Nuovo colpo di scena nell'infinita "telenovela" sull'obbligo di esposizione dei prezzi medi da parte dei gestori degli impianti di distribuzione di carburante, come previsto dal decreto del 31 marzo 2023, entrato in vigore nell'agosto scorso. Dopo che una sentenza del Tar del Lazio aveva annullato il decreto ministeriale sull'obbligo di esposizione da parte dei benzinai, accogliendo il ricorso proposto da Figisc Confcommercio e altre organizzaziooni di categoria, il primo dicembre scorso il Consiglio di Stato aveva sospeso la sentenza stesa accettando l'istanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ripristinando l'obbligo. Ora l'organo supremo della giustizia amministrativa ha invece accolto un nuovo ricorso delle Associazioni abrogando, per intero, l’articolo 7 del citato decreto, anche per la parte sanzionatoria.
Il commento di Figisc
“È una vittoria della categoria che, dopo aver offerto disponibilità e collaborazione a trovare soluzioni compatibili con un’attività - quella dei gestori - che è stata considerata come ininfluente, si è trovata di fronte alla volontà del Governo di andare comunque avanti ignorando anche le azioni sindacali promosse da Figisc. È una vittoria della ragione che non si è lasciata piegare da interessi di parte e non si è prestata ad essere scambiata con acquiescenza o rapporti (più o meno) preferenziali: i diritti sono i diritti della categoria e non sono negoziabili. La collaborazione e la costruttività intorno al tavolo di confronto istituzionale non è mai stata (e continua a non essere) in discussione - continua Figisc - , senza per questo rinunciare ad esercitare il ruolo. È una vittoria di ogni singolo gestore -soprattutto quelli che hanno subito l’onta della vessazione o le multe per 15 minuti di ritardo - che, attraverso le organizzazioni di rappresentanzahanno creduto che ottenere ragione fosse possibile (e non improponibile). Ora il Governo e, soprattutto il ministro Urso (e il suo ufficio legislativo), devono prendere atto della nuova realtà disegnata dal provvedimento del Consiglio di Stato e procedere di conseguenza. Magari affrontando dialetticamente e senza forzature, con le rappresentanze di categoria, i temi che più volte sono stati posti alla loro attenzione. La vicenda dimostra che ingaggiare un braccio di ferro con la categoria non determina il risultato atteso. Noi, siamo, come sempre pronti al confronto ma senza l’imposizione di diktat”.
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