Il terziario di mercato vicentino crea un volume d’affari annuo di 23 miliardi e 184 milioni di euro e si conferma, nonostante la crisi, un punto di forza dell’economia provinciale. E’ quanto emerge dall’elaborazione realizzata da Confcommercio Vicenza sui dati delle ultime dichiarazioni dei redditi resi disponibili dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, riferiti dunque all’anno 2012.
Il focus, realizzato dall’associazione di via Faccio, ha messo sotto la lente il peso del commercio, del turismo e dei servizi nelle varie aree della nostra provincia e va a completare l’Atlante Economico dei Comuni, elaborato dal Centro Studi di Confcommercio Veneto, presentato nei mesi scorsi.
Scorrendo i dati provinciali, emerge che il commercio nella sua totalità rappresenta il 67,7% del volume d’affari del terziario vicentino con 15,7 miliardi di euro (9,2 miliardi realizzati dall’ingrosso, 4,7 dal dettaglio e 1,8 dall’automotive); seguito dai servizi, che arriva a quota 28,8% (con 6,6 miliardi di euro), e dal turismo (con il 3,5% del volume d’affari), che si conferma una risorsa con grandi potenzialità di crescita. Va detto, poi, che in questo comparto (fatto di ospitalità e ristorazione), brilla la “cucina vicentina”, perché degli 807 milioni di euro di giro d’affari, le cucine dei ristoranti ne producono ben 736.
“Il quadro che emerge da questa elaborazione – è l’analisi di Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio provinciale di Vicenza- è quella di un settore che produce una quota consistente di ricchezza; risorse che, lo ricordiamo, rimangono sul nostro territorio: il terziario, infatti, a differenza di altri settori, non delocalizza, garantendo occupazione e, nel caso del dettaglio di vicinato, incidendo fortemente nella qualità della vita delle nostre città e dei nostri paesi. Per questo motivo, in un periodo di contrazione dei consumi e di difficoltà del mercato, non ci stancheremo mai di chiedere agli enti preposti di prestare la massima attenzione nel tutelare la imprese esistenti. Lo può fare la Regione, favorendo l’accesso delle imprese del terziario ai fondi per l’innovazione – prosegue Rebecca –, ma lo possono e lo devono fare anche i Comuni prevedendo agevolazioni che vadano ad abbattere la pressione dei tributi locali, oltre che con politiche che favoriscano la rivitalizzazione dei centri storici”.
Proprio focalizzandosi sui comuni, i dati elaborati da Confcommercio Vicenza permettono di elaborare una mappa del terziario nella nostra provincia. Prendendo a riferimento i centri più importanti in termini di superficie e popolazione, Vicenza rimane leader in tutti i comparti del terziario, totalizzando un volume d’affari di 1.949 milioni di euro nel commercio (tra ingrosso e dettaglio), 290 milioni nel turismo e 3.556 nei servizi. Ad avvicinarsi di più al Capoluogo, ma solo nel commercio, c’è Bassano, che totalizza 1.024 milioni di euro tra ingrosso e dettaglio. La città del Grappa mantiene comunque saldo il secondo posto anche nel turismo (con 41 milioni di euro) e nei servizi (334 milioni di euro il giro d’affari). Nell’Alto Vicentino, Schio supera sempre Thiene: totalizza, infatti, 613 milioni di euro nel commercio (contro 591), 29 milioni nel turismo (contro 18) e 175 milioni nei servizi (contro 171). Nell’Agno-Chiampo, Arzignano batte Valdagno nel commercio e servizi: 492 i milioni di euro totalizzati dalla “Città del Grifo” nel commercio (contro 102 milioni) e 131 nei servizi (contro 48). La rivincita di Valdagno c’è nel turismo, con un volume d’affari originato dalle imprese del settore di 15 milioni di euro, contro gli 8 di Arzignano. A proposito di turismo, in questo settore il peso della città di Asiago è di 18 milioni di euro, mentre nel commercio il principale centro dell’Altopiano totalizza 108 milioni di euro e 41 nei servizi.
Marostica si conferma un centro importante nel terziario, generando 338 milioni di euro nel commercio, 11 nel turismo e 92 nei servizi. Infine l’area berica, dove Lonigo si rivela più commerciale e turistica di Noventa Vicentina, con 353 milioni di euro di volume d’affari nel commercio (contro 111 realizzati dalle imprese noventane) e 11 nel turismo (contro 5 milioni). Ma Noventa doppia il volume d’affari delle imprese leonicene nei servizi, con 106 milioni di euro contro 56.
“Al di là del peso specifico del Capoluogo – afferma il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca – è l’immagine di un terziario diffuso quello che emerge da questa rilevazione. Anche in aree un tempo interessate da una forte preminenza del manifatturiero, piuttosto che dall’agricoltura, le imprese del commercio, turismo e servizi si sono radicate, andando ad acquisire sempre maggiore importanza. E’ un processo di terziarizzazione dell’economia che ha garantito sbocchi occupazionali e la crescita di una nuova imprenditoria. E non si tratta di un fenomeno solo vicentino, ma anche nazionale: per questo – conclude il presidente Rebecca - milioni di piccole e medie imprese del terziario chiedono al Governo maggiore attenzione, con politiche fiscali che favoriscano la crescita; con un ripensamento serio delle norme sulla liberalizzazione degli orari, che tanti danni hanno causato al settore; con una semplificazione normativa che tolga lacci e lacciuoli oramai insostenibili. E infine con misure in grado di valorizzare l’immenso patrimonio turistico del nostro Paese, un settore che potrebbe garantire crescita e occupazione e sul quale, invece, si sta ancora facendo troppo poco”.
Nel link a fondo paginai dati elaborati da Confcommercio Vicenza
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