Ha aperto i battenti lo scorso 2 marzo la mostra "POP/BEAT - Italia 1960-1979, Liberi di Sognare", progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l’Italia, che l’artista Roberto Floreani ha ideato e curato per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale – che ne hanno assunto la coproduzione – per i prestigiosi spazi della Basilica Palladiana, con 100 opere di 35 artisti provenienti da Collezione Intesa Sanpaolo, Gió Marconi, Mart, Museo Novecento di Firenze, MAMbo, dagli archivi di molti degli artisti in mostra nonché da alcune delle collezioni private più importanti d’Italia.
E tra i primi visitatori, anche 150 operatori del commercio, del turismo e dei servizi che lunedì scorso hanno potuto ammirare le opere esposte in una serata riservata e organizzata da Confcommercio Vicenza, in collaborazione con il Comune di Vicenza. L'evento è stato introdotto dal vicepresidente provinciale Confcommercio Vicenza Enrico Res, cui è seguita una visita guidata da parte del curatore della mostra Roberto Floreani. L'obiettivo dell'iniziativa è di coinvolgere l'insieme di attività che hanno un contatto diretto con i cittadini e i turisti e che dunque possono fungere da un lato da primo “infopoint” sulla mostra e dall’altro esserne un importante volano promozionale sul territorio.
Tornando ai contenuti dell'esposizione, per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti, quindi, da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.
La sezione Pop, con un centinaio di opere selezionate di trentacinque artisti, privilegia i grandi formati che vengono spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture. Sono presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianfranco Baruchello, Gianni Bertini, Umberto Bignardi, Alik Cavaliere, Guglielmo Achille Cavellini, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.
La temperatura Beat in mostra è garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea D’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché dalla vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano.
Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, viene finalmente restituita un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui sono esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista. Antigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.
Il progetto di Floreani ricontestualizza la stessa natura della Pop e della Beat italiane, dando priorità a ciò che gli artisti stessi dichiaravano circa la loro ricerca, non sentendosi spesso affatto etichettabili come Pop, proprio per l’originalità del loro punto di vista rispetto agli americani, nonché percorrendo un tragitto che dalla Libertà di sognare approderà fatalmente alla Fine del sogno degli anni di piombo, della disillusione e della diffusione delle droghe pesanti, messe in scena in tutta la loro crudezza al Festival di Castelporziano nel 1979.
Vicenza, grazie anche all’impegno degli assessorati alla Cultura, al Turismo e all’attrattività della città; all’Istruzione; alle Politiche giovanili, digitalizzazione e innovazione, diventerà dunque dal 2 marzo al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio.
Eventi collaterali ad hoc saranno proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città, in collaborazione con istituzioni e associazioni.
Anche le scuole saranno coinvolte, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana, nel Salone degli Zavatteri.
Sarà, quindi, una grande festa collettiva, dove tutti saranno Liberi di sognare.
Info nel portale turistico di Confcommercio Vicenza www.easyvi.it
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