Nei mesi appena trascorsi numerosi verbali ispettivi con pesanti sanzioni sono stati elevati dalla Direzione Territoriale del Lavoro ad aziende che fanno ricorso al lavoro accessorio (comunemente noto come lavoro a voucher).
Quali sono le ragioni di questa rinnovata attenzione degli organi ispettivi?
Attraverso il lavoro accessorio è possibile utilizzare, in qualunque settore economico, prestazioni di lavoro di soggetti di qualunque età con l’unico vincolo (che vale per le imprese) di non retribuire il “voucherista” con oltre duemila euro netti l’anno (1 gennaio – 31 dicembre) che diventano tremila nel caso il lavoratore sia percettore di indennità a sostegno del reddito (ad esempio indennità di mobilità o NASPI).
Ogni voucher “copre” un’ora di lavoro e costa dieci euro (valore nominale): il lavoratore riceve, una volta detratti oneri contributivi, assicurativi e spese di intermediazione, sette euro e mezzo esentasse!
Ridottissimi sono gli adempimenti amministrativi per l’utilizzo dei voucher: dopo aver effettuato la registrazione di impresa e lavoratore (che è possibile completare telematicamente) ed acquistato i buoni-lavoro sarà necessario comunicare (sempre on line) PRIMA della prestazione lavorativa gli estremi del lavoratore (codice fiscale), il luogo, la data e l’ora di inizio e di fine della prestazione. Successivamente alla prestazione i voucher vengono consegnati al lavoratore che procederà ad incassare il compenso netto.
Il numero dei voucher comprati dai committenti risulta in costante crescita: in particolare, negli ultimi tre anni dai 40.816.297 voucher venduti nel 2013 si è arrivati ai 114.925.180 nel 2015, con un tasso annuo di crescita che è stato del 69,5% nel 2014 e del 66,1% nel 2015.
Ecco perché il legislatore ha introdotto modifiche al Jobs Act per rendere maggiormente “tracciabili” i voucher e si impegna in due filoni di intervento: il primo è rappresentato dall’attività ispettiva che conferma purtroppo come le violazioni più ricorrenti in tema di voucher sono rappresentate dall’utilizzo del lavoratore per più ore o più giornate rispetto a quelle dichiarate oppure dal pagamento della retribuzione in parte attraverso buoni lavoro e in parte “in nero”.
Il secondo è costituito da un lavoro di monitoraggio e di valutazione che il Ministero del Lavoro sviluppa su tutte le regole del lavoro e che, nello specifico dei voucher, è stato condotto in collaborazione con INPS da cui è emerso che nei settori Commercio, turismo e servizi si concentra il maggior numero di committenti in riferimento agli acquisti complessivi di voucher superiori a 100mila euro.
ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.