giovedì 19 marzo 2015
Mentre cittadini e imprenditori colpiti dai gravi fatti alluvionali degli anni scorsi ancora oggi vivono nella preoccupazione alla prima pioggia abbondante, la Regione si dimentica totalmente dei “buoni propositi” sulla tutela del territorio e con un improvvido articolo di legge dà un nuovo via libera alla cementificazione. Sul banco degli imputati è la modifica di un articolo della Legge 11 del 2004 in tema di paesaggio e governo del territorio (articolo 18 ter), varato nei giorni scorsi dal Consiglio regionale. Ora sarà più facile edificare nuovi insediamenti urbanistici, anche commerciali – fino a 1.500 metri quadri di superficie di vendita - come supermercati e piccoli centri dello shopping, in zone dove prima non erano ammessi. Ad esempio riclassificando le zone agricole, con buona pace dello sbandierato stop al consumo del suolo. Ma anche utilizzando le zone industriali, in netto contrasto con la recente Legge sul commercio che invece puntava a rivitalizzare i centri storici rispetto alle “cattedrali commerciali” nel deserto.
“E’ un vero e proprio tradimento – è il commento di Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza –. Con questa norma, infatti, si fa un balzo indietro di anni, gettando in parte al vento quanto era stato fatto, dal punto di vista normativo, per la tutela del territorio, del paesaggio e, non ultimo, del commercio. Il fatto, poi, che una decisione così sconsiderata sia stata presa “sottotraccia”, senza alcun confronto con le categorie economiche, è un segnale altrettanto grave di noncuranza sulle conseguenze della legge”.
Le nuove “Norme per il governo del territorio in materia di paesaggio” consentono, infatti, di approvare con più facilità la variante con procedura semplificata per l'inserimento delle medie strutture di vendita fino a 1500 metri quadrati, estendendo questa possibilità anche ai comuni senza Piano degli Interventi e che adesso possono prevedere nuove zone commerciali fuori dai centri abitati.
“La Regione “predica bene e razzola male” - rincara il presidente Rebecca –. Questo articolo di legge è, infatti, in palese contraddizione con i principi importanti della tutela dei negozi di vicinato nelle aree urbane previsti dalle stesse norme regionali sul commercio. In questo modo, infatti, si danno il via libera a medie strutture di vendita
in nuove zone, mettendo un’ipoteca sulla sopravvivenza di tante attività della distribuzione esistenti. I riflessi più negativi non si avranno nei grandi centri, dove una media struttura può inserirsi senza particolari contraccolpi, ma soprattutto nei piccoli paesi, dove l’insediamento di queste tipologia di superficie può fare il deserto commerciale attorno a sé. Ciò rischia di avere gravi riflessi sulla qualità dei vita dei nostri centri - che potrebbero perdere servizi essenziali - oltre che sul fronte occupazionale”.
A sottolineare le incongruenze della norma era intervenuta, nei giorni scorsi, anche Confcommercio Veneto.
“Colpiscono le contraddizioni della Regione tra le dichiarazioni volte a tutelare l’ambiente e a limitare il consumo di suolo e le continue deroghe a tali principi. Deroghe che difficilmente si possono continuare a giustificare con motivazioni legate alla crescita economica e alle opportunità occupazionali – aveva affermato il segretario generale di Confcommercio Veneto Eugenio Gattolin -. Inoltre non si capisce l’urgenza di tale provvedimento in questa fase finale di legislatura”.
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