Come influenzerà le attività commerciali dell'Alto Vicentino la possibilità di realizzare una grande struttura di vendita di 50 mila metri quadrati nell'area ex Lanerossi in Zona Industriale a Schio, in un momento già difficile per gli imprenditori del commercio, con la crisi finanziaria economica iniziata nel 2008 non ancora del tutto superata.
E’ iniziato proprio da questo quesito il convegno, organizzato dal mandamento Confcommercio di Schio dal titolo “Quale futuro per il commercio nell’Alto Vicentino?”, che si è tenuto lunedì 20 giugno nello spazio espositivo del Lanificio Conte. Tra i relatori invitati ad analizzare la situazione, Ivano Ruscelli, direttore di Iscom Group di Bologna, il sindaco di Schio Valter Orsi, l’assessore regionale Roberto Marcato (che per improvvisi impegni ha fatto intervenire la dirigente regionale Luisa Luise), l’assessore regionale Elena Donazzan, il presidente della Confcommercio regionale Massimo Zanon, e il presidente della Confcommercio provinciale Sergio Rebecca. A moderare l’incontro, aperto dai saluti del presidente mandamentale della Confcommercio di Schio Guido Xoccato, l’urbanista Fernando Lucato. L’intervento più atteso, ovviamente, era quello del sindaco Valter Orsi, chiamato a fornire la posizione dell’Amministrazione sul caso ex-Lanerossi, visto con molta preoccupazione degli operatori commerciali dell’Alto Vicentino. E la presa di posizione non si è fatta attendere, con il sindaco che ha anticipato le linee guida del Piano degli interventi portate nel prossimo Consiglio comunale, che conterranno una limitazione agli investimenti commerciali nel territorio scledense: in sostanza, le strutture non potranno superare i 2.500 metri quadrati.
Ma non è stata solo la situazione di Schio al centro del convegno. I relatori hanno ovviamente allargato le riflessioni a tutto l’assetto urbanistico- commerciale del territorio e a quali dovrebbero essere le strategie per un rilancio dei centri storici e la salvaguardia del commercio di vicinato. Il “là” lo hanno dato gli interventi di Ivano Ruscelli, direttore Iscom Group di Bologna e dell'urbanista Fernando Lucato, che hanno parlato delle strategie da adottare per rendere più appetibili i centri storici. Su questo tema si è inserito anche Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Imprese per l'Italia del Veneto, secondo il quale le istituzioni devono finire di considerare il commercio un settore da cui prelevare risorse, valorizzando invece l’essenziale funzione sociale dei negozi, messa in pericolo da una situazione economica difficile e da una mancata pianificazione degli assetti urbanistici e commerciali. Una sfida, per non depauperare il patrimonio dei centri storici del Veneto, che è stata subito colta da Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro: “La Regione Veneto – ha affermato - crede e investe sui centri storici e sulla rete capillare degli esercizi commerciali di prossimità. Oggi vanno riqualificati: troppi negozi chiusi, degrado e poca vitalità, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, minacciano il futuro del commercio. Per dire definitivamente stop a nuovi centri commerciali, dobbiamo rivitalizzare il nostro patrimonio ambientale, urbanistico, sociale e culturale”.
A trarre alcune conclusioni sui vari interventi è stato Sergio Rebecca, presidente provinciale di Confcommercio nonché vicepresidente nazionale, secondo il quale “La partita oggi si gioca su un tema vitale per i nostri territori: quello della rigenerazione urbana, che richiede una visione a lungo temine sullo sviluppo delle nostre città, non pensando solo, come avviene in molti casi, alle prossime elezioni. I valori a cui riferirsi ci sono per imboccare la strada di uno sviluppo sostenibile, rispettoso del territorio, delle città e dei paesi, attento al tessuto socio-economico”. In tal senso il presidente Rebecca ha ricordato il recente “Progetto Integrato di rivitalizzazione del territorio”, che ha unito in un unico tavolo provinciale, Confcommercio, gli ordini professionali e le associazioni ambientaliste per dare assieme un contributo, oltre che uno stimolo, “all’esigenza di ricucire gli strappi che hanno lacerato l’ordito del tessuto urbanistico in primis e commerciale poi, delle nostre città e dei piccoli centri”.
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