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UN 2023 POSITIVO PER IL TERZIARIO, MA SUL NUOVO ANNO PREVALE LA PRUDENZA

I dati dell’Osservatorio Economico-Occupazionale elaborato da Confcommercio Vicenza evidenzia l’exploit di ingrosso e turismo-ristorazione. Il presidente Piccolo: “Consolidata la ripresa del 2022, ma si deve fare di più per sostenere i consumi”

giovedì 25 gennaio 2024
UN 2023 POSITIVO PER IL TERZIARIO, MA SUL NUOVO ANNO PREVALE LA PRUDENZA UN 2023 POSITIVO PER IL TERZIARIO, MA SUL NUOVO ANNO PREVALE LA PRUDENZA

Il Terziario di mercato vicentino archivia un 2023 con un andamento sostanzialmente positivo, grazie soprattutto alle buone performance dei settori ingrosso e turismo-ristorazione, ma non mancano segnali di incertezza sul futuro, in particolare per le imprese al dettaglio. È la “fotografia” scattata dall’Osservatorio Economico-Occupazionale 2023, un questionario compilato da 300 imprese del commercio, turismo e servizi della provincia ed elaborato nei giorni scorsi da Confcommercio Vicenza.

Terziario in salute, con qualche “nube”

Una prima rilevazione dell’indagine ha riguardato lo stato di salute generale delle imprese al 31 dicembre 2023, che viene valutato buono/ottimo dal 49% dei rispondenti e discreto dal 40%, mentre non buono e pessimo è il giudizio espresso dall’11% delle imprese interpellate. Spiccano in terreno positivo, ovvero tra chi giudica il proprio stato di salute buono/ottimo, le imprese  dell’ingrosso (con il 65%), del dettaglio alimentare (56%) e del turismo-ristorazione (50%).

Prudente è invece la rilevazione del clima di fiducia per il primo semestre 2024, con un 73% delle imprese intervistate che prevede una sostanziale stabilità della propria situazione economica. E mentre un’impresa su 4 nel turismo-ristorazione e nei servizi si aspetta  un miglioramento del proprio stato di salute, nei settori dettaglio prodotti per la persona (ad esempio abbigliamento e calzature, edicole, librerie ecc.) e dettaglio prodotti per la casa (ad esempio casalinghi, arredamento, elettrodomestici ecc.) i “pessimisti” superano gli “ottimisti”.

Fatturato in aumento sul 2022

A registrare nel 2023 un aumento di fatturato rispetto all’anno precedente sono il 38% degli intervistati, mentre il 33% indica stabilità; non va però sottovalutato che un 29% ha registrato un calo delle entrate. A “soffrire” è soprattutto il settore del dettaglio prodotti per la casa, con quasi metà aziende del campione che hanno visto diminuire gli incassi (contro il 33% che ha visto un aumento), ma anche nel dettaglio alimentare sono più le imprese che hanno notato un calo di fatturato che una crescita. Bene, invece, il turismo-ristorazione con il 55% delle attività interpellate che hanno migliorato la performance rispetto al 2022, e l’ingrosso con il 43%.

Costi in crescita, prezzi in rallentamento

L’89% delle imprese intervistate ha registrato, anche in questo 2023, un aumento dei costi aziendali, con una variazione media, secondo quanto dichiarato da chi ha risposto all’indagine dell’Osservatorio, del +12%.

Sono invece il 67% quelle che hanno dichiarato di aver alzato i prezzi applicati alla clientela e in questo caso l’aumento medio è stato del 4%. Alla domanda se prevedono di aumentare i prezzi nel 1° semestre 2024, sono il 40% le imprese che hanno risposto di no, il 50% lo farà leggermente (aumenti non superiori al 5%) e il 10% in modo più marcato (tra il 5% e il 10%).

Occupazione

L’indagine si focalizza, in questo caso, sul secondo semestre 2023 ed evidenzia che il 37% delle imprese intervistate ha cercato personale nei mesi esaminati, ma il 75% di questeha avuto difficoltà nel reperirlo, con picchi molto alti nel turismo-ristorazione e nei servizi. In generale, comunque, per il 64% delle aziende con dipendenti che hanno risposto al questionario la quantità di personale impiegato è rimasto invariato nel corso del secondo semestre 2023, per il 20% diminuito e per il 16% aumentato. Tra le aziende con dipendenti, poi, il 36% prevede di fare nuove assunzioni nel primo semestre del 2024, contro un 7%, invece, che prevede personale in uscita.

Altri indicatori

Altri indicatori presi in esame dall’indagine sono: il rapporto con le banche, per il 42% giudicato buono e per il 52% discreto; la richiesta di prestiti, con il 18% delle imprese che è ricorsa al credito; il livello di liquidità, con l’87% degli intervistati che lo giudica sufficiente; inoltre sono stati monitorati i sintomi di difficoltà riscontrati tra la clientela, notati dall’82% delle imprese interpellate, dunque ad un livello alto anche se inferiore rispetto al 2022 (quando furono l’87% ).

Il commento del presidente Nicola Piccolo

Per Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenzail 2023 è stato un anno durante il quale il Terziario di Mercato ha consolidato la ripresa iniziata nel 2022 e possiamo dunque guardare con moderato ottimismo ai prossimi mesi, anche se lo scenario internazionale e in particolare la crisi di Suez, porta con sé timori sulla tenuta delle catene di fornitura e conseguentemente sulla dinamica dei prezzi. L’Osservatorio evidenzia come le scelte di consumo di tanti vicentini abbiano privilegiato soprattutto la ristorazione, un trend rafforzato anche dall’incremento dei flussi turistici certificato dai dati regionali. Il commercio sta dimostrando una sostanziale tenuta, ma qui, più che in altri settori, traspare l’evidente difficoltà della clientela sul fronte della capacità di spesa, che ha portato a fare qualche rinuncia nell’acquisto di beni, persino nell’alimentare e ciò nonostante un’attenta politica di prezzo da parte delle imprese. Chiaro, dunque, che si deve fare di più per sostenere i consumi delle famiglie, perché questo permette anche di preservare la rete distributiva di prossimità, essenziale per la qualità di vita e l’attrattività delle nostre città e dei nostri paesi. Un contributo a sostegno del settore, poi, deve arrivare anche dalle amministrazioni comunali, che possono mettere in campo politiche di fiscalità locali virtuose per sostenere il commercio di vicinato, ad esempio prevedendo esenzioni dei tributi per le nuove attività, agevolazioni sulla Tari, ovvero la tassa rifiuti e sull’Imu, per chi possiede immobili strumentali o legandola ad una riduzione delle locazioni”.

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