C’era anche il presidente di Fipe – Confcommercio Vicenza Gianluca Baratto, assieme ad alcuni consiglieri dell’Associazione e una quarantina di operatori della provincia, a rappresentare le oltre 4.000 imprese beriche del settore alla manifestazione che si è tenuta mercoledì 28 ottobre in piazza Bra a Verona. La città scaligera era, infatti, una delle due sedi venete (assieme a Venezia) della mobilitazione organizzata da Fipe Confcommercio nazionale, la principale organizzazione del settore dei pubblici esercizi (bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie), discoteche e società di catering.
“Eravamo in tanti, provenienti da tutta la regione – afferma il presidente Gianluca Baratto - e il messaggio è stato chiaro: lasciateci lavorare, perché non siamo degli untori e lo dimostra il fatto che non c’è alcuna evidenza scientifica che l’impennata dei contagi sia anche in minima parte correlata all’attività di bar e ristoranti”. Un messaggio, questo, che viene costantemente ribadito nelle piazze in questi giorni e che il presidente Baratto ha portato anche nella stessa serata, assieme al presidente della Delegazione Confcommercio di Vicenza Nicola Piccolo, alla manifestazione organizzata dai titolari di pubblici esercizi e commercianti della città, in piazza dei Signori.
“Noi imprenditori non dovremmo essere obbligati a scendere in piazza, visto che siamo un “motore” per il Paese e contribuiamo a garantire ricchezza e occupazione. Se lo facciamo – continua il presidente Baratto – significa che questa situazione ci esaspera. Riteniamo i provvedimenti adottati dal Governo punitivi, disarticolati e figli di mancate decisioni che dovevano essere prese per tempo - come quelle sulla mobilità - oltre che del mancato controllo preventivo. Si doveva trovare un altro modo per far fronte all’emergenza sanitaria senza far sprofondare interi settori e decine di migliaia di famiglie che ci lavorano, in un’irrecuperabile emergenza economica. Questo Dpcm va cambiato, oppure va lasciata alle Regioni la facoltà di decidere in base alla situazione del territorio”.
Una prima risposta, però, da Roma è arrivata, con l’adozione del “Decreto Ristori”. “Il pressing di Confcommercio e Fipe nazionale ha certamente consentito di avere una risposta veloce sul fronte dei provvedimenti mirati a concedere indennizzi a chi sta subendo i danni dal Dpcm – è il commento del presidente Baratto -, ma bisogna mettere queste decisioni alla prova dei fatti e vedere se l’intervento sarà realmente immediato e sufficiente: abbiamo già vissuto sulla nostra pelle ritardi e paletti burocratici che ora sarebbero ancor più intollerabili. La verità è che noi imprenditori vogliamo semplicemente lavorare, in piena sicurezza, rispettando, come abbiamo fatto fino a domenica scorsa, i protocolli che ci erano stati forniti a tutela della salute dei clienti e dei dipendenti. Senza certezze sul futuro – conclude il presidente di Fipe Confcommercio Vicenza - i contributi a fondo perduto rischiano solo di prolungare un'agonia di alcune settimane per poi arrivare alla chiusura definitiva dei locali, con i dipendenti che, finita la cassa integrazione, potrebbero ritrovarsi senza un lavoro. Noi faremo di tutto per scongiurare questo scenario, ma senza un cambio di rotta per quanto riguarda i limiti degli orari introdotti da questo Dpcm il rischio è davvero alto”.
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