Qualche amministrazione comunale aveva sollevato il dubbio sull’apertura dei mercati che si tengono il sabato e la domenica, ma ora la Regione Veneto contribuisce con un significativo chiarimento, che risulta peraltro in linea con l’interpretazione che aveva dato anche Fiva-Confcommercio Vicenza: il Dpcm del 3 novembre non vieta i mercati all’aperto nei giorni prefestivi e festivi. In questo senso vanno i chiarimenti pubblicati sul sito della Regione, poi confermati anche da una circolare del ministero dell'Interno. L’interpretazione fornita dall’ente è che il divieto inserito nel Dpcm “si riferisce, evidentemente, a “mercati” chiusi, all’interno dei quali operano “esercizi commerciali”, locuzione quest’ultima non applicabile alle postazioni mobili dei mercati periodici settimanali, svolti su area pubblica e oggetto di distinta regolamentazione, contenuta nell’allegato 9 del DPCM. Il commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati e mercatini degli hobbisti) non sono quindi soggetti a chiusura nel fine settimana”.
Fiva-Confcommercio Vicenza esprime soddisfazione per la prospettata soluzione della questione, per la quale si era prontamente attivata, considerato che la norma rischiava di bloccare una trentina di mercati in provincia con gravi ripercussioni sull’attività degli ambulanti. “Le nostre imprese stanno già vivendo una situazione molto difficile – conferma il presidente provinciale di Fiva Confcommercio Martino Forte – e pensare di chiudere il sabato e la domenica rischiava di compromettere i bilanci per tanti operatori, con conseguenze devastanti per le famiglie che lavorano nel settore. Noi operiamo da mesi seguendo rigidi protocolli e lo facciamo all’aperto, dove il rischio di contagio è certamente minore che in altri contesti: la limitazione delle nostre attività sarebbe un’inutile forzatura”. Da qui, dunque, l’appello di Forte ai Sindaci: “Mi rivolgo a tutte quelle amministrazioni comunali che hanno emesso ordinanze di chiusura o di riduzione dei mercati e a chi ci sta pensando: queste attività sono un servizio cruciale per i nostri paesi e i nostri quartieri e rispondono a esigenze molto sentite dalla cittadinanza. Limitarli significa quindi danneggiare imprese che hanno un ruolo sociale rilevante, rischiando di compromettere anche in futuro l’esistenza di queste realtà così importanti”.
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