Erano 1.011 nel 2017. Cinque anni dopo, a dicembre 2022, sono diventati 1.210. Un + 19,6 per cento che fa capire come anche il Vicentino sia interessato sempre più dal fenomeno delle locazioni turistiche in abitazioni private. I dati, che provengono da una elaborazione di Federalberghi nazionale sugli annunci presenti nella piattaforma Airbnb, pongono la necessità di una riflessione su come questo fenomeno stia interessando le città, anche a fronte di quanto sta accadendo nelle principali mete turistiche del Veneto, come Venezia e Verona, dove si vive una vera e propria emergenza, con centri storici che si svuotano di residenti per diventare a uso e consumo dei turisti. “Il turismo è una risorsa importante perché fa da volano anche al comparto del commercio – afferma Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenza -, ma è chiaro che, se questi flussi passano attraverso le forme di ospitalità professionali come alberghi o b&b, sono molto più generativi per il territorio, in termini di ricchezza prodotta e di lavoro garantito, rispetto al semplice affitto di un appartamento messo a disposizione da un privato. Senza contare – prosegue il presidente Piccolo - che togliere immobili dal mercato residenziale, soprattutto nei centri storici, crea un’erosione dell’offerta per chi cerca soluzioni abitative stabili. Inoltre, se nel cuore della città mancano residenti, anche il commercio ne risente, perché si perdono quelle merceologie che garantiscono la spesa quotidiana e si rischia un’omologazione dell’offerta”. Secondo i dati Federalberghi è Vicenza il comune con il maggior numero di annunci (328), seguito da Bassano del Grappa (109), mentre sull’Altopiano, mettendo assieme i comuni di Asiago, Gallio, Lusiana e Roana, gli annunci che erano presenti sul portale a dicembre 2022 erano 160.
Un primo passo, per far emergere il fenomeno, la Regione Veneto l’ha fatto, introducendo nel 2019 l’obbligo, per questo tipo di locazioni, di dotarsi di un Codice Identificativo che deve essere richiesto ed esposto, pena elevate sanzioni da parte degli organi di controllo. Ora all’orizzonte si vede la possibilità che venga approvato un Regolamento europeo sul settore. Da registrare, a tal proposito, l’impegno che il presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti sta mettendo sul tema così come, sempre in Regione, la proposta di legge statale in discussione nelle Commissioni del Consiglio regionale presentata dalla consigliera Elena Ostanel. “L’auspicio - afferma il presidente Piccolo - è che si arrivi quanto prima ad una norma che porti equilibrio al settore. Anche perché si tratta non solo di fare in modo che si applichi il principio “stesso mercato, stesse regole”, evitando una concorrenza sleale rispetto agli altri operatori, ma anche di preservare e tutelare i nostri centri storici, la loro attrattività per i residenti e la fruibilità da parte degli stessi, evitando fenomeni di degrado ed abbandono”.
Bisogna infatti sfatare il mito che questa tipologia di offerta turistica sia un modo di condividere l’esperienza con il proprietario. “Altro che sharing economy – aggiunge Oscar Zago, presidente provinciale di Federalberghi Confcommercio -: l’analisi compiuta dalla federazione nazionale sugli annunci pubblicati su questi portali ha rilevato che la maggior parte si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. E non si tratta nemmeno di attività occasionali, perché questi alloggi sono generalmente disponibili per oltre sei mesi all’anno. Non è vero, poi, che si tratti di forme integrative del reddito, ma sono attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio”: un aspetto confermato dai dati vicentini, dove sui 1.210 annunci a dicembre 2022, ben 705 erano pubblicati da host che gestivano più alloggi. Insomma, questa forma di ospitalità è giusto abbia gli stessi doveri degli operatori professionali del settore: “a cominciare dal pagamento delle imposte da parte dei grandi portali delle prenotazioni on line che operano in Italia, ma pagano le tasse all’estero”, conclude il presidente Zago.
Sul tema ha dovuto recentemente intervenire, anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che il 22 dicembre scorso ha pronunciato un’importante sentenza, confermando la legittimità della normativa italiana che obbliga i portali di prenotazione a operare una ritenuta del 21% sull’ammontare dei corrispettivi riscossi per conto delle locazioni non imprenditoriali e a trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai contratti di locazione conclusi tramite i portali stessi. In tema di tassazione, va ricordato inoltre che la Legge di Bilancio, proprio al fine di tutelare i consumatori e la concorrenza, ha previsto dal punto di vista del regime fiscale che l’attività di locazione sia svolta in forma imprenditoriale in caso di destinazione alla locazione breve di più di quattro appartamenti. Ora, come si diceva, è il momento di introdurre una regolamentazione più stringente ad un fenomeno che, soprattutto nelle principali mete turistiche, appare oramai fuori controllo.
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