Il mondo della ristorazione rappresentato da FIPE-Confcommercio, ha deciso di concentrarsi sul tema della comunicazione e delle sue conseguenze nell’Assemblea annuale tenutasi lo scorso 15 ottobre a Roma. Una scelta legata alla crescente difficoltà del settore a comunicare ed essere comunicato nella maniera più adeguata, con significative conseguenze che spesso si ripercuotono sul piano reputazionale.
“La ristorazione nella comunicazione. Valori, pregiudizi e strumentalizzazioni”, questo è stato il significativo titolo dell’Assemblea, aperta dal saluto di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia e proseguita con la relazione di Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe. A sviluppare il tema è stata poi una tavola rotonda, moderata dal giornalista Rai Federico Ruffo, a cui hanno preso parte Davide Oldani, chef e titolare del Ristorante D’O, Carlo Gorla, direttore Sviluppo Programmi Informazione di Mediaset, Davide Paolini, collaboratore de Il Sole 24 Ore, Ida Germano, titolare dell’Osteria del Cavolo, Veronica Ruggeri, conduttrice TV, Giuseppe Di Piazza, caporedattore Cronaca di Roma del Corriere della Sera, e Marco Mensurati, direttore del Gambero Rosso. Le conclusioni sono state affidate ai ministri Francesco Lollobrigida, Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, e Adolfo Urso, Imprese e Made in Italy.
Come ogni anno, l’Ufficio studi di FIPE ha scattato una fotografia che ci restituisce dati e numeri inediti sullo stato di salute della ristorazione e dei Pubblici Esercizi (consultabile QUI). Ciò che emerge è uno scenario in chiaroscuro: sebbene l’occupazione sia tornata ai livelli del 2019, il 60% degli imprenditori lamenta grosse difficoltà nel reperimento di personale. Nel trimestre in corso ne servono oltre 150 mila ma ci sono difficoltà a trovarle. Un problema che affonda le sue radici nella mancanza di candidati, con specifico riferimento al personale di sala, e che rischia di frenare il percorso positivo intrapreso, sul quale influisce anche il crescente aumento dei consumi fuori casa: sarà, infatti, di 89,6 miliardi di euro correnti la spesa prevista per il 2023, contro gli 83,5 miliardi del 2022. A prezzi costanti siamo, tuttavia, ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia.
La ristorazione continua ad essere fortemente attrattiva per l’imprenditoria femminile: l’incidenza media delle imprese guidate da donne è infatti del 21,4%. Anche tra i giovani il settore gode di particolare appeal: una impresa su dieci è amministrata da giovani under 35.
Se lo scenario emerso sottolinea una volta ancora la centralità dei Pubblici Esercizi e la rilevanza delle sue 334 mila imprese per l’economia nazionale, il dibattito che ha caratterizzato l’Assemblea ha messo a fuoco il rapporto ambivalente con i mezzi di informazione e comunicazione. Come ha sottolineato nella sua relazione il presidente di FIPE, Lino Enrico Stoppani, la ristorazione sconta un difetto di inquadratura da parte dei media e della stessa opinione pubblica, che tendono a mettere a fuoco solo gli aspetti più sensazionalistici, trascurando le componenti valoriali, sociali ed economiche. Cosi mentre si fa grande clamore sul cd. toastgate, poco si parla di imprese, valore aggiunto e occupazione.
L’Assemblea ha avuto dunque l’obiettivo di mettere in luce la necessità di promuovere un nuovo approccio alla comunicazione che coinvolga tanto gli operatori, quanto i professionisti della comunicazione, per stimolare un dibattito scevro da stereotipi e pregiudizi.
“Il settore oggi ha un’esposizione mediatica sempre più marcata al punto che possiamo ben dire che nessun settore è più comunicato del nostro. Se questo porta con sé evidenti benefici in termini di attenzione da parte dell’opinione pubblica è altrettanto vero che nasconde anche molte insidie - ha dichiarato Lino Enrico Stoppani -. Lo storytelling sulla ristorazione si ferma solo al primo livello di spettacolarizzazione, accendendo i riflettori sulla parte più “narcisistica” di imprenditori e consumatori o facendo prevalere gli aspetti sensazionalistici sul merito, con una distorsione della realtà, che offusca l’impegno, il sacrificio e i valori di un settore complesso e articolato, che sulla reputazione costruisce la propria esistenza”.
Venendo ai temi più generali, il presidente nazionale di Fipe ha osservato che "dopo la pandemia sicuramente il settore è migliorato anche se abbiamo vecchi e nuovi problemi da gestire. I vecchi problemi sono legati all'attrattività del settore e alla carenza di personale, oltre ai problemi di liquidità e di gestione amministrativa delle imprese, che presentano criticità anche legate all'inflazione". "I nuovi problemi - ha proseguito il presidente Fipe - sono legati soprattutto ai fatti di contesto, con queste crisi internazionali che trasferiscono criticità anche sul nostro Paese, in particolare sul mondo della convivialità, del fuori casa. E comunque stiamo cercando di recuperare i danni e le ferite dei difficili momenti della crisi pandemica". "Quello di cui ha bisogno il settore - ha aggiunto Stoppani - come il resto del Paese, è un po' di stabilità anche di carattere politico, di incentivi per investire sulla crescita di questo Paese''. ''È chiaro che tutte queste aspettative sono condizionate da una parte dai vincoli di bilancio pubblico, sottoposto alle pressioni internazionali sul debito pubblico, dall'altra dalla finanza pubblica aggravata dal rialzo dei tassi di interesse. Servirebbero delle politiche più mirate legate in questa fase ai temi del lavoro, con la difficoltà a rinnovare i contratti collettivi nazionali, come il nostro che è scaduto da più di due anni. Ci vuole forse qualche attenzione in più alla detassazione degli aumenti contributivi. Servono interventi più strutturali, di indirizzo verso le tematiche del lavoro in un settore come il nostro che fa del servizio l'elemento premiante''. Sulla questione della carenza di personale, il presidente della Fipe ha poi evidenziato che "sicuramente il nostro settore sconta un fattore reputazionale, perché viene visto solo sulla superficie senza andare in profondità. Dietro queste attività ci sono certamente i cosiddetti lavoretti, ma che hanno consentito a molti giovani di finanziarsi gli studi, di avere delle prospettive".
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