L’emergenza coronavirus ha portato la quasi totalità delle imprese commerciali a sospendere l’attività dai primi giorni di marzo. A parte i negozi di generi alimentari e che vendono beni di prima necessità (come ad esempio farmacie, parafarmacie edicole, tabaccherie…), che attuando le misure anticontagio, continuano a svolgere il loro servizio sul territorio, il resto degli esercizi commerciali dei ristoranti, dei pubblici esercizi, ristoranti, alberghi, discoteche, palestre, mercati ambulanti (per la parte non alimentare), ovvero l’insieme delle imprese del Terziario, con la chiusura temporanea stanno subendo contraccolpi pesantissimi. La mancanza degli incassi non si accompagna infatti allo stop delle spese fisse, creando un’emergenza di liquidità che farà sentire i suoi effetti anche sul futuro in gran parte delle imprese commerciali, dal piccolo dettaglio fino all’ingrosso. “Le misure finora varate dal Governo con il decreto “Cura Italia” non bastano per far fronte all’emergenza economica in atto – dice Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio della provincia di Vicenza -. Vogliamo credere che questi interventi siano solo l’inizio e che in un successivo provvedimento lo Stato metta in gioco altre risorse e altre misure, magari derivanti dal sostegno dell’Unione Europea. E’ chiaro che la priorità di tutti ora è la salute – continua Rebecca – ma è necessario anche preparare il terreno per far rinascere un’economia, fatta soprattutto di piccole imprese, che sono ogni giorno di più in, grave, difficoltà. Diversamente, ci saranno attività del commercio, del turismo e dei servizi che non avranno la forza di ricominciare, con effetti disastrosi sulla rete distributiva di vicinato e, quindi, in termini di servizio ai cittadini”.
In questo quadro, Confcommercio Vicenza continua a chiedere a gran voce a tutti gli interlocutori istituzionali, che possono adottare misure a favore delle imprese locali, di agire in modo chiaro, deciso e veloce. E’ di questi giorni, infatti, la seconda lettera indirizzata a tutti i Sindaci della provincia, con cui l’Associazione chiede formalmente di “esaminare ogni soluzione volta a riconoscere alle aziende l’esonero dal pagamento (no slittamento, ma esenzione), o comunque la consistente riduzione, per il periodo marzo – settembre 2020 delle seguenti imposte di competenza comunale: tassa sui rifiuti; canone per l’occupazione del suolo pubblico per i plateatici esterni dei pubblici esercizi; canone di occupazione del suolo pubblico per gli ambulanti non alimentari; imposta sulla pubblicità per le attività dei comparti del commercio, del turismo e dei servizi”.
“Dopo la nostra richiesta del 6 marzo scorso – precisa il presidente di Confcommercio Vicenza – sono ancora troppo poche le amministrazioni che hanno adottato provvedimenti utili per ridurre adeguatamente i tributi locali, cioè su pagamenti che hanno una forte incidenza sulle nostre imprese. Chiediamo perciò di agire ora, sposando l’obiettivo di salvaguardare quanto più possibile le imprese del territorio, la rete distributiva che, quando sarà finita la situazione di emergenza, deve essere messa in grado di ripartire. Chiediamo, quindi, che ognuno faccia la propria parte. Noi continueremo – conclude Rebecca - ad essere i portavoce, a ogni livello, delle esigenze e delle necessità delle nostre imprese”.
Nella lettera indirizzata ai Sindaci, la richiesta di esonero dal pagamento dei tributi locali per le imprese è accompagnata da una serie di altre proposte da mettere in atto finita l’emergenza coronavirus. Confcommercio Vicenza – si legge nella missiva - chiede espressamente a tutte le amministrazioni locali l’impegno ad utilizzare l’imposta di soggiorno, se istituita, per azioni di promozione turistica straordinaria del territorio, attraverso iniziative coordinate con le Organizzazioni di Gestione della Destinazione. Inoltre, di valutare la possibilità di concedere, una volta passata l’emergenza, l’accesso gratuito a musei o siti monumentali e la sosta gratuita nei parcheggi situati in prossimità dei centri storici o comunque di aumentare i tempi di sosta a fronte delle tariffe in essere; infine, la riduzione dell’aliquota IMU in pagamento per gli immobili. Tale richiesta costituirebbe un aiuto concreto alla liquidità aziendale ed un segno tangibile di vicinanza alle imprese.
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