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LA CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE

Cos’è e perché può essere utile alle aziende, che conseguono anche uno sgravio sui contributi previdenziali datoriali

venerdì 21 aprile 2023
LA CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE LA CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE

Dal primo gennaio 2022 è stata istituita la certificazione della parità di genere, con il fine di attestare come i datori di lavoro abbiano intenzione di ridurre il divario di genere, sotto più punti di vista. Per le aziende che la conseguono vi è anche uno sgravio sui contributi previdenziali datoriali.

CHE COS’È E COME OTTENERLA

Con la legge n. 162/2021 è stata istituita la certificazione della parità di genere di cui all’art. 46-bis del D. Lgs. n. 198/2006 (Codice per le pari opportunità tra uomo e donna), al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere.

Si tratta, dunque, di una certificazione volontaria che le aziende più virtuose potranno richiedere agli organismi di certificazione accreditati (presenti a questo elenco) per attestare la conformità dell’azienda ai principi di parità tra i generi, come l'equità salariale, le politiche paritetiche di formazione e avanzamento di carriera, l’attenzione alla genitorialità, la gestione paritaria delle cure genitoriali e parentali etc.

I parametri per  il  conseguimento  della  certificazione sono quelli di cui  alla  Prassi di  riferimento  UNI/PdR  125:2022.

La UNI/PdR ha introdotto specifiche linee guida per le aziende che intendano certificare la parità di genere all'interno della propria organizzazione.

Nello specifico, le aziende che vogliano avvalersi di questa certificazione devono definire un sistema di gestione specifico per la parità di genere, integrabile agli altri sistemi di gestione già in uso, misurando gli stati di avanzamento dei risultati attraverso la predisposizione di specifici indicatori di performance (KPI) suddivisi in 6 diverse aree di valutazione, attinenti alle differenti variabili che possono contraddistinguere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere.

Le aree di valutazione sono:

  1. Cultura e strategia: favorire e sostenere lo sviluppo di un ambiente di lavoro inclusivo con la definizione di valori aziendali coerenti.
  2. Governance: prevedere un presidio e un budget per implementare e monitorare il sistema di gestione.
  3. Processi di Human Resources (HR): l’organizzazione si deve impegnare a sostenere pratiche corrette per la selezione, i contratti e le valutazioni delle prestazioni.
  4. Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda: occorre monitorare le percentuali di donne presenti e di quelle che ricoprono ruoli apicali o che gestiscono budget d’investimento.
  5. Equità remunerativa per genere: verificare se esiste una differenza retributiva tra uomini e donne negli stessi livelli di inquadramento e a parità di competenze.
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro: implementare servizi dedicati al rientro postmaternità/paternità, come il coaching, il part-time su richiesta (temporaneo e reversibile), lo smartworking e piani di welfare come gli asili nido aziendali.

 

Ogni area ha un differente peso percentuale e la certificazione viene rilasciata dall’organismo accreditato nel caso in cui si attesti un punteggio pari ad almeno il 60%.

La certificazione ha durata triennale, ma dopo 12 e 24 mesi dall’ottenimento vengono effettuati dei monitoraggi da parte dell'ente di certificazione sull'applicazione ed evoluzione nel tempo delle politiche di parità di genere adottate. Ciò significa che ogni 3 anni va rinnovata la validità della certificazione, ma che essa potrebbe essere revocata prima della scadenza per perdita dei requisiti. 

Gli indicatori di performance (KPI), dettagliati tipologia per tipologia, e le restanti informazioni sull’attuazione del sistema di gestione per ottenere la certificazione si trovano al punto 5 e seguenti della Prassi sopra citata.

I VANTAGGI PER LE AZIENDE

Alle aziende private che abbiano conseguito la certificazione entro il 31 dicembre 2022, è concesso un esonero dal versamento dei contributi previdenziali complessivi a carico del datore di lavoro in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile, e spettante nei limiti delle risorse specificatamente stanziate, pari a 50 milioni di euro.

La soglia massima di esonero della contribuzione datoriale riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 4.166,66 euro (€ 50.000,00/12).

Con specifico riferimento all’entità della misura di esonero autorizzata, per i periodi di durata inferiori al mese, l’esonero sarà riconosciuto solo per frazioni di mese pari o superiori a 15 giorni.

Chi non avesse conseguito la certificazione entro il 31 dicembre dello scorso anno, avrà comunque modo di acquisirla, in quanto la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234/2021) ha reso strutturale la misura, incrementando, a decorrere dal 2023, la dotazione del Fondo per il sostegno della parità salariale di genere.

Per le successive annualità, dunque, saranno date ulteriori indicazioni, alla luce degli esiti della prima fase applicativa.

I SOGGETTI E LE CONDIZIONI PER AVERE DIRITTO ALLO SGRAVIO

Possono accedere allo sgravio contributivo tutti i datori di lavoro privati, anche non imprenditori, mentre restano esclusi dall’applicazione del beneficio le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni.

Per far sì che spetti l’esonero contributivo, oltre ovviamente ad aver conseguito la certificazione della parità di genere, è necessario ai sensi dell’art. 1, comma 1175, della legge n. 296/2006:

  • essere in regola con gli obblighi di contribuzione previdenziale, ai sensi della normativa in materia di documento unico di regolarità contributiva (DURC);
  • non violare le norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e rispetto degli altri obblighi di legge;
  • rispettare gli accordi e contratti collettivi nazionali nonché quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Inoltre, si rammenta che le aziende che occupano oltre 50 dipendenti sono tenute ogni 2 anni a redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile (art. 46 del D. Lgs n. 198/2006), la cui veridicità e completezza è verificata dall’INL, che può altresì comminare sanzioni per il caso di inottemperanza e disporre la sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dal datore di lavoro, nell’ipotesi in cui la violazione si protragga per oltre 12 mesi.

DURATA DELL’ESONERO CONTRIBUTIVO

Con riferimento al periodo di fruizione dell’esonero, si precisa che lo stesso è valevole per tutta la durata della certificazione e ha decorrenza dal primo mese di validità della certificazione stessa.

In caso di revoca della certificazione, il datore di lavoro interessato provvederà, sotto la propria responsabilità, a darne tempestiva comunicazione all’INPS e a sospendere la fruizione della misura.

COORDINAMENTO CON ALTRI INCENTIVI

Considerato che tale agevolazione si sostanzia in un esonero pari al massimo all’1% della contribuzione datoriale complessivamente dovuta, si ritiene che la stessa sia cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, nei limiti della contribuzione previdenziale dovuta e a condizione che per gli altri esoneri di cui si intenda fruire non sia espressamente previsto un divieto di cumulo con altri regimi agevolativi.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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