Il meteo “ballerino” che non ha aiutato (dai nubifragi al super caldo) e la disponibilità di spesa dei consumatori, erosa dall’inflazione, potevano minare l’andamento dei saldi estivi. Ma alla fine, a pochi giorni dallo stop ufficiale (previsto giovedì 31 agosto), il primo bilancio è sostanzialmente positivo.
Il presidente provinciale di Federmoda-Confcommercio Vicenza Ivo Volpon anticipa il sentiment di molti operatori berici del dettaglio abbigliamento e calzature. “I saldi non hanno avuto una partenza sprint, ma le vendite sono state continuative per tutto il periodo – è la sua analisi –. Molti degli operatori con cui ho parlato in queste settimane hanno riscontrato un aumento dell’incasso nel confronto con i saldi estivi 2022; mediamente potremmo parlare di uno scostamento tra il 3 e il 5%, dunque un segnale positivo. Chiaro che poi molto dipende dalla tipologia di merce venduta e anche dalla location e non è certo mancato chi ha avuto risultati di stabilità o inferiori alle aspettative, ma in generale possiamo parlare di una buona stagione di saldi”. Sorridono di più, ad esempio, le aree dove è maggiore la presenza di turismo da oltre confine, come ad esempio il centro storico di Vicenza: “Quest’anno c’è stato un buon afflusso di turisti stranieri nei nostri negozi e questo ha certamente aiutato, perché si tratta di clienti spesso con un’ottima capacità di spesa, che fa lievitare lo scontrino medio”. Un segnale che fa capire come il turismo sia anche un ottimo volano per le attività commerciali.
In generale, però, anche il cliente vicentino che è entrato nei negozi ha acquistato bene: “Non c’è più solo la ricerca dell’affare, il saldo è l’occasione per concedersi qualcosa in più nel proprio guardaroba con una scelta molto mirata e orientata al miglior rapporto qualità-prezzo”, spiega il presidente provinciale di Federmoda-Confcommercio.
Se l’estate della moda è oramai archiviata, tutto è pronto per la nuova stagione autunno-inverno: “Un po’ di preoccupazione per l’andamento dei consumi nelle prossime settimane c’è – non nasconde il presidente Volpon -, perché l’erosione continua della disponibilità economica dei clienti a causa dell’inflazione si fa sentire. E questo in un momento in cui la stessa redditività dei negozi deve fare i conti con gli aumenti dei costi di gestione ordinaria: dagli affitti alle bollette. Non è un caso – continua - se il presidente nazionale Federmoda Giulio Felloni, incontrando recentemente il ministro Adolfo Urso al Tavolo della Moda istituito dal ministero delle Imprese, ha chiesto un indispensabile intervento a copertura degli incrementi dei costi delle locazioni commerciali, ad esempio, attraverso un credito d’imposta sugli affitti o l’introduzione della cedolare secca condizionata alla riduzione del canone; e poi un ‘voucher moda’ per chi sostituisce nei negozi di prossimità un capo usato con uno nuovo; e ancora un'aliquota Iva agevolata del 10% sui prodotti di moda, in particolare made in Italy e sostenibili”.
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