Aperture domenicali: il Governo mette il piede sul freno e Confcommercio gradisce. La misura annunciata durante l’Assemblea generale della Confederazione dal ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi e il disegno di legge che verrà presentato il 10 giugno alla Comissione Attività Produttive della Camera e che parla di 12 chiusure festive all’anno, confermano che la strada è quella giusta (per saperne di più visita il sito nazionale cliccando qui). E' una prima risposta alla battaglia intrapresa negli ultimi anni da Confcommercio (e condivisa anche dalla Regione Veneto con la legge 30 del 2011 successivamente massacrata dal Governo Monti), che aveva da subito previsto le conseguenze e i danni sociali ed economici che sarebbero derivati da un’eccessiva liberalizzazione delle aperture. Una previsione che è è puntualmente avverata aggravata poi dalla crisi dei consumi.
“Si può iniziare da qui. Questa è una risposta a chi voleva a tutti i costi un referendum che, per quanto buono nelle intenzioni, avrebbe comportato tempi di realizzazione e applicazione sicuramente lunghi – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon - Ma l’obiettivo è insufficiente. Innanzitutto smettiamola di dire che le aperture sono sinonimo di liberalizzazioni del settore. Basta andare in Austria per capire che non è così: la spesa si fa prevalentemente durante la settimana”.
Confcommercio Veneto, insomma, chiede maggiori chiusure festive, allargate anche alle domeniche, quindi non solo legate alle festività religiose e celebrative. Fatte salve, ovviamente, le deroghe per le località turistiche, perché nel turismo lo shopping è sempre un elemento importante.
“Ma anche in questo caso non prendiamoci in giro – avverte Zanon - Si può credere e condividere l’apertura nei periodi di stagione, non per 360 giorni all’anno! Lo possiamo fare, e lo appoggiamo, nei casi dei comuni in cui il rapporto tra i pernottamenti e il numero dei residenti è significativo, non in quelli in cui la definizione di ‘comune turistico’ è palesemente tirata per i capelli”.
Su questo punto, Confcommercio Veneto pone l’attenzione anche su un elemento di concorrenza che lascerebbe margini di rischio non indifferenti: “Attenzione alle deroghe – avverte il presidente regionale Zanon – Le aperture dovranno essere calibrate, soprattutto nelle regioni contermini, perché sarebbe spiacevole che ci disputassimo i consumatori residenti tra Friuli, Veneto, Trentino, Lombardia ed Emilia Romagna”.
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