto interessante la dinamica della spesa per l’elettricità e il gas. Le politiche di risparmio energetico funzionano e gli sprechi si riducono. Cioè si riduce la quantità. Per l’energia e, in generale, le spese per l’abitazione, purtroppo vale quanto discusso di recente a proposito delle spese obbligate: la crescita dei prezzi unitari di questi beni (sono classificati come tali, non invece servizi) ne ha sviluppato la quota di spesa, generando una inevitabile compressione dei consumi liberi e, quindi, del benessere economico che le famiglie ritraggono dalla spesa per consumi.

Si nota, poi, la sostanziale stazionarietà della spesa per alimentazione, ove si abbia l’accortezza di sommare alimentazione in casa e fuori casa. Naturalmente, le due componenti hanno trend radicalmente diversi: mentre il fuori casa è sospinto dalla tendenza a sviluppare benessere individuale attraverso la fruizione di servizi legati al tempo libero, l’alimentazione in casa è compressa anche dalle tendenze demografiche. Una popolazione più anziana richiede, strutturalmente, meno contributi alimentari di base e più contenuto di servizio. Sta alle imprese rispondere con successo a queste ineludibili sfide.

Salvo tempo libero, tecnologia e viaggi e alberghi, nessuna macro-funzione riesce a tornare, nel 2023, ai livelli di spesa pro capite del 2019.

Nel complesso, tuttavia, l’anno in corso si presenta per molti aspetti, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi, come il vero ritorno alla normalità. Il contributo del turismo è ben visibile: dai servizi ricreativi e culturali (+9,7%) agli alberghi e ai viaggi (+23,6%), fino ai consumi fuori casa presso i pubblici esercizi (+8%). Sono questi i pilastri della potenziale crescita economica, generata, appunto, dal terziario di mercato, in attesa di una ripresa della manifattura esportatrice.

“La crescita dei servizi e del turismo potrebbe riportare quest’anno i consumi a un livello di normalità. Consumi che, peraltro, valgono il 60% del Pil. L’economia, però, è in fase di rallentamento e alcuni nodi sono ancora irrisolti. Mancano, infatti, all’appello un piano di rilancio del Sud, la piena realizzazione di riforme e investimenti del PNRR e una profonda riforma fiscale in tempi rapidi”: così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli commenta l’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione.

Per consultare la nota informativa dell’Ufficio studi Confcommercio clicca QUI.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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