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OBIETTIVI 2030: ITALIA IN RITARDO E ANCHE IL VENETO RALLENTA

Secondo il recente Rapporto sui Territori di ASviS, la nostra regione peggiora, tra l’altro, sui temi della lotta alle disuguaglianze e sulle risorse idriche. Bene l’istruzione

giovedì 19 dicembre 2024
OBIETTIVI 2030: ITALIA IN RITARDO E ANCHE IL VENETO RALLENTA OBIETTIVI 2030: ITALIA IN RITARDO E ANCHE IL VENETO RALLENTA

Tra il 2010 e il 2023 le Regioni italiane non sono riuscite a intraprendere un percorso efficace di attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: sui 14 Obiettivi di sviluppo sostenibile analizzati solo per l’istruzione si registra un miglioramento su buona parte del territorio nazionale, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per povertà, acqua e sistemi idrici, qualità degli ecosistemi terrestri. 

È quanto è emerso dal quinto Rapporto sui Territori, pubblicato nei giorni dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), realtà cui aderisce anche Confcommercio nazionale.

Il rapporto contiene anche analisi originali sulle politiche riguardanti il governo del territorio, la rigenerazione urbana, la decarbonizzazione dei trasporti e il miglioramento della qualità dell’aria, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione del dissesto idrogeologico.

Particolare attenzione viene posta nel Rapporto anche sulla gestione dei rischi naturali e antropici come quelli derivanti dagli impianti industriali a rischio di incidente.

La pubblicazione contiene poi una serie di proposte per realizzare politiche territoriali orientate allo sviluppo sostenibile e superare le forti e crescenti disuguaglianze che caratterizzano l’Italia.

Attraverso l’elaborazione di circa 100 indicatori elementari e indici compositi, l’ASviS ha esaminato la condizione dei territori italiani sul periodo 2010-2023, evidenziando progressi, criticità e divari territoriali. Dai dati emerge un quadro complesso, in cui le disuguaglianze Nord-Sud rimangono marcate. In particolare, Povertà , Acqua, Vita sulla terra, Giustizia e istituzioni peggiorano in gran parte dei territori, mentre sia il Nord-Ovest sia il Nord-Est presentano significativi miglioramenti per l’Istruzione, a fronte di una sostanziale stabilità nel resto del Paese. Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS parla di “Drammatici ritardi dell’Italia sui 17 SDGs in Regioni, Province autonome e Città metropolitane, che possono essere recuperati a condizione di concentrarsi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030”. Per ASviS occorre mettere a frutto le esperienze virtuose che emergono dai territori e usare adeguatamente le risorse a disposizione, a partire dai 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%.

Come si diceva, nel Rapporto Territori l’ASviS analizza la capacità di Regioni e Province autonome di raggiungere 28 obiettivi quantitativi contenuti in strategie, piani e programmi ufficialmente adottati a livello europeo e nazionale, e presentati per il livello nazionale nel Rapporto ASviS 2024. Tra le più virtuose ci sono Lazio, Umbria, Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento, in grado di conseguire 12 obiettivi, mentre molte altre Regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, potranno raggiungerne solo 4-6.

Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna presentano, alla luce delle tendenze degli ultimi anni, il numero maggiore di obiettivi impossibili da raggiungere. Proprio relativamente al Veneto, la nostra regione ha visto, tra il 2010 e il 2023, un peggioramento nella lotta alla povertà, alle disuguaglianze e alla fame, nella qualità delle risorse idriche, nella giustizia-istituzioni; stabili i temi salute, energia, occupazione-crescita economica, imprese-innovazione e città sostenibili; lieve miglioramento su parità di genere ed economia circolare, mentre un miglioramento superiore alla media nazionale lo ha riscontrato sull’istruzione.

Nel Rapporto l’ASviS evidenzia quattro questioni prioritarie da affrontare e formula una serie di proposte per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. La prima deriva dall’approvazione del Regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature restoration law): secondo l’Alleanza si tratta di uno snodo cruciale per la tutela del capitale naturale e per creare occupazione di qualità. La normativa approvata a giugno 2024 impone, infatti, lo stop immediato al consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane e prevede un aumento delle aree verdi e della copertura arborea a partire dal 2031. La seconda riguarda le politiche climatiche per le città: per migliorare la qualità del patrimonio edilizio è essenziale, per ASviS, implementare la Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici ("Case green") e raggiungere entro il 2050 l’obiettivo di un parco immobiliare a emissioni zero. Nel settore dei trasporti, l’Italia deve ridurre il tasso di motorizzazione, attualmente al 67%, per allinearsi alla media europea del 51% nel prossimo decennio. Il terzo aspetto prioritario è quello della rigenerazione urbana e delle politiche abitative, argomenti strettamente connessi alle sfide climatiche e al loro impatto sulle fasce più deboli della popolazione. Le Agende per lo sviluppo sostenibile locale stanno diventando strumenti essenziali per superare la frammentazione tra pianificazione urbana e politiche di coesione territoriale: per questo, occorre, secondo l’Alleanza, incentivarne l’attuazione con un approccio integrato che tenga conto delle specificità locali e delle emergenze ambientali. La quarta priorità indicata è quella delle politiche per la montagna e le aree interne, che devono assumere una nuova centralità da valorizzare, anche per affrontare la crisi climatica, con politiche dedicate. A tale proposito è stata richiamata l’attenzione su tre disegni di legge sulla montagna attualmente in discussione al Senato e sull’urgenza di una normativa specifica. 

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