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INCASSI INVARIATI E MENO COSTI, DIMEZZANDO LE DOMENICHE APERTE

Lo rileva un test in dieci negozi vicentini di abbigliamento. Matteo Garzaro, presidente provinciale Federmoda: "Sulla questione bisogna passare dalle parole ai fatti"

mercoledì 04 novembre 2015

Le domeniche “sempre aperto” non sono un affare, né per i commercianti, né per i consumatori. Il leitmotiv ripetuto da Confcommercio fin dal via libera del governo Monti alla deregulation delle aperture festive, viene confermato da un test realizzato in dieci attività del settore tessile abbigliamento del Vicentino, compresa l’azienda  del presidente provinciale di Federmoda Confcommercio Matteo Garzaro. “Ad ottobre abbiamo deciso di dimezzare le domeniche aperte, portandole dalle 4 del 2014 alle 2 di quest’anno. Ebbene, alla fine, abbiamo realizzato praticamente gli stessi incassi, ma abbiamo risparmiato sui costi, offrendo comunque un adeguato servizio alla clientela”.
Il test è servito soprattutto per verificare il comportamento dei consumatori di fronte alle saracinesche abbassate nei giorni festivi. “Ci siamo assunti il “rischio” di andare controcorrente in un periodo in cui l’imperativo per fare affari sembra essere il “sempre aperto”. Invece,  siamo convinti che su questo tema, fondamentale per il futuro del commercio, sia importante passare dalle parole ai fatti – spiega il presidente Garzaro –. Abbiamo monitorato giorno per giorno scontrini “battuti” e costi per offrire agli altri associati degli esempi concreti di cosa accade quando la domenica si resta chiusi. Il risultato è che in questi casi aumentano le presenze di clienti il sabato e, conseguentemente, il numero di scontrini “battuti”. Nella settimana con la domenica aperta, invece, si è fatto subito notare il calo di presenze del giorno precedente”. Il risultato è che cambiando i fattori (cioè aperto sei giorni o sette su sette), il risultato rimane lo stesso, “ma solo dal punto di vista del fatturato - sottolinea Garzaro – perché se guardiamo costi e qualità della vita la differenza si nota, eccome”.
Nei giorni festivi, infatti, la retribuzione del personale è maggiorata del 30% rispetto ad una normale apertura feriale; a questo si deve aggiungere la maggiore spesa per l’energia impiegata nell’illuminazione, riscaldamento, ecc. “Personalmente  - afferma il presidente Garzaro – ho anche risparmiato sui costi di comunicazione al pubblico dell’apertura del negozio la domenica”. Un ultimo aspetto, non di poco conto, è anche il miglioramento del clima aziendale: “Il nostro è un lavoro dove il rapporto di cortesia, disponibilità e di fiducia con la clientela è essenziale e rischia di venire compromesso se il personale è stanco o demotivato. In tal senso, conta molto aver dedicato la festa alla famiglia anziché al lavoro, e la differenza si avverte”.
E’ da più di un anno che Federmoda Confcommercio chiede con insistenza di approvare la nuova legge,  ferma al Senato, che prevede dodici giorni festivi in cui gli esercizi commerciali devono rimanere chiusi. “E’ solo un piccolo passo – afferma il presidente di Vicenza, Garzaro – perché in verità, per avere più efficacia,  l’obbligo di chiusura dovrebbe essere ben più sostanzioso; però è importante che si inverta la marcia rispetto alla totale deregulation introdotta dal Governo Monti. La nuova legge potrà essere un puntello su cui fare affidamento per una rivisitazione complessiva della materia”.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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