Settore auto: la crisi mette in retromarcia le vendite di automobili. È quello che emerge dai dati Unrae, alla base del convegno organizzato dal Gruppo Auto-Moto di Confcommercio Veneto e dedicato al settore e alle strategie future per arginare il fenomeno della de-motorizzazione in atto anche nella nostra regione.
Presenti al convegno, in programma questa sera al Novotel di Mestre, il direttore di Confcommercio Veneto Eugenio Gattolin, il presidente regionale del Gruppo Auto-Moto Giorgio Sina e il professor Adriano Gios, docente presso la facoltà di Economia e commercio dell’Università di Torino, consulente e Revisore in ambito Auto Motive. Tema, “Gli obiettivi economico-finanziari a cui tendere per assicurare al business la necessaria sostenibilità”.
La crisi dell’auto in Veneto si traduce in una percentuale di vendite, da gennaio a ottobre, pari a – 20,68% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare, il mese di ottobre 2012 si chiude con un -14,02% di vendite rispetto allo stesso mese del 2011. Il dato negativo più evidente dei primi 10 mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, riguarda la provincia di Belluno, che registra un -25,92% di vendite, seguita dalla provincia di Vicenza con -22,10%, e poi, a ruota, Verona con -21,06%, Treviso con -20,64%, Padova con -19,78%, Venezia con -19,15% e Rovigo con -17,04%.
In termini numerici, da gennaio a ottobre 2012, in Veneto sono state vendute 91.304 vetture contro le 115.111 dello stesso periodo del 2011.
Quasi tutti i marchi registrano segno negativo, nel confronto gennaio/ottobre 2012-gennaio/ottobre 2011. Tra i marchi, Kia e Land Rover sono positive quasi ovunque.
A Verona, il segno più va solo a 6 marchi su 55: Chevrolet (+1,33%), Dacia (+23,40%), Kia (+64,48%), Land Rover (+21,43%), Porcsche (+10,78%), Seat (+47,98%), mentre cala, a -44,44% anche la Ferrari e a -33,73% la Bmw. Più contenuti, invece, i cali di Lancia (circa -14%) e di Fiat (circa -19%).
A Vicenza, sempre su 55 marchi, il segno più nelle vendite va solo 4: Jaguar (+172,41%), Great Wall (casa cinese di Suv e Pickup, che registra +100%), Land Rover (136,22%), Kia (82,63%). Le case italiane qui calano un po’ di più: Fiat -31,68% e lancia (-13%). Scendono invece dell’88,24% le vendite della Maserati.
A Venezia il segno più va a 9 marchi, tenendo conto che su 2 di questi l’aumento del 100% è evidentemente relativo: Aston Martin e Tata, ad esempio, hanno venduto solo 2 vetture nel 2012 rispetto all’1 del 2011. La Dacia realizza un +15,93%, la Honda +27,78%, la Hunday +2,73%, la Kia 55,93%, la Lancia +7,38%, Land Rover 66,67%, la Mini è a +9,55%, la Smart +24,17%. La Fiat è a -19,17% di vendite e la Ferrari a -50%.
A Treviso il segno più va a Dacia con +14,07%, Kia con +50,50%, Land Rover (+31,89%), Lexus (+6,67%), Mitsubishi (+8,33%) e Subaru (+13,64%). Ferrari a -40%, Fiat a -10%, Bmw a -32,41% e la Volkswagen a -16,57%.
A Rovigo il segno più va a Chevrolet (+16,25%), dacia (+16,28%), Fiat (+8,56%), Infiniti (+100%, però con 3 auto vendute rispetto a 1 auto del 2011), Isuzu (+33%), Kia (+95,08%), Land Rover (+29,41%), Smart (+41,67%).
A Padova segno più solo per Dacia (+15,14%), Hyunday (+56,39%), Kia (+45,65%), Land Rover (21,89%), Ssangyong (20%), mentre la Fiat è a -21,35%, Alfa Romeno a -30,16%, la Maserati a -50%, la Bmw a -19% e la Volkswagen a -18,26% .
A Belluno il segno positivo va alle vendite della Mercedes (+5%) e della Smart (+116,67%), mentre la Mini cala del 40%, la Renault, la Volvo e la Ferrari calano a -50%. Fiat vende -29,64%, Alfa Romeo -25,79%, Bmw – 45,67% e Volkswagen – 25,53%.
“Alla luce di questi risultati – commenta il direttore di Confcommercio Veneto Eugenio Gattolin – è evidente come sia concreto il rischio che un’intera categoria si trovi in mezzo a una strada, insieme a tutti i lavoratori del settore. Nel 2010 le concessionarie d’auto presenti nel Veneto, comprese le sedi secondarie di punti vendita, erano 276; oggi sono 206, con un calo del 25% in due anni”.
“Attualmente in Italia sta chiudendo una concessionaria al giorno – aggiunge il presidente del Gruppo AutoMoto Giorgio Sina – Il Veneto non fa eccezione, con conseguenti ricadute sul fronte occupazionale oltre che imprenditoriale. Vogliamo reagire a questa situazione e il convegno di oggi lo testimonia. Con l’apporto di idee di un esperto come il professor Adriano Gios vogliamo capire quali siano i punti di debolezza di questo settore, oggi, per individuare i punti di forza su cui fare leva”.
“Il problema è che il sistema delle concessionarie è bancocentrico – spiega Adriano Gios – Spesso si usa, in modo surrettizio e come surroga del capitale, il finanziamento da parte del sistema bancario. Che, oggi causa la crisi finanziaria, ha a sua volta dei problemi. Da sempre la concessionaria, volendo semplificare, è come un tavolino fatto più o meno bene, tenuto in piedi da tre gambe: certamente una gamba è il concessionario stesso, la seconda gamba è la casa mandante, e la terza gamba sono le banche. Purtroppo – prosegue Adriano Gios - le previsioni o se vogliamo l’evoluzione del business, ci segnala che la Banca sta entrando in grandi difficoltà, con la conseguenza che il sistema distributivo potrebbe entrare in una pesante crisi”.
“Gli imprenditori dovrebbero imparare a sviluppare delle diagnosi integrate della propria azienda, cominciare a ragionare nell’ottica dei flussi di cassa prodotti quindi sviluppare gli aspetti monetari relativi all’attività della concessionaria, esattamente come fanno le famiglie, capire come un risultato economico si trasforma in un flusso di cassa, se l’azienda è in utile si dovrebbe produrre anche la relativa moneta e di conseguenza delle strutture finanziarie adeguate. Ma successivamente all’elaborazione di una corretta diagnosi e all’applicazione dell’opportuna terapia non ci si deve fermare si deve continuamente elaborare altre diagnosi senza soluzione di continuità modificando in base ai risultati ottenuti le ‘terapie’ da applicare. Quanto sopra è certamente una eccellente pratica individuale, che potrà diventare efficace solo se condivisa dalle case mandanti e messa a sistema. Siamo certamente in presenza di una crisi strutturale di sistema – conclude Gios - e sarà di conseguenza necessaria un’adeguata ‘terapia di sistema’”.
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