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IMPRESE: I SEGNALI DI CRISI DA TENERE SOTTO CONTROLLO

Torniamo a parlare di “Codice della Crisi” per vedere quali elementi sono sotto la lente della nuova normativa

martedì 26 luglio 2022
IMPRESE: I SEGNALI DI CRISI DA TENERE SOTTO CONTROLLO IMPRESE: I SEGNALI DI CRISI DA TENERE SOTTO CONTROLLO

Torniamo sul “Codice della Crisi d’impresa” (ne avevamo parlato l’ultima volta qui) per capire quali sono gli elementi che, secondo la norma, permettono di prevedere tempestivamente uno stato di crisi. In premessa va detto che l’art. 3, D.Lgs. n. 14/2019 prevede in tal senso alcuni obblighi in capo all’imprenditore, così differenziati. Per l’imprenditore individuale si tratta di adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte. Per l’imprenditore collettivo (che sia società di capitali o di persone) è necessario adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato, come previsto dall’art. 2086, C.c., per rilevare tempestivamente lo stato di crisi ed assumere idonee iniziative.

In un caso e nell’altro le misure devono consentire di rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività svolta dal debitore. E poi di verificare la sostenibilità dei debiti e le prospettive di continuità aziendale almeno per i 12 mesi successivi. Inoltre vanno rilevati i “segnali” rappresentati: dall’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno 30 giorni, pari a oltre il 50% dell’ammontare complessivo mensile delle retribuzioni; l’esistenza di debiti verso fornitori scaduti da almeno 90 giorni di ammontare superiore a quello dei debiti non scaduti; e a ancora l’esistenza di esposizioni nei confronti di banche e/o altri intermediari finanziari scadute da oltre 60 giorni o che abbiano superato da almeno 60 giorni il limite degli affidamenti ottenuti in qualunque forma, a condizione che rappresentino complessivamente almeno il 5% del totale delle esposizioni.

Inoltre, le misure messe in atto dall’impresa individuale e collettiva devono evidenziare l’esistenza di alcune specifiche esposizioni debitorie. Sotto controllo deve essere messo, in questo caso, il rapporto con l’INPS: a far suonare l’allarme sarà il ritardo di oltre 90 giorni nel versamento di contributi previdenziali di importo superiore al 30% dei contributi dovuti nell’anno precedente e a 15.000 euro per le imprese con lavoratori subordinati e parasubordinati; o a 5.000 euro per le imprese senza lavoratori subordinati e parasubordinati.
Anche l’INAIL rappresenta un indicatore sensibile, in particolare se esiste un debito per premi assicurativi scaduto da oltre 90 giorni e non versato superiore a 5.000 euro. E poi l’Agenzia Entrate, se l’impresa ha un debito IVA scaduto e non versato, risultante dalla Comunicazione LIPE, superiore a € 5.000. Infine l’Agenzia Entrate-riscossione, laddove esistano crediti affidati per la riscossione, autodichiarati o definitivamente accertati, scaduti da oltre 90 giorni superiori a 100.000 euro per imprese individuali; 200.000 euro per società di persone e 500.000 euro per altre società.

Tutti questi soggetti, Inps, Inail, Agenzia entrate e Agenzia Entrate-riscossione, segnaleranno all’imprenditore, nonché all’organo di controllo della società (se esistente), a mezzo PEC o, in mancanza, raccomandata A/R la sussistenza delle predette situazioni. Ciò vuol dire che si riceveranno specifiche comunicazioni in tal senso dagli enti preposti.
Ricordiamo che per qualsiasi ulteriore informazione e per assistenza, gli uffici fiscali di Confcommercio Vicenza sono a disposizione degli associati.


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