I recenti dati diffusi dalla Regione sulla crescita del turismo vicentino (+4,3 negli arrivi e +4% delle presenze, vale a dire le notti trascorsi nelle strutture ricettive) fotografano l’appeal di un territorio che sa coniugare storia, cultura, natura ed enogastronomia. Oscar Zago, presidente di Federalberghi Confcommercio Vicenza, mette però in guardia sul pericolo che tale aumento di interesse turistico, anziché premiare le strutture ricettive regolari, finisca per ampliare le fila dell’abusivismo. “Un rischio che dobbiamo prevenire ad ogni costo” – dice Zago, riferendosi in particolare a tutto quel mondo di locazioni che utilizzano i canali della sharing economy per promuoversi e poi spesso scompaiono dal “radar” del fisco. “Dati certi sul fenomeno dell’elusione a Vicenza non ne abbiamo – continua -, ma non è facile verificare un mondo così complesso. Però, da una rilevazione di Federalberghi nazionale effettuata ad agosto 2018, risultavano pubblicati sul portale Airbnb oltre 1.100 annunci di immobili, appartamenti o soluzioni di diversa natura a disposizione del turista nella nostra provincia: camere, appartamenti, loft, case ed altro ancora. Voglio dare per scontato che tutti questi alloggi rispettino in toto, ad esempio, le normative fiscali – continua il presidente Zago -, ma allo stesso tempo mi unisco all’appello lanciato ai Consiglieri regionali dall’assessore al turismo Caner di fare presto ad approvare la norma che introduce il codice identificativo delle locazioni turistiche”.
Il codice identificativo, infatti, è una misura chiesta a gran voce da tutti gli operatori del settore, perché potrebbe garantire un sistema di accoglienza rispettoso delle norme a tutto vantaggio di chi opera già correttamente, sia che si tratti di strutture ricettive alberghiere o complementari, ma anche a beneficio del fisco e dunque per i cittadini.
Una volta approvata la norma (il Pdl 396 attualmente all’esame della Sesta Commissione consiliare della Regione Veneto) tutte le attività di locazione dovrebbero farne richiesta per poter continuare ad operare. “In questo modo – spiega il presidente Zago - entrerebbero nel database regionale e dovrebbero indicare l’identificativo sia sui canali promozionali - social compresi - sia su una targhetta da apporre fuori dallo stabile. Il risultato sarebbe l’emersione di chi ora sta fuori dalle regole, con tutto ciò che questo comporta sul fronte della sicurezza, con l’obbligo della comunicazione dei dati alla Questura e dei dati ai fini statistici e sul quello dei tributi".
Va detto, inoltre, che la recente normativa sulle locazioni brevi, fortemente voluta da Federalberghi nazionale, impone a società come Airbnb di prevedere una ritenuta del 21% sull’ammontare dei canoni e corrispettivi pagati dai clienti. Una norma “promossa” anche dal Tar del Lazio, che ha rigettato il ricorso di Airbnb mirato alla sua abolizione. Ma senza possibilità di identificazione intercettare i “furbetti della locazione” è complesso. Un motivo in più, per la Regione, di dare il via libera quanto prima alla norma.
Il fenomeno “sharing economy” nel turismo vicentino
Secondo Federalberghi nazionale, che ha effettuato una “fotografia” del fenomeno, ad agosto 2018 erano disponibili, in provincia di Vicenza, 1.128 annunci di alloggi sul portale Airbnb, con una crescita esponenziale rispetto al 2016, quando erano 654.
Inoltre, se l’immaginario collettivo vede in Airbnb un sistema per integrare il reddito e per condividere l’esperienza con i proprietari degli immobili nell’ottica “sharing”, va allo stesso tempo detto che più della metà (il 51,95%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi (un vero e proprio business dunque) e che la maggior parte degli annunci (il 60,9%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non vive nessuno e dunque nei quali non si ha alcuna possibilità di condividere l’esperienza con altre persone.
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