La spesa per le attività culturali è in netto aumento, almeno per alcune tipologie specifiche come i libri cartacei, ma per un italiano su due gli alti costi continuano a rappresentare la principale barriera nell’accesso alle attività culturali. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal report dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con SWG (link al documento completo in pdf), presentato il 20 ottobre scorso al Castello Reale di Sarre ad Aosta in occasione della nascita del coordinamento territoriale di imprese culturali e creative di Confcommercio Valle d’Aosta, Impresa Cultura Valle d’Aosta.
Entrando nel dettaglio della ricerca, scopriamo che nel 2023 resta stabile il calo per i libri cartacei (-4%), che restano comunque ampiamente preferiti a quelli in formato digitale. In recupero le arti performative e teatrali: +12% per il cinema, +5% per gli spettacoli dal vivo per il teatro. Per quanto riguarda la spesa per le attività culturali specifiche si prevede un aumento di 10 euro per l’acquisto dei libri (31 euro rispetto ai 21,4€ del 2022), di +4 euro per andare a teatro (22,6 quest’anno contro i 18,6 dell’anno precedente), di +10,9 per i festival culturali (30,8 contro i 19,9 dell’anno scorso).
La stima di spesa familiare media mensile in consumi culturali si attesta a 83,2 euro, ovvero 35,2 euro in più sul 2022. Un dato che dipende da due fattori: l’aumento dei costi dovuti all’inflazione e la ripresa del settore culturale post pandemia. Pensando alle prossime vacanze invernali, si stima che chi intende fruire di servizi e prodotti culturali spenderà in media 136 euro (con il 53% che spenderà meno di 100 euro, ma un buon 28% pensa invece di spendere tra i 100 e 200 euro). Alto l’interesse per nuove attività in futuro: se solo il 23% degli intervistati ha assistito a una rassegna operistica, c’è un 32% che sarebbe interessato a farlo. E se solo il 21% ha visto una rassegna cinematografica, un ampio 44% sarebbe fortemente interessato.
Per quanto riguarda le tendenze di consumo, la tv tradizionale resta la preferita con l’89% degli intervistati che la guarda abitualmente per film, telefilm e programmi televisivi. In flessione le piattaforme web in abbonamento (-6% rispetto al 2022), a beneficio di quelle ad accesso gratuito che salgono del 3% rispetto al 2022.
La ricerca ha dedicato un focus specifico alla montagna: ne viene fuori che i residenti dei Comuni montani si trovano in un’impasse: sebbene l’interesse a fruire di prodotti culturali sia molto alto, l’offerta locale è reputata insufficiente. Eppure l’ambiente montano rappresenta potenzialmente un importante attrattore culturale: la suggestione di assistere a manifestazioni, dibattiti, concerti in contesti storici e/o ad alto valore naturalistico attribuisce un significativo valore aggiunto al prodotto culturale soprattutto per i giovani under 34: l’85% di questi è molto interessato a partecipare a feste popolari, sagre e manifestazioni, il 73% è interessato a soggiornare in strutture abitative tipiche e il 72% visiterebbe trincee e luoghi della grande guerra. Ad attrarre principalmente sono castelli, fortezze e ville storiche (lo dice il 48% degli intervistati), seguiti da feste popolari, sagre, mercatini e manifestazioni folkloristiche (47%). Infatti, per più di 1 italiano su 4 la presenza di castelli, feste popolari e musei influenza la scelta delle destinazioni: in particolare, i castelli per il 30% e le feste per il 29%.
“Nonostante un quadro generale stabile e il recupero di alcuni comparti come quello di cinema e teatri - spiega Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio -, la scarsa propensione del consumatore ad impegnarsi in costi fissi come gli abbonamenti, in un contesto di inflazione e incertezza, impone all’offerta di evolvere per raggiungere nuovi pubblici, specialmente tra i giovani, valorizzando quei contesti che, per ricchezza naturale, storia, tradizioni e cultura gastronomica sono unici. Tutti questi elementi possono creare una sinergia tra patrimonio culturale e paesaggio che non solo preserva l'identità del territorio, ma ne amplifica oltre i confini la portata e il valore, promuovendone allo stesso tempo lo sviluppo economico e l'attrazione turistica”.
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