Dopo settimane di lockdown e dopo la cocente delusione dell’ipotetico spostamento delle aperture all’1 giugno, la sola idea di veder finalmente un cliente varcare la soglia dei locali e sedersi al tavolo di un bar o ristorante è un primo importante spiraglio per le 4.300 imprese vicentine del settore.
L’ordinanza regionale del 4 maggio, che permette ai pubblici esercizi di offrire un servizio mensa alle imprese, è dunque salutata con favore dalla categoria, che si prepara a cogliere questa opportunità. “Da un punto di vista delle procedure per garantire il servizio siamo pronti, nel rispetto delle indicazioni della Regione – afferma Gianluca Baratto, presidente della Fipe-Confcommercio di Vicenza -: ovviamente ci si deve organizzare da un punto di vista degli spazi, del personale e degli approvvigionamenti, ma penso che nel giro di pochissimo non mancheranno i locali vicentini che coglieranno questa opportunità. Per noi questa possibilità garantita dalla Regione, assieme alla cancellazione dell’obbligo di prenotazione del take away, apre uno scenario nuovo: significa “scaldare i motori” dei nostri locali in vista della riapertura definitiva e richiamare a lavorare una parte del personale, anche se la vera sfida rimane ottenere il via libera alle nostre attività prima dell’1 giugno”. Non a caso, secondo il presidente Gianluca Baratto, questa opportunità potrà dimostrarsi una “prova del nove” per ottenere un’anticipazione della fine del lockdown: “Se dimostreremo che sappiamo gestire al meglio questa fase, e sono convinto al cento per cento che sia così– ribadisce -, il Governo non avrà più ragioni per tenerci chiusi ancora per settimane: come possiamo gestire i clienti delle imprese dentro i nostri ristoranti o bar, così possiamo gestire anche i clienti privati”.
I paletti, comunque, non mancano nell’ordinanza regionale che permette l’apertura dei “ristoranti-mense”. Per usufruire del servizio, infatti, ci dovrà essere un contratto tra il pubblico esercizio e l’impresa dove i lavoratori sono assunti. Quest’ultima dovrà indicare nominativamente i lavoratori; dovrà poi essere garantito il rispetto di un orario predeterminato con eventuale suddivisone in turni, il distanziamento di un metro tra gli avventori, nonché l’organizzazione di sale separate tra addetti di imprese diverse. Non ci dovrà essere la permanenza di persone in attesa all’interno o all’esterno del locale; inoltre tra un turno e l’altro si richiede l’arieggiatura e la sanificazione degli spazi, in particolare dei bagni; il personale di sala dovrà lavorare con mascherina e guanti (questi ultimi da cambiare ogni turno). Infine è obbligatoria la comunicazione preventiva del servizio al Comune dov’è situato il locale. Va detto che Fipe Confcommercio Veneto ha in queste ore inoltrato, alla Regione, delle ulteriori proposte e richieste per regolare meglio il servizio.
Per le imprese che già avevano contratti in essere, che sono però una minima parte, si tratta solo di riorganizzarsi e rispettare le indicazioni regionali. Per le altre, l’aspetto più problematico che si riscontra è quello relativo alla stesura di un contratto. In qauesto senso gli uffici di Confcommercio Vicenza hanno prediposto un contratto tipo da utilizzare da parte di tutti i pubblici esercizi associati che vogliono attivare il servizio. "Un “fac-simile” che ci darà una mano a velocizzare la ripartenza - afferma il presidente Baratto -: una dimostrazione in più di quanto sia importante poter contare sul supporto degli esperti della nostra Associazione, che in queste settimane hanno svolto un lavoro straordinario per chiarire le norme, dare supporto e portare nelle sedi opportune le rivendicazioni della categoria. Se oggi abbiamo ottenuto questo primo importante spiraglio il merito va a questa instancabile azione, oltre che all’attenzione al settore garantita dal presidente Luca Zaia”.
Al governatore del Veneto va anche il merito di saper tornare sui suoi passi: di fronte ad un’ordinanza, quella del 3 maggio scorso, che per il settore dei pubblici esercizi manteneva inspiegabilmente l’obbligatorietà della prenotazione per il cibo d’asporto (non prevista dalla norma nazionale) e di fronte all’immediata presa di posizione di Fipe-Confcommercio Veneto, Zaia ha corretto il tiro. Ora la prenotazione non è più obbligatoria e viene così tolto un vincolo che obbligava, anche chi si trovava già davanti al locale perché di passaggio, ad effettuare l’ordinazione con sistemi che dimostrassero l’avvenuta prenotazione. Per certi versi un’inutile complicazione che scoraggiava i clienti e che ora non esiste più.
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